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Rassegna stampa di Billy Wilder

Billy Wilder è un attore polacco, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 22 giugno 1906 a Sucha (Polonia) ed è morto il 27 marzo 2002 all'età di 95 anni a Los Angeles, California (USA).

EMANUELA MARTINI
Il Sole-24 Ore

È morto, a novantasei anni, poco prima di Pasqua, nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28. Chaplin morì a Natale, con tempismo ancora più deciso. I grandi sanno persino qual è il momento esatto per andarsene. Tre giorni prima, avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia dell’Oscar, ma aveva rifiutato di presentarsi in carrozzella davanti a tutto l’establishment hollywoodiano, magari ancora un pòastioso nei confronti dell’austriaco sbarcato a Los Angeles nel 1934, pungente, cattivo, irredimibile, dalle prime sceneggiature per Lubitsch e Leisen agli ultimi dei ventisei film diretti, almeno due dei quali feroci proprio nei confronti del mondo del cinema e dei suoi falsi miti: Viale del tramonto (1950), vero prontuario della decandenza e del cinismo di Hollywood, e Fedora (1978), che avvolge ogni illusione in un sudario di menzogne cadenti: "A Hollywood - ha detto una volta - non seppelliamo i nostri morti. Continuano a puzzare. Puzzeranno la settimana prossima a Cincinnati, a Londra e a Parigi, ed entro due anni puzzeranno alla televisione". Fa un po’ effetto raccontare in termini cupi l’autore che ha fatto della commedia un’arte; ma forse Billy Wilder era un grande tragico che ribaltava in chiave leggera la struttura narrativa dei suoi drammi. Infatti (a parte i veri drammi che ha realizzato, dalla storia dell’alcolizzato di Giorni perduti a quella della fuga dal campo di concentramento nazista di Stalag 17, dal noir "fondante" La fiamma del peccato alla preveggente condanna dei mass media L’asso nella manica), molte delle sue commedie più travolgenti partono da uno spunto drammatico o addirittura violento. Il massacro del giorno di San Valentino in A qualcuno piace caldo ("Occorre qualcosa di veramente violento perché dei giovanotti si travestano da donna" ha detto. "E per rendere verosimile il fatto che quando incontrano Marilyn non si spoglino dicendo: "Guarda! Sono un uomo!""), l’esecuzione di un probabile innocente in Prima pagina, una brutta truffa in Non per soldi... ma per denaro, un doppio decesso in Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?, un tentato suicidio in Buddy Buddy. In Wilder, il paradosso, l’eccesso del dramma incontrano quelli della commedia, non per stemperarsi in essa, ma se mai per farsi ancora più incalzanti e per scoprire attraverso la lente di un’autoironia implacabile la loro passeggera futilità. In Wilder, comunque, la vita continua, rimescolando le carte degli incontri e degli equivoci, lasciando sempre aperto uno spiraglio alla ripetizione del caos. In questo senso, i suoi finali, hollywoodianamente lieti, non sono mai hollywoodianamente concilianti, primo fra tutti lo "scandaloso" "Nessuno è perfetto" che chiude in gloria (un matrimonio?) il fidanzamento tra Jack Lemmon e Joe E. Brown in A qualcuno piace caldo, solo il più esplicito e ilare tra i tanti ribaltamenti della morale comune dai quali Wilder partiva.

SERGIO DONATI

Billy Wilder (non faccio name dropping, il venerato grandissimo maestro mi onora effettivamente e da quasi vent'anni della sua corrosiva benevolenza: ogni qualche mese gli telefono la mia affettuosa devozione e lui regolarmente la prima cosa che dice è “no, my friend, non sono ancora morto”) – Wilder dicevo ha girato in Italia nei primi anni 70 un film intitolato Avanti! (qui chiamato mi pare “Che è successo fra mio padre e tua madre” o qualcosa del genere).

FERNALDO DI GIAMMATTEO

Sarcastico, tetro, irridente, mostruosamente abile nella costruzione drammatica; trasporta dalla vecchia Europa - lui figlio ebreo, dunque un po' emarginato, dell'impero asburgico - alla puritana America le tensioni sessuali che il suo concittadino Freud aveva cominciato a indagare scientificamente. Il padre è albergatore, vorrebbe che il giovane studiasse, ma il giovane s'imbarca nel giornalismo, poi nel cinema, in Germania e in Francia, alla fine a Hollywood per sfuggire a Hitler (non vi sfuggirà la madre, uccisa con parte della famiglia in un lager). Collabora con Lubitsch, si allea con lo sceneggiatore - produttore Charles Brackett e inaugura, dopo molta farne, la prima fase della sua ricchissima carriera, quella che accanto a pungenti commedie (Frutto proibito, 1942; Scandalo internazionale, 1948) allinea crudeli ritratti dell'avidità e della infelicità umana: il «nero» chandleriano La fiamma del peccato (1944), con una eccellente Barbara Stanwyck, il dramma della dipsomania Giorni perduti (1945), che riceve l'Oscar, la decadenza, la passione, il delitto e la follia di una diva del muto travolta dalla smania di «risorgere», nell'angoscioso Viale del tramonto (1950) cui fornisce dolore autentico e autobiografico Gloria Swanson.

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