«L’uomo politico che stimo di più? Don Ciotti. Sarebbe un grande sindaco per Torino. Quelli che mi piacciono meno? I tipi che fanno vita mondana. Ho perso fiducia anche in Gianfranco Fini; una volta lo vedevo impegnato dentro il suo partito, oggi rischia di utilizzare l’arroganza del potere. Sono nato comunista e adesso mi sento, trenta anni dopo, un individualista. Penso che soltanto le persone, una per una, possano trasmettere le emozioni e la forza che servono alla politica per andare avanti, per non rassegnarsi, per non cedere alla mediocrità e rinunciare ai sogni. Non credo più all’idea di organizzazione di massa, ai grandi gruppi collettivi che si muovono con gli slogan: il terrorismo ha ucciso per sempre, negli anni Settanta, la forza dei movimenti spontanei promossi dagli operai e dagli studenti. [...] »