Attrice e cantante molto rock, l'artista bolognese, da quando interpreta la detective in «Quo Vadis, Baby?», ha scoperto la sua femminilità e ha detto addio alle mutande di Cicciobello. Merito di una scena di sesso. Ma anche dei tacchi a spillo e della lingerie.
Le borse, quegli accessori per cui molte donne farebbero follie, le odiava: «Per vent'anni ho portato il portafogli nella tasca dei jeans». I primi sandali con il tacco li ha comprati cinque anni fa. «Quando i miei ex fidanzati mi rivedono "in tiro" non ci possono credere che sia diventata una donna vera, per loro ero quella che di solito si copriva con maglioni oversize». Non è che ora sia diventata il clone di Dita von Teese, insomma un precipitato di erotismo sapientemente costruito, né tanto meno si è trasformata in una scatenata fashion victim. Angela Baraldi, 44 anni, era e rimane la rocker di Bologna sempre un po' stropicciata ma, come si può ben intuire grazie a qualche stiletto in più, l'attrice di Quo Vadis, Baby? ha aperto la porta ad una nuova stagione della vita, che coincide con il tempo della femminilità ritrovata. «Di questo passo, a settant'anni, sarò perfetta» dice, mentre racconta di come si sia «riscoperta» donna attorno ai quarant'anni anche grazie alla moda e ai vestiti. «Se potessi tornare indietro, avrei più cura di quello che mi metto addosso: scegliere un vestito significa anche comunicare qualcosa. Vedi i Punk, gli Hippie, i Mod, che vestivano in un certo modo per esprimere un'idea di vita. Oggi, è vero, la moda condiziona troppo il nostro modo di essere ma, al di là delle esagerazioni, trovo che il vestito racconti sempre qualcosa della persona che lo indossa. Per esempio, quando dico che da ragazza mi nascondevo dentro maglioni troppo grandi sto svelando qualcosa di me».
Allora iniziamo.
«Sono cresciuta con due fratelli più grandi in una famiglia semplice, dove i vestiti si passavano. Avrei potuto anche ribellarmi ma, mettendo le cose larghe dei miei fratelli, mi sentivo protetta. Certo, sembravo un sacchetto. Ma andando in moto era anche più comodo vestirsi come un maschio. Girando da sola, di notte, avevo la sensazione di essere meno vulnerabile. E poi, diciamola tutta: attrarre lo sguardo maschile non mi piaceva molto. Era un tale peso questo corpo, mentre ora sto apprezzando il piacere di farmi guardare. E infatti mi vesto da femmina. Anche grazie a Quo Vadis, Baby?».
Che c'entra il film di Salvatores, poi diventato anche serie tv per Sky?
«Ho scoperto, ad esempio, girando la mia prima scena di sesso, che non avevo grossi imbarazzi a mostrare il mio corpo nudo. Certo, Salvatores è un grande regista e con lui mi sentivo al sicuro. Ma anche dalle costumiste ho imparato un sacco di cose».
Tipo?
«Che ci si può mettere un tacco e un vestito anche uscendo in Vespa. Però io, vestita in un certo modo, vorrei essere accompagnata e adeguatamente protetta».
Insomma vorrebbe fare la signora e come modello ha Giorgia Cantini, un detective molto maschile...
«Con Giorgia ho capito che è sbagliato sentirsi fragili quando si tira fuori la propria femminilità. Poi anche Gena Rowlands in Gloria, una notte d'estate, il film di Cassavetes, mi ha fatto capire che si può essere toste pure sui tacchi».
E quindi shopping selvaggio?
«E chi l'avrebbe mai detto che mi sarei vestita Miiz Miu o Ann Demeulemeester? Mi piacciono anche Gaultier, Paul Smith, Pucci e Roberta Di Camerino. E poi l'intimo...».
Ha scoperto'anche l'intimo?
«Ho portato mutande da Ciccia bello, quelle alte di cotone, per tutta la vita. Poi, ogni tanto, mettevo. Il reggicalze: tutta infagottata ma con il reggicalze sotto. Nessuno avrebbe mai intuito cosa nascondevo».
C'è ancora molto da lavorare. E con la: manutenzione? Manicure e tutto il resto?
«Mai fatto un manicure in vita mia. Però ho smesso di mangiarmi le unghie da poco».
Capelli?
«Beh, quelli sono indomabili perché rispecchiano quel che sono: una crepuscolare scapigliata».
Da Il Venerdì di Repubblica, 1 agosto 2008