Il rapporto tra il gruppo dei formalisti russi e il cinema si fondava su una estensione del metodo formale dal campo letterario a quello cinematografico, creando così le basi per una teoria linguistica del cinema che partisse dai concetti propriamente semiotici. Sklovskij (1893-1984) fu tra i formalisti uno dei più attenti al cinema collaborando anche in qualità di sceneggiatore con registi come Room o Barnet. A partire dalla raccolta di saggi "La teoria della prosa" (1925) Sklovskij elabora una teoria delle funzioni narrative e poetiche, indaga sui meccanismi di "produzione" dell'intreccio e sui dispositivi del testo. Durante quegli anni, riprendendo, anche dopo un "ripensamento" critico avvenuto negli anni 30, scrive un saggio su Cbaplin e Poetika kino in collaborazione con Tynjanov e Ejchenbaum. Continuando la sua riflessione sui rapporti tra forma e tempo, tra generi e funzioni dell'intreccio, Sklovskij terrà il cinema sempre presente come campo di analisi testuale, come universo particolare in cui si dispiega la forma del racconto.
Da Edoardo Bruno, Film. Antologia del pensiero critico, Bulzoni Editore, Roma, 1997