Hou Xiaoxian (scritto anche Hou Hsiaohsien) lavora sul tema della memoria, ama il mondo rurale, privilegia fin dai primi film il piano sequenza e le lunghe scene, compone da perfezionista ogni sguardo della macchina da presa come quadro e come palcoscenico, dà spazio al vuoto, al tempo, al silenzio. Hou si impone come raffinato artista della nostalgia e della perdita, prima con In vacanza dal nonno (1984), Le passate cose dell’infanzia (1985) e Ripercorrendo con nostalgía il cammino della vita (1987), delicati e affettuosi racconti di bambini e adolescenti in ambientazione rurale, poi con quell’affresco storico e familiare che è Città dolente, impasto linguistico di mandarino, taiwanese, shangaiese e giapponese, Leone d’oro a Venezia nel 1989. E ancora sono i ricordi del burattinaio Li, nel metaforico e fatalistico il maestro di marionette (1993), a raccontare 45 anni di occupazione giapponese. I film più recenti di Hou, l’erratico Goodbye South Goodbye (1996), il sontuoso e fluttuante Fiori di Shanghai (1998), l’enigmatico Millennium Mambo 2001), si lasciano andare più all’osservazione di ciò che manca, che non alla narrazione di ciò che accade. Hou è sempre più attratto dall’immobilità e dallo svuotamento di ogni situazione: le dilatazioni e le ellissi sono diventate la cifra del suo cinema (troppo occidentale?, troppo “da festival“?). Il metropolitano
Da Film Tv, n. 25, 2004