Martina Gedeck diventata famosa in tutto il mondo con il film Oscar sugli orrori della Stasi. Adesso, nei panni della terrorista della Raf, torna a raccontare un momento tragico del passato della sua Germania.
Ulrike Meinhof, il dolore, l'utopia, gli errori della sua esistenza di irriducibile rivoluzionaria e il buio del suo misterioso suicidio saranno rivissuti sullo schermo da Martina Gedeck. A Biarritz, al Festival internazionale della tv d'autore, dove è stata festeggiata con il premio del Festival internazionale dei programmi audiovisivi. L'attrice tedesca, nata a Monaco 47 anni fa e balzata alla notorietà internazionale con l'intensa interpretazione in Le vite degli altri (Oscar 2006 per il miglior film straniero), ha terminato da poco le riprese di Der Baader-Meinhof Komplex, in queste settimane invece è a Napoli sul set di Tris di donne & abiti nuziali di Vincenzo Terracciano, con Sergio Castellitto.
Le vicende della leader della banda Baader-Meinhof e della Raf (il gruppo terrorista dell'estrema sinistra tedesca) furovo mitizzate da chi, in quegli anni, scelse lo scontro frontale con lo Stato: che cosa l'ha colpita diquestopersonaggio?
«La sua solitudine. Ho scoperto una donna molto politicizzata, che credeva che fosse assolutamente necessario cambiare il sistema e che, per questo scopo, ha lottato fino alla morte. Infatti, anche se non ci sono prove, come tanti in Germania, anch'io credo che la Meinhof "fu suicidata" dalla polizia per dare un esempio agli altri membri della Raf. In Germania è ancora difficile parlare di queste cose. Stephan Haust, caporedattore di Spiegel, sviluppò una lunga ricerca sul caso, che pubblicò, negli anni 80, nel libro Der Baader Meinhof Komplex. Poi, il produttore Eichinger, lo stesso del film sugli ultimi giorni di Hitler La caduta, acquistò i diritti del libro. Ma ha dovuto aspettare dieci anni per realizzare il suo progetto. è stato difficilissimo trovare i finanziamenti per un film che riporta alla luce fatti e personaggi dell`autunno tedesco". La regia è di Uli Edel e nel cast ci sono anche Moritz Bleibtreu, che sarà Andreas Baader, e Bruno Ganz, che farà il capo della polizia».
Come si è preparata a diventare Ulrike Meinhof ?
«Ho letto i suoi articoli pubblicati dalla rivista Konkre e ho guardato tutte le sue interviste in tv. Praticamente, ho cercato di "sentire" dentro di me la sua vita: fin da quando a dieci anni viveva vicino al campo di sterminio nazista di Buchenwald. Poi a quindici anni rimase orfana di padre e di madre e fu allevata da un professore che le inculcò le prime idee politiche. In tv sosteneva idee radicali, ma la sua voce era dolce, meravigliosa, sembrava una colomba. Aveva una personalità magnetica: si sentiva in missione. Poi, si legò a Baader, personalmente e politicamente».
I Baader-Meinhof, però, andarono oltre le parole.
«È vero, e quando Andreas fu catturato, lei tentò di farlo evadere e divenne la criminale più ricercata dalla polizia. La corsa alla ricostruzione, in Germania, aveva messo da parte l'analisi della catastrofe nazista. I Baader-Meinhof cercarono di recuperarla, ma finirono per mettersi a giocare alla guerra. Credevano che la gente fosse dalla loro parte, ma non era così: era triste e depressa a causa di questo isolamento. Morì in carcere nel 1976. Le bombe dell'attentato a Mogadiscio e il rapimento e l'assassinio del boss della Mercedes, Schleyer, nel '77, furono opera della seconda generazione della Raf».
In Germania lei è una star, ma all'estero era quasi sconosciuta prima di Le vite degli altri, si aspettava un tale successo da un film a basso costo, diretto da un debuttante?
«Quando il regista Florian Henekel mi ha fatto leggere la sud sceneggiatura, ho intuito subito che il film avrebbe fatto parecchio rumore. La Germania divisa ha provocato la tragedia di un'identità spezzata, ma quindici anni dopo la caduta del muro di Berlino alcuni giovani registi e scrittori hanno cominciato a raccontare la verità su quel periodo. Oggi, l'arte è la verità e Le vite degli altri ha colpito il bersaglio».
Le si sta aprendo una carriera internazionale: Robert De Niro l'ha voluta nel suo The Good Shepherd. L'ombra del potere e tra pochi giorni sarà a Napoli, insieme a Sergio Castellitto. Qual è il suo personaggio in Tris di donne?
«Sarò una tedesca che da vent'anni vive a Napoli, dove si è trasferita per amore del marito, ovvero Castellitto, un commerciante con il vizio del gioco. La coppia ha due figli, ma si ritrova in bolletta perché lui perde tutto a poker. Sono felice di ritrovare un amico e un attore straordinario come Sergio: cinque anni fa, girammo Ricette d'amore. Stavolta, mi toccherà parlare un misto di napoletano e tedesco».
Finirà che la dipingeranno come una sorta di Sophia Loreu alla bavarese...
«Magari. La Loren è un mito, come Anna Magnani, Jeanne Moreau e Marilyn Monroe: allora, il cinema era arte e a loro bastava un gesto per dire tutto».
Da Il Venerdì di Repubblica, 3 aprile 2008