•  
  •  
  •  
Apri le opzioni

Rassegna stampa di Jean Renoir

Jean Renoir è un attore francese, regista, scrittore, sceneggiatore, è nato il 15 settembre 1894 a Parigi (Francia) ed è morto il 12 febbraio 1979 all'età di 84 anni a Los Angeles, California (USA).

GIANNI RONDOLINO
MYmovies.it

Secondogenito del grande pittore Pierre-Auguste, passò l'infanzia nell'ambiente artistico e bohémien della casa paterna, formandosi una preziosa cultura artistica e pittorica. Nel 1924 dirige il suo primo film, La ragazza dell'acqua (La fille de Jean), che era poco più d'una prova tecnica. Ma due anni dopo, con Nanà, tratto dal romanzo omonimo di Émile Zola, si afferma regista di grandi possibilità. Nel 1928 dirige La piccola fiammiferaia (La petite marchande d'allumettes), che denota una personalità artistica ancora in cerca d'una propria poetica. Fu solo con La cagna (La chienne, 1931), un forte dramma passionale, e con il successivo Boudu salvato dalle acque (1932), una feroce satira antiborghese, che elabora una sorta di realismo critico, che sarà la sua più vera matrice artistica. Sono gli anni che preannunciano il Fronte popolare: Renoir si trova in certo senso al centro del rinnovamento democratico dell'arte e della cultura, e cerca, sia pure attingendo ancora alle fonti tradizionali della letteratura francese, di dare della realtà umana e sociale della Francia degli anni Trenta una visione critica e personale. Dopo un interessante e stilisticamente nuovo La notte ai crocevia (1932), tratto da un romanzo di Georges Simenon, e una corretta traduzione visiva di Madame Bovary (1934), da Flaubert, realizza nel 1935 un film che anticipa modi, temi e forme di quello che sarà dieci anni dopo il neorealismo cinematografico italiano. Si tratta di Toni, basato su documenti tratti da una inchiesta giudiziaria condotta nell'ambiente degli immigrati nella Francia meridionale, che, nei limiti narrativi d'un dramma della gelosia, riesce a rappresentare una realtà umana e sociale in termini nuovi, utilizzando moduli stilistici, nella recitazione, nelle riprese e nel montaggio, che costituirono una vera e propria innovazione nel cinema francese di quegli anni. Il film è il primo di una serie di opere dichiaratamente impegnate, in cui Renoir, sempre più vicino ai gruppi della sinistra politica e culturale, fa un chiaro discorso critico, pur non rinunciando alla elaborazione personale del materiale artistico e alle componenti più genuine della sua poetica, sempre in bilico fra realismo e impressionismo, fra naturalismo e romanticismo. Anzi, in quello stesso periodo, realizza Una gita in campagna (1936), da Maupassant, rimasto purtroppo incompiuto, che riconferma non soltanto le sue grandi doti di narratore e di descrittore d'ambienti, ma anche il suo gusto per la letteratura tardoromantica e per la cultura dell'impressionismo. Sempre nel 1936 dirige Il delitto del signor Lange , un film di chiara ispirazione comunistica e di forte spirito antiborghese e anticlericale; il mediometraggio La vita è per noi , di propaganda politica in favore del Fronte popolare; Les bas-fonds (Verso la vita), libero adattamento dell'omonimo lavoro di Gorkij. L'anno dopo è la volta de La grande illusione, da molti considerato il capolavoro del regista, in cui l'antimilitarismo, il pacifismo, lo spirito democratico, il populismo romantico e un'ispirazione chiaramente socialista si fondono in un'unità narrativa e spettacolare di grande efficacia poetica. Nel 1938 La Marsigliese e L'angelo del male proseguono il discorso iniziato