Nelo Risi ha tutte le carte in regola per tentare l'esperimento. Accanto all'attività di poeta e scrittore, già negli anni Cinquanta ha lavorato come documentarista con un protagonista del documentarismo americano, Richard Leacock, per poi realizzare alcuni cortometraggi di notevole intensità. Il film d'esordio Andremo in città (1966) affronta con estremo pudore, ponendosi quasi in una dimensione di favola, il tema della deportazione ebraica nei campi di sterminio. Il punto di vista scelto è all'incirca quello, per intenderci, del Diario di Anna Frank.
La conferma delle sue doti viene soprattutto dal secondo lungometraggio, Diario di una schizofrenica, del 1969, il cui rigore visivo si fonde in maniera esemplare al rigore di interpretazione del discorso psichiatrico e psicanalitico. Seguono Ondata di calore (1970), Una stagione all'inferno (1971), La colonna infame (1975) e lavori televisivi, come la realizzazione del soggetto vittoriniano Le città del mondo.
Da Gian Piero Brunetta, Il cinema italiano contemporaneo. Da «La dolce vita» a «Centochiodi», Laterza, Roma-Bari. 2007