FERNALDO DI GIAMMATTEO
L'importanza di questo polacco con la vocazione dell'esule è, forse, destinata ad affievolirsi nel corso del tempo. Più che l'eccellenza della sua opera - frammentaria e curiosa, premiata più volte - vale con ogni probabilità l'esperienza di un cineasta a cavallo fra due culture, due mondi, due morali, due storie politiche. Narratore, poeta, batterista jazz, pugile dilettante, Skolimowski è un inquieto che, a Varsavia prima e poi alla scuola di cinema di Lódz, cerca di uscire dal guscio. Andrzej Wajda lo aiuta. Esordisce appena può, parlando indirettamente dei suoi guai di giovane figlio del comunismo, e descrive la vigilia della partenza di un coscritto per il reggimento: ne vien fuori un grazioso filmetto, che ha successo fuori della Polonia (Segni particolari, nessuno, 1965).
Due anni dopo è già all'estero per un film da girare in Belgio II vergine (1967), - titolo idiota per tradurre l'originale Le départ - che gli assicura l'Orso d'oro al festival di Berlino: le aspirazioni, i sogni, le disattenzioni, gli errori e la scoperta dell'amore, in un ragazzo che ha la faccia attonita e la timidezza di Jean-Pierre Léaud. Torna in Polonia, incappa nella censura che gli blocca un film controcorrente, riemigra, prima in Cecoslovacchia, poi in Italia, infine in Gran Bretagna, dove realizza tre film di notevole valore, e ciascuno a suo modo significativo dell'anima infelice, divisa in due, che è della gioventù orientale (e, in parte, anche di quella occidentale): La ragazza del bagno pubblico (1970), il tragico amore di un adolescente; L'australiano (1978), una storia di magia e di follia ambientata fra gli aborigeni degli antipodi, vincitrice del festival di Cannes; Moonlighting (1982), una vicenda di lavoro nero eseguito da quattro polacchi giunti clandestinamente in Inghilterra.
Non abbastanza «autore» da imporre le proprie idee e non abbastanza duttile per servire professionalmente l'industria, si barcamena tra film anonimi (The Lightship - La nave faro,1985) e deludenti tentativi di riscattarsi con la raffinatezza formale (Acque di primavera, 1989).
Fernaldo di Giammatteo, Dizionario del cinema. Cento grandi registi,
Roma, Newton Compton, 1995