con Toni su due linee di sviluppo apparentemente divergenti, ma in realtà connesse l'una all'altra da un medesimo intento culturale. Il primo descrive alcuni episodi salienti della Rivoluzione Francese dall'angolo visuale del popolo, con risultati espressivi a volte straordinari; il secondo prende lo spunto dell'omonimo romanzo di Zola, per tracciare un forte ritratto di proletariato. Nel 1939, alle soglie della seconda guerra mondiale, Renoir realizza quello che può essere definito il suo canto del cigno, La regola del gioco, in cui le notazioni antiborghesi sparse nei suoi film precedenti trovano una compiuta rappresentazione drammatica, all'interno di una struttura poetica che anticipa, più e meglio di Toni, i moduli e le forme di gran parte del cinema degli anni '50 e '60. Con quest'opera termina la stagione migliore e più ricca di frutti della carriera artistica del grande regista, e comincia un lungo periodo di crisi espressiva che si concluderà parecchi anni dopo, nella ritrovata calma della contemplazione e della memoria. Interrotte le riprese di una Tosca, iniziata in Italia nel 1940, e trasferitosi l'anno successivo negli Stati Uniti, egli realizzò alcuni film di non grande valore. Tuttavia, tra le opere girate in America, una segnalazione merita L'uomo del Sud (1945), che si richiama, nel tema e nello stile, a Toni. Ritornato in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, e ormai su posizioni estetiche, culturali e ideologiche alquanto lontane dai problemi umani, politici e sociali d'una Europa uscita dilaniata dalla guerra e avviata verso una profonda trasformazione del costume, Renoir si indirizzò verso esperienze in gran parte nuove, se confrontate con la maggior parte della sua opera d'anteguerra. Così Il fiume, girato in India nel 1949, è un film che affronta in maniera certamente originale e ispirata taluni problemi della civiltà indiana, ma si pone su un piano assai distaccato, quasi di contemplazione, molto differente dal realismo critico renoiriano degli anni Trenta. Discorso analogo va fatto per i film successivi, da La carrozza d'oro, girato in Italia nel 1952, a French cancan (1955) e a Eliana e gli uomini (1956), che ricostruiscono, con un gusto sottile e raffinato, ma anche con una certa stanchezza espressiva, il mondo del teatro, dei caffè-concerti e dell'aristocrazia dei tempi passati. La satira e l'ironia si stemperano nell'innocuo piacere senile delle ricordanze e dei primi amori, così come in Le strane licenze del caporale Dupont (1962) l'antimilitarismo e il pacifismo si fanno materia di tenue comicità. Più interessanti, soprattutto da un punto di vista tecnico-espressivo, parvero Il testamento del mostro (1959) e Picnic alla francese (1959), realizzati con tecnica prettamente televisiva, cioè facendo uso di parecchie cinecamere contemporaneamente e d'un montaggio selettivo a posteriori. Film di laboratorio, se si vuole, sebbene tutt'altro che privi d'un messaggio poetico e ideologico, chiari esempi d'una operosità artistica ancora vivace e fertile. Considerato a buon diritto uno dei più importanti registi del cinema francese, maestro indiscusso della nuova generazione dei cineasti raggruppati sotto l'etichetta della nouvelle vague, autore di alcuni film che sono tra i più significativi della storia del cinema, Renoir è stato, soprattutto nel decennio 1930-39, uno dei maggiori rappresentanti d'un'arte e d'una cultura strettamente legate alle istanze ideologiche e politiche d'una società in trasformazione, ricca di fermenti nuovi e rivoluzionari.

PIETRO BIANCHI

Gli ultimi tre film di Jean Renoir (che sono, si badi bene, tre «technicolor»), Il fiume, La carrozza d'oro, French can-can, mostrano chiaramente il desiderio del regista di staccarsi dai lavori densi, problematici, dialetticamente impegnati, del periodo che va dal 1930 alla sua partenza per Hollywood. Tra Il fiume e La bête humaine, tra La grande illusione e La carrozza d'oro, tra La regola del giuoco e French can-can c'è un abisso. Renoir ha saputo invecchiare; forse deluso dai risultati dell'enorme urto di forze che ha insanguinato l'Europa, Renoir vede ormai le cose dal punto di vista di chi, coricato su una collina in fiore, contempla il grottesco rincorrersi di certi ciclisti nella strada del falsopiano. È questa nuova serenità, questo diverso gusto della vita, questa improvvisa felicità «malgrado» e «contro»le cose cattive, questo ritorno al peccato originale che in-fondono nuove forze all'autore di due o tre puri capolavori. Si può dire, in un certo senso, che sia Il fiume come La carrozza d'oro, film intelligenti ma difettosi, hanno preparato il pieno successo di French can-can.
L'adesione dello spettatore delicato a French can-can può mettere addirittura in sospetto chi ami il ricordo del Renoir per così dire «front populaire», il, Renoir della Grande illusione e de La bête humaine. Allora il regista pareva iscriversi in una certa tradizione francese di ribellismo: zaffate fine di secolo erano presenti in questo regista moderno. Anche certi film sbagliati erano rivelatori: basta ricordare Verso la vita (1936), tolto da «L'albergo dei poveri» di Massimo Gorki, nel quale, come fu osservato, tutto era francese, gusto, chiarezza, intelligenza, mentre lo spettatore era tenuto a ricordare che tutto «doveva» essere russo. Per un po', allora, Renoir credette di essere nella linea dell'ineluttabile marcia in avanti delle classi diseredate lasciandosi trascinare in quel vago sentimentalismo da «siamo tutti fratelli» che caratterizza quegli anni tra tutti stravaganti. Dei quali si può dare il giudizio più difforme senza dimenticare tuttavia che furono propizi alla nascita delle opere più interessanti del nostro: La grande illusione, La partie de campagne (interrotto), il già ricordato La bête humaine, che venne in Italia con il grottesco titolo L'angelo del male, e infine La regola del giuoco (1939), curiosissimo film, da molti annoverato fra i capolavori e che ci lasciò interdetti al Festival veneziano del 1947. Ci asteniamo dal darne un giudizio confessandoci bisognosi di una seconda lettura.

FRANçOIS TRUFFAUT

Non è il risultato di un sondaggio, ma un sentimento personale: Jean Renoir è il più grande cineasta del mondo. Questo sentimento personale sono molti altri cineasti a provarlo e, d’altronde, Jean Renoir non è forse il cineasta dei sentimenti personali?
L’abituale divisione dei film in drammi e commedie non ha senso se si pensa a quelli di Jean Renoir che sono tutti commedie drammatiche. Alcuni cineasti pensano, mentre lavorano, di dover mettersi nei panni del produttore, altri nei panni del pubblico. Jean Renoir dà sempre l’impressione di essersi messo nei panni dei suoi personaggi ed é per questo che ha potuto offrire a Jean Gabin, Marcel Dalio, Julien Carette, Louis Jouvet, Pierre Renoir, Jules Berry, Michel Simon, i loro ruoli più belli, per non parlare poi di molte attrici alle quali riserveremo la parte finale di questa presentazione nello stesso modo con cui si riserva il meglio per il dessert.

FERNALDO DI GIAMMATTEO

Affannato, incostante, confusionario e generoso, questo artista figlio di artista (è il secondogenito di Auguste Renoir), valoroso combattente nella prima guerra mondiale, ceramista nel dopoguerra in attesa di scoprire la sua vera vocazione, è una delle glorie più autentiche del cinema francese. Sposa la giovanissima vedova del padre (la modella Catherine Hessling), la dirige in alcuni film che passano inosservati. Deve attendere il sonoro, e la collaborazione di un attore bizzarro come Michel Simon, per trovare un suo mondo espressivo: prima con La chienne (1931), robusto dramma di ambiente popolare, poi con la sarcastica commedia Boudu sauvé des eaux (1932). Oscillando fra molte tentazioni, insiste con gli ambienti proletari per un dramma di immigrati italiani a Marsiglia (Toni, 1934), in cui qualcuno ha visto preannunci di neorealismo, per una formicolante rappresentazione della vita delle classi popolari (II delitto del signor Lange,1935) e, addirittura, per un film di propaganda comunista in occasione del «Front populaire» (La vie est à nous, 1936), ma affronta anche un tema come l'antimilitarismo trattandolo con un rispetto umano che gli permette di afferrare la verità dei sentimenti perorando la causa della pace senza retorica, in un film tra i suoi più luminosi (La grande illusione, 1937) e non esita a dar spazio, come altre volte ha fatto, alle sue inclinazioni letterarie con un film di notevole complessità psicologica (L'angelo del male, 1938, da La béte humaine di Zola). In un film storico come La Marsigliese (1937) non trova pane per i suoi denti, ma si riscatta splendidamente, due anni dopo, con La regola del gioco, ritratto feroce di una società borghese analizzata da uno che si diverte a denunciare le colpe dei suoi simili.

Vai alla home di MYmovies.it »
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | Serie TV | Dvd | Stasera in Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | TROVASTREAMING
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati