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Rassegna stampa di Chris Wedge

Chris Wedge (Christian Wedge) è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, è nato il 20 marzo 1958 a Binghamton, New York (USA). Chris Wedge ha oggi 66 anni ed è del segno zodiacale Pesci.

CRISTINA TAGLIABUE
Il Sole-24 Ore

Americano fino all’osso, Chris Wedge è il papà dell’animazione su grande schermo. A vederlo è un ragazzotto un po’ cresciuto. È il perfetto connubio trail nerd di SiiconValley e lo “sballato-calcolato” di Chelsea, il quartiere degli artisti della Grande Mela. Classe 1958, a quasi cinquant’anni ha alle spalle la storia del ‘Computer Graphics’. E tuttavia, nel suo ultimo film, Robots, sembra che questo mondo di tecnologia proprio non lo convinca... La trama è semplice, quanto la tratteggiatura “magrittiana” dei personaggi: un robottino povero e geniale cresce con i pezzi” dimessi dai cugini, e lotta per conquistare il diritto a un futuro migliore: «Sì, ma mentre tutti vogliono sostituzioni nuove di zecca, Rodney, il protagonista, non cerca la novità. Cerca il ricordo, vuole aggiustare le cose che non vanno, non cambarle - incalza Wedge -.Il film in realtà è contro la commercializzazione estrema, sia della tecnologia, sia delle merci in generale. Contro il consumo a tutti i costi, e contro una civiltà che ci porta a buttare via tutto, anche quello che appena un attimo prima aveva un valore».Caro Wedge, ma tutti questi valori non sono forse quelli dell’America Oggi... «I consumi non portano a una vita migliore. Credo che questo l’abbiano capito tutti, americani ed europei. La ricerca dell’identità deve passare per altre vie...». Certo. E Chris Wedge la sua ricerca l’ha fatta passare dai sogni. E dai desideri: «Disegnare personaggi come quelli di Robots o L’era glaciale (altro suo capolavoro, e supersuccesso ai botteghini) è avere un’idea del mondo, e perseguirla. È da 25 anni che faccio questo lavoro. Ho iniziato con le ‘stop-motion”, poi sono passato all’animazione di film come Tron di Disney. Nel 1998 ho provato a realizzare un cortometraggio con una tecnologia ai tempi molto all’avanguardia, che permetteva di ricreare la luce naturale in digitale. Ed è successo che ho vinto un Oscar. Si chiamava Bunny. Da allora, ho continuato su questa strada: idee e sperimentazione». Sì, ma anche prima dell’Oscar, Wedge mica stava con le mani in mano. Supervisore creativo di Alien - La Clonazione, Star Trek - L’insurrezione. Insomma, tutti cult movie per gli appassionati di fantascienza. «E sempre del 1998 il mio passo più impegnativo. E cioè vendere la mia “neonata” casa di produzione - la BlueSky Videos di New York - alla 20 Century Fox. Ciononostante, ho continuato a lavorare con le stesse persone, e tuttora sono Vice President della compagnia. Ho impiegato troppo a creare un team affiatato per lasciarlo andare via così... Il successo dei miei film è tutto lì, nelle persone che ci hanno sempre lavorato». Già, il gruppo,dice Wedge: «Fare animazione è impegnativo, implica mesi di produzione su uno stesso character, uno studio ossessivo su ogni singolo-falso-movimento. Molto più laborioso, per gli sviluppatori, creare azioni perfette su computer che per me plasmare reazioni di eventuali attori. Se non lavori con persone con le quali ti intendi all’istante, è difficile far quadrare il cerchio. E ogni volta rispiegare tutto da capo...». Abbiamo chiesto a Wedge quali siano le professionalità e il “momento chiave” nella digital animation: «La definizione grafica dei personaggi, che si fa insieme al direttore creativo, e la costruzione della storia - ci risponde-. La fase pre-film è quella più importante, insieme alla scelta delle voci. Un passaggio delicato e divertente, che non avviene al termine del girato, ma all’inizio. Perché le movenze stesse dei protagonisti animati potrebbero occhieggiare al personaggio che regala loro le parole...». Nel caso di Robots, l’espressione del protagonista era quella di Ewan McGregor, giovane e talentuoso attore. Protagonista, tra gli altri, di Moulin Rouge e Star Wars. In Italia è stato barbaramente sostituito da Dj Francesco, che ora non si chiama più Dj. «Ho fatturato milioni di dollari, con i miei film. E ogni volta ci metto anni nel definirli, fin nei dettagli - dice Wedge -». Personaggio interessante. Quasi un poeta dell’animato. Se questo strano mix tra “anima” e imprenditoria” esiste, ed è plausibile.

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