Jennifer Hudson. La vita dà, la vita prende. Pietro Aretino aveva ragione: la fortuna è la trasformista più crudele. La sorte, infatti, ha bistrattato la Hudson nel modo più feroce. Nata, ventisette anni fa, nel South Side di Chicago, uno dei quartieri più violenti di una città che ha già contato quest'anno più di quattrocento omicidi, Jennifer ha cominciato, da ragazzina, vendendo hamburger in quel ghetto miserabile e avvelenato. Ha tentato di uscirne attraverso il mondo dello spettacolo. A lungo, umiliazioni e rifiuti. Troppo grassa, interdetta a ogni ruolo. Già, ma anche in America i reality servono a chi ha talento; ma fa eccezione alle regole. Facendo ironia sul suo sovrappeso, Jennifer si rivela in American Idol, e ha Castuzia profetica di far notare che, dal suo ghetto, ha preso le mosse uno che farà strada: Barack Obama. Poi, di colpo, l'estro positivo delta fortuna. Scelta per il film Dreamgirls, in un ruolo di seconda importanza, si impone fino a guadagnarsi, lo scorso anno, il Golden Globe e il premio Oscar per l'attrice non protagonista. Ma a questo punto il vero film, a montaggio drammatico, diventa la sua vita. Alla festa degli Oscar, Jennifer aveva confezionato un nostalgico discorso per il suo South Side, dichiarandogli gratitudine anche per le umiliazioni e le sofferenze che le aveva procurato. «Mi hanno aiutato a maturare il mio talento» aveva concluso. «A dar forza al mio grido». Quel grido, adesso, che e d'orrore. Nella sua casa di Chicago sono stati trovati uccisi sua madre Darnell, di 57 anni, e suo fratello Jason, di 27 anni, e il nipotino Julian King, di 7 anni. Il poeta Vincenzo Cardarelli aveva una sua massima: «Più credi di averla dalla tua parte, più La vita ti castiga». Che nausea questa contraddizione!
Da Corriere della Sera Magazine, 13 novembre 2008