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Rassegna stampa di Orson Welles

Orson Welles (George Orson Wells) è un attore statunitense, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, montatore, costumista, è nato il 6 maggio 1915 a Kenosha, Wisconsin (USA) ed è morto il 10 ottobre 1985 all'età di 70 anni a Los Angeles, California (USA).

PIERO DI DOMENICO
MYmovies.it

George Orson Welles è nato a Kenosha, nel Wisconsin il 6 maggio 1915. Figlio di un inventore e di una pianista, già da piccolo mostra un notevole talento artistico (magia, musica e pittura). A otto anni, morta la madre, Welles inizia a girare il mondo con suo padre.
La sua prima produzione teatrale, Dottor Jeckyll and Mr. Hyde, è del 1925. Alla morte del padre, quando il piccolo Orson ha 12 anni, viene preso in custodia da Maurice Bernstein, un dottore di Chicago. Nel 1931 si diploma alla Todd School di Woodstock, nell'Illinois, ma non continua gli studi, preferendo una tournée in Irlanda col Gate Theatre.
Dopo aver tentato senza successo di lavorare sulle scene di Londra e Broadway, e viaggiato in Marocco e Spagna, dove con il soprannome di "El Americano" partecipa anche ad alcune corride, Welles, grazie alle raccomandazioni di Thornton Wilder e Alexander Woollcoott, entra nella compagnia di Katherine Cornell, debuttando così a 19 anni a Broadway in un Romeo e Giulietta nel ruolo di Tibaldo.

DANIELE DI UBALDO
MYmovies.it

Welles dimostra fin dall'infanzia le caratteristiche del genio precoce: esordisce in teatro a soli sedici anni e a ventitrè sovverte le convenzioni portando in scena una versione del "Giulio Cesare" in abiti moderni. Sempre nel 1938 sconvolge gli Stati Uniti con una trasmissione radiofonica nel corso della quale fa credere alla nazione di trasmettere in diretta l'invasione della terra da parte dei marziani. Il fatto verrà in seguito amplificato, tanto che si parlò di psicosi collettiva e panico di massa, ma in ogni caso l'episodio dimostrò in maniera inequivocabile la sconcertante potenza dei mass media, in grado di imporre qualsiasi verità. La natura moderna del potere insieme al ruolo che in questo giocano i mezzi di comunicazione di massa, e il rapporto ambiguo che si stabilisce fra menzogna e verità, sono due temi destinati a percorrere trasversalmente quasi tutta l'opera di Welles. Lo dimostra già il suo esordio cinematografico, avvenuto nel 1941 dopo che gli è riuscito di firmare con una grande casa hollywoodiana un contratto che gli riconosceva la massima libertà su ogni momento della realizzazione del film. La pellicola in questione è Quarto potere, racconto esemplare dell'ascesa travolgente e del lento declino di un magnate della stampa, descritta seguendo i ricordi di cinque persone che lo conoscevano bene. Ne vengono fuori cinque quadri diversi, che tracciano differenti contorni di un uomo che appare al tempo stesso egoista e disinteressato, idealista e imbroglione, grande e mediocre. É solo al pubblico che viene rimesso il giudizio definitivo. Per la prima volta cioè il cinema americano si poneva davanti ad un personaggio dai contorni non definiti, né buono né cattivo, rispetto al quale non era possibile distinguere l'apparenza dalla realtà. Ed è proprio questo uno dei poteri più forti dell'informazione che il protagonista gestisce: quello di spingere le persone verso convinzioni non sostenute dai fatti bensì da suggestioni sapientemente trasmesse. Il potere cioè, come ripete sempre il protagonista, di "far pensare alla gente solo quello che io voglio che pensi".

SERGE DANEY
Libération

Wèlles a aussi fait de la télé. R a même fait plus de télévision que de cinéma. En 1955, dans une tournée des grandes capitales européennes (un programme intitulé “Orson Wèlles around the world”), il s'arrête à Vienne et file directement avec son équipe dans les cuisines de l'Hôtel Sacher, le pâtissier. Là, il séduit le personnel, roule des yeux d'enfant gourmand, exige de goûter à tous les gâteaux, glousse déplaisir, oublie de filmer la ville et se marre. Cet appétit ne lui fit jamais défaut. Il a donc été, dans tous les sens du terme, un géant. Avant de digérer, tel un boa défait, sa drôle de “carrière”, il a commencé par vouloir tout bouffer. Le boa était d'abord un ogre.
Rien du monde du spectacle ne lui fut indifférent. Homme de théâtre, de radio, de télévision et de cinéma. Acteur masqué de ses propres films, invité dans ceux des autres, puis figurant, silhouette ou support publicitaire, il reste Orson Welles. Il a produit, outre des films géniaux, son propre personnage. Il n'est peut-être pas exagéré de dire que, passé un court flirt, l'Amérique étonnée s'est cotisée pour l'entretenir. Ses frais de représentation (luxe et cigares) étaient énormes mais bien peu de choses pour un système prêt à payer le droit de ne plus être bousculé par lui. L'ogre était aussi un gigolo.

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

D’ora innanzi, a quanto pare, nelle filmografie del regista più ammirato della storia del cinema (Quarto potere continua a essere in testa a quasi tutti i sondaggi tra critici e cinefili), oltre ai film da lui girati, appunto da Quarto potere a F for Fake, accanto ai film da lui interpretati per altri, da Il terzo uomo ai film «alimentari», con i quali ha nutrito il suo cinema, accanto ai film da lui diretti e montati da altri (si veda alla voce Jesus Franco e Don Chisciotte), accanto a quelli mai finiti (per tutti The Other Side of the Wind, dove l'alter ego di Orson Welles era interpretato da John Huston), d'ora innanzi bisognerà anche lasciare uno spazio per i film in cui Orson Welles compare come personaggio. Era già successo,

IRENE BIGNARDI
La Repubblica

Anche i personaggi celebri sono stati piccoli. E ricordo, dunque, molto bene la prima volta che ho incontrato Paolo Mereghetti, allora, nei gloriosi anni Settanta, giovane critico e giornalista vicino a Ombre rosse e «allievo» di Goffredo Fofi. Erano bei tempi di allegro cameratismo e di disinvolte ospitalità al buio, e Paolo, che non avevo mai visto prima, arrivò sorridente e poco più che ventenne a casa mia, a Roma, speditomi da un mio cugino milanese, perché gli offrissi un tetto durante la sua breve permanenza romana. Arrivò e portò in dono alla sua ospite due testi: un suo piccolo libro dedicato a Orson Welles, credo una elaborazione della sua tesi di laurea in Filosofia, tanto interessante quanto dall'impossibile formato (era lungo e stretto, non stava in nessuno scaffale, ma era ed è ancora sempre sdraiato sugli altri libri). E, cosa ancora più rara, il testo in inglese, dattiloscritto, di F for Fake, che era uscito da poco in Paesi più cinefili. Passano gli anni, ma le passioni giovanili restano. E Paolo Mereghetti, critico del Corriere della Sera, per anni totalmente dedicato all'o pus magnum del «Mereghetti», inteso come il primo e il più cicciuto dei dizionari di cinema, ha dato alle stampe per Rizzoli un piccolo (di nuovo) libro sul regista di Quarto Potere (Orson Welles. Introduzione a un maestro, pp. 190, euro 17,) e ripercorre, in un tono sommesso e personale, enciclopedico ma confidenziale, preciso ma discorsivo, un po' alla maniera del suo celebre e celebrato dizionario, l'intreccio tra vita e opere del grande Orson, eterno mattatore, con Quarto potere, delle classifiche mondiali, maestro insuperato del cinema americano, autore contro, e non solo.

FERNALDO DI GIAMMATTEO

«Ragazzo prodigio» si disse di lui quando arrivò a Hollywood e la RKO gli propose una riduzione di Cuore di tenebra di Conrad. Era preceduto dalla fama della trasmissione radiofonica della domenica di Halloween 30 ottobre 1938 (il panico scatenato da La guerra dei mondi), dall'eco delle sue avventure in giro per il mondo insieme a un padre ricco inventore e a una madre pianista. Tramontato Conrad, il venticinquenne regista spara in faccia ai benpensanti la provocazione di Quarto potere (1941). Così comincia il calvario di un intellettuale strafottente che ama Shakespeare sopra tutto, che non accetta imposizioni, che scardina le strutture narrative e innova l'apparato figurativo, ma questo all'industria non interessa. Inoltre, alludendo Charles Foster Kane al magnate Randolph Hearst, tutta la stampa è contro. Dopo il fallimento di L'orgoglio degli Amberson (1942), cerca di «riabilitarsi» con il piccolo thriller Lo straniero (1946), che qualche dollaro lo incassa. Sposa, in seconde nozze, Rita Hayworth, e con lei tenta il grande colpo, ma dalle mani gli esce un film scardinato e sublime insieme, con la formidabile trovata finale della sparatoria nella sala degli specchi: La signora di Shanghai (1948) è un disastro.

UGO CASIRAGHI

Al recente festival di Cannes è passato un film con Robert De Niro dal titolo inquietante: Guilty by suspicion. Si potrebbe tradurre, colpevole per (illegittima) «suspicione». Cioè il semplice sospetto - per esempio che uno sia o sia stato comunista - è già la colpa. Era la tesi del senatore McCarthy, donde il termine maccartismo. In Italia il film si chiamerà La lista nera, quella su cui furono iscritti i «sospettati». Attorno al 1950 (ma la condanna si protrasse nel tempo) fu una vergogna della storia americana.
Regista esordiente il sessantenne Irwin Winkler, già produttore di Toro scatenato e di Quei bravi ragazzi di Scorsese. Molti personaggi sono facilmente riconoscibili. Come Dorothy, l'amica di De Niro accusata di comunismo e perseguitata al punto che le tolgono i figli, la quale finisce suicida. Il suo cognome vero era Comingore ed era stata un'attrice di Orson Welles. In Quarto potere ricopriva il ruolo di Susan Alexander Kane, la seconda moglie del protagonista che la costringeva a affrontare l'insuccesso quale cantante d'opera, in un teatro costruito appositamente per lei. Un'altra forma di persecuzione, stavolta dettata dall'amore. Dorothy Comingore fu una vittima nella finzione e nella realtà.
Si cita l'episodio anche perché il maggio scorso scadeva mezzo secolo da quando Quarto potere, universalmente noto come Citizen Kane, giunse per la prima volta al pubblico. Era esattamente il maggio del 1941 quando il film di Orson Welles, girato a Hollywood negli studios Rko tra il 29 giugno e il 23 ottobre del 1940, venne presentato al Palace Theatre di New York. Si era già avuta l'anteprima per la stampa, a New York e a Los Angeles, il 9 aprile del 1941, con un'accoglienza ben più calorosa di quella, piuttosto reticente e contrastata, che al film attribuì il pubblico normale. Succede. Anche il pubblico russo non aveva capito il Potëmkin. Oggi entrambi risultano tra i preferiti nelle rituali classifiche dei classici.
Nel 1941 gli spettatori della «prima» rimasero sconcertati dalla novità formale e sostanziale dell'opera. Ci vollero anni per abituarvisi. Un giorno si sarebbero accorti che il cinema americano migliore discendeva da Citizen Kane.

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