Mary Pickford (Gladys Louise Smith) è un'attrice canadese, produttrice, è nata il 8 aprile 1892 a Toronto (Canada) ed è morta il 29 maggio 1979 all'età di 87 anni a Santa Monica, California (USA).
Primo pseudonimo Dorothy Nicholson. Popolarissima nel ventennio dal 1910 al 1930, a metà dei quale fu soprannominata "our Mary" e "la fidanzata d'America". Moglie di Douglas Fairbanks senior, col quale (e con David W. Griffith e Charlie Chaplin) nel 1919 fondò l'United Artists. Iniziò a fare del cinema all'età di otto anni e interpretò da allora oltre duecento film. Fu avviata al cinema da David Griffith, per il quale interpretò una trentina di film (della durata assai breve che il cinema si consentiva nei primi anni dei secolo) dal 1909 al 1911: fra questi, The Lonely Villa e Ramona. Ben presto fu contesa dai produttori per l'enorme successo riscosso dal suo personaggio tipico: quello dell'ingenua, della ragazza ottimista, affettuosa, sentimentale, priva di sex-appeal, nel senso europeo del termine, ma ricchissima - almeno sullo schermo - di tutte quelle doti per le quali un americano l'avrebbe voluta in moglie. Come racconta lo storico del cinema americano Lewis Jacobs, gli anni dal 1913 alla vigilia della guerra videro, negli USA, il clamoroso successo di un best-seller dal titolo Pollyanna e la "filosofia alla Pollyanna" - di cui fu personificazione ideale Mary Pickford - divenne la nota dominante del cinema: "essa era basata sul vecchio assioma che chi si contenta consegue la vera felicità e che il lusso e la ricchezza non procurano la pace ma la rovina... La mamma povera idolatra i suoi bambini, lavorando per loro come una schiava; il babbo amava la mamma e si allontanava raramente dalla casa felice. Ottimismo, onestà, cordialità, amore erano gli elementi essenziali del benesscre, per procurarsi i quali non v'era bisogno di denaro... Il fenomenale successo della Pickford -conclude il Jacobs - e la sua popolarità erano dovuti alla sua spiritualità. Il suo fascino, la sua dolcezza, i suoi riccioli biondi riscattavano le vesti logore e sporche che indossava; nell'innocenza dei suoi modi, nella bocca espressiva e infantile, negli occhi supplichevoli, si rispecchiavano gli ideali vittoniani di bellezza femminile". Il divismo di Hollywood assunse, dopo la prima grande guerra, i lineamenti di fondo che poi lo caratterizzarono per sempre: e la Pickford gli diede il tratto fondamentale, e fondamentalmente puritano. Curiosamente, la più famosa attrice del cinema americano muto vinse un Oscar per il suo primo film sonoro (Coquette, 1929): ma forse il riconoscimento ebbe un valore retrospettivo, tenuto conto che gli Oscar erano stati istituiti soltanto da un anno, e che la prima a riceverne uno era stata, nel 128, Janet Gaynor, una Pickford della seconda generazione... "Our.. Mary" interpretò ancora tre film (La bisbetica domata, 1930, di Sam Taylor; Kiki, 1931 e Segreti, 1933, di Frank Borzage) quindi si ritirò occupandosi di produzione. Nel 1935 divenne vice-presidente della United Artists; l'anno dopo fondò la Pickford-Lasky e nei 1945 la Pickford Productions.
Questa minuscola canadese dalla volontà di ferro, dotata di un naturale talento per recitare, a sedici anni entrò alla Biograph, seguita dalla sorella Lottie e dal fratello Jack, che divennero attori anche loro. Le bastarono pochi mesi dal suo debutto perché divenisse una presenza fissa in quei film che David Wark Griffith sfornava a ritmo continuo.
I lunghi boccoli e la sua naturalezza mimica fecero di «Little Mary» (ancora i nomi degli attori non venivano diffusi) un'attraente personalità cinematografica: il suo entusiasmo, la grande voglia di riuscire, la spinsero a dare sempre il meglio di sé, ad assorbire dai colleghi più esperti tutti i segreti del mestiere tanto da potere, negli anni successivi, discutere sui film da interpretare, i registi e gli attori con cui lavorare, farsi illuminare e riprendere sempre dal lato migliore.
Lasciata la Biograph alla fine del 1910 per una più cospicua sistemazione economica alla IMP e poi alla Majestic, Mary ritornò delusa alla Biograph poco tempo dopo. Interpretò qualche film, quindi volle cimentarsi a teatro con The Good Little Devil, prima in provincia poi a Broadway. Il grande successo ottenuto con questa tournée spinse la Famous Players Lasky ad acquistarne i diritti per realizzare una versione cinematografica della commedia, con lo stesso cast teatrale. Diretto da Edwin S. Porter, The Good Little Devil (1913) può essere considerato il film in cui Mary Pickford disegna alla perfezione quel tipico personaggio di «ingenua» che rimarrà immutato per lunghissimi anni, e in cui si cristallizzerà il suo modo di recitare: di volta in volta sarà un'orfanella, una trovatella, una ragazza di campagna, una candida sognatrice, generalmente perseguitata da patrigni malvagi, tutori protervi, padroni di casa inflessibili, arcigne insegnanti e che tuttavia, alla fine di una serie di vicissitudini ora tristi ora liete, riesce a superare tutte le difficoltà con la gentilezza d'animo e con la sua tenera bontà, e a trovare un'anima gemella con cui condividere un futuro ovviamente tutto roseo.
Nacque così, alla fine degli anni Dieci, il mito della «America's Sweetheart», la fidanzata d'America. Senza alcuna incertezza, Mary passava da stravaganti commedie a patetici drammi; titoli come Tess of the Storm Country (1914), A Poor Mistress Nell (1915), Rags (1915), The Foundling (1916), Hulda from Holland (1916), A Poor Little Rich Girl (1917), A Romance of the Redwood(1917), The Little American (1917), Rebecca of Sunnybrook Farm (1917), Stella Maris (1918), M'liss (1918) sono alcune delle tappe maggiori di una carriera unica nella storia del divismo cinematografico.
Quando poi nel 1920 sposò Douglas Fairbanks, altro idolo cinematografico e anche
lui un simbolo dell'ottimismo americano e di baldo affronto alla vita, la popolarità della Pickford salì alle stelle e non solo negli Stati Uniti. Venuti in viaggio di piacere in Europa, furono ovunque accolti da folle in delirio, a Parigi, a Londra, a Berlino. A Mosca, Mary venne invitata a comparire in una divertente commedia, Potselduj Meri Pikford (Il bacio di Mary Pickford, 1927), che ne confermava l'enorme popolarità anche in Unione Sovietica.
Divenuta socia dell'United Artists, fondata nel 1919 con Douglas, Griffith e Chaplin, Mary ebbe la più completa carta bianca nello scegliere i film da interpretare. Pur molto accurati da un punto di vista produttivo, Daddy Long Legs (1919), Pollyanna (1920), Suds (1920), Little Lord Fauntleroy (1921), Tess of the Storm Country (1922), Dorothy Vernon of Haddon Hall (1924), Little Annie Rooney (1925), Sparrows(1926) ripeterono però, fino alla saturazione, il personaggio dell'eterna giovinetta, anche quando lo stadio adolescenziale dell'attrice era stato superato da un pezzo. D'altro canto, va anche riconosciuto che qualche tentativo di uscire dal cliché non sortì buon esito. E così Mary, a quasi quarant'anni d'età, quando pose fine all'attività d'attrice per divenire produttrice, era ancora imprigionata in quella figurina dai riccioli d'oro, le mossettine leziose e i vestitini rosa-baby di «ragazza bella, brava e buona che tutti vorrebbero per fidanzata».
Questo personaggio elementare ha riscosso un larghissimo consenso di pubblico, perfetta immagine d'un successo creato dal nascente star system: dove un'attrice di medio talento e di altrettanto media avvenenza fisica ha potuto polarizzare su di sé un'incredibile attrazione e divenire uno dei più duraturi miti del cinema.
Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.