Frank Sinatra (Francis Albert Sinatra) è un attore statunitense, regista, musicista, è nato il 12 dicembre 1915 a Hoboken, New Jersey (USA) ed è morto il 14 maggio 1998 all'età di 82 anni a Los Angeles, California (USA).
Francis Albert Sinatra nasce a Hoboken, nello stato del New Jersey nel 1915. La madre Dolly, di origini liguri (Tasso, nel comune di Lumarzo), fa la levatrice mentre il padre Martin, pugile dilettante di origini siciliane (Palermo), è vigile del fuoco. Da ragazzino Frank è costretto da esigenze economiche a fare i lavori più umili: cresciuto per la strada e non sui banchi di scuola, prima fa lo scaricatore di porto e poi l'imbianchino e lo strillone. Tuttavia a sedici anni ha già una sua band, i Turk, avendo deciso di diventare un cantante dopo aver sentito Bing Crosby alla radio. In seguito Sinatra inizia a cantare in piccoli locali del New Jersey, facendosi notare dal trombettista Harry James: nel 1940 si unisce all'orchestra di Tommy Dorsey, grazie alla quale diviene famoso come cantante. Sinatra piace molto ai giovanissimi, un pubblico completamente nuovo per la musica leggera, che fino ad allora si era rivolta soprattutto agli adulti, e diviene presto "The Voice", un soprannome prestigioso riconosciuto in tutto il mondo (altri suoi soprannomi meno noti, almeno fuori dagli Stati Uniti, erano "Ol' Blue Eyes" - occhi azzurri, "Swoonatra" da to swoon - svenire, per l'effetto che aveva sulle ammiratrici, o "Chairman of the Board - il presidente del consiglio di amministrazione dello spettacolo). Durante la sua carriera incide più di 2.200 canzoni per un totale di 166 album, dedicandosi anche al grande schermo: inizialmente Hollywood sfrutta però la sua popolarità in film musicali di scarso rilievo. Se si eccettuano le tre brillanti prove accanto a Gene Kelly - "Due marinai e una ragazza", "Facciamo il tifo insieme", "Un giorno a New York" -, è prevalentemente la musica ad occupare Sinatra, almeno fino alla fine degli anni '40, quando una emorragia alle corde vocali sembra comprometterne per sempre la carriera: Sinatra prega allora la Columbia Pictures di scritturarlo per la parte del soldato Angelo Maggio in 'Da qui all'eternità', di Fred Zinneman e viene accontentato. Commuove il pubblico con un'interpretazione passionale che gli frutta un premio Oscar come miglior attore non protagonista. E' a questo punto che 'The Voice' mette da parte il ruolo di attore-cantante di musical (nelle pellicole degli anni '40) per dedicarsi esclusivamente alla recitazione drammatica. Nel 1958 ottiene una nomination all'Oscar per l'interpretazione in L'uomo dal braccio d'oro di Otto Preminger. Seguono Alta società (1956), Il jolly impazzito (1957) e Va e uccidi (1962). Intanto il progressivo miglioramento delle sue condizioni di salute lo mette in condizione di riprendere a incidere dischi e a tenere concerti con partecipazioni di pubblico altissime. Durante gli anni Cinquanta e Sessanta Sinatra lavora molto a Las Vegas: a quel periodo risale la formazione del Rat Pack, un gruppo di amici di cui facevano parte Dean Martin (il miglior amico di Sinatra), Sammy Davis Jr., Peter Lawford e Joey Bishop. Sinatra e gli altri membri del Rat Pