Curiosando in libreria m'é capitato tra le mani un volumetto edito da Sellerio: “Sotto le stelle del '44”. L'autore è Steno, e cioè Stefano Vanzina, e cioè ancora un regista con il quale e per il quale ho scritto quattro film il che significa molti mesi trascorsi assieme, qualche baruffa creativa, tante cose imparate, un'amicizia troppo presto interrotta, nell'88, quando se n'é andato. Si tratta di un piccolo diario, ritrovato fra le sue carte, come si suole fastidiosamente dire, dai familiari.
Intercalato da ritagli di titoli di giornale (storici o semplicemente singolari) e da suoi articoletti scritti per fogli umoristici, “Sotto le stelle del '44” fa la cronaca di tre mesi, dall'agosto all'ottobre di quell'anno. In una Roma da poco “liberata”, che ha per confini il Caffé Greco, l'Aragno, Via Veneto e Nino a via Borgognona, in un suo minuzioso annotare quotidiano, Steno fa senza saperlo un ritratto affascinante del brodo primordiale dal quale di lì a poco uscirà un grande cinema italiano.
Ed è un'emozione da personaggio di Ritorno al Futuro sfogliare questo diario sapendo già chi poi è diventato Dino...sauro e chi è rimasto rospo. Mi pare una lettura di grande interesse anche, e forse soprattutto, per chi non è addetto ai lavori.
Steno è un cronista di tagliente intelligenza – e mi sembra di risentire la sua cupa, ironica tonalità baritonale (che stupiva sempre uscendo da quel corpo d'uccellino) in certi giudizi, idee, lampi d'immaginazione: “É una di quelle persone che dicono “io”, “la mia idea”, varie volte in mezz'ora, e che ti danno un dolore quando ti accorgi che su una cosa la pensano come te”. “Caravaggio in pittura è come Wallace Beery fra gli attori: un formidabile gigione, ma che t'incatena e ti fa applaudire...Raffaello continua a mostrarsi per quello che è: come una di quelle persone tanto intelligenti che non dicono mai nulla d'intelligente”. “Ricordarmi come argomento descrittivo del momento: Registi Disoccupati.
(Caffé in cucina, martedì mi finiscono i soldi, vendita di scarpe per avere scatolette, intanto sei seduto su una poltrona che è servita ne La Cena delle Beffe)”.
Tullio Kezich, uno dei pochi critici che stimo, oltre a curare il volumetto vi ha allegato un nutrito “Alfabetiere del Diario Futile”, che è un gustoso baedeker di persone, giornali e fatterelli indispensabile per orientarsi, a mezzo secolo di distanza, in quel momento di storia spicciola.
Momento che è remoto, eppure ha curiose assonanze con quello che viviamo: la caduta di un regime ma con i furbi inamovibili che già sgomitano per rientrare, la vaga preoccupazione per l'oggi e il non saper bene cosa fare per il domani.
Beh, spero di avervi messo voglia.
A me l'unica cosa che non è piaciuta molto è il titolo.
Anche a Kezich, credo, dal momento che ci tiene a precisare che l'hanno scelto i figli.
No comment, và: Steno le battute troppo facili me l'ha sempre bocciate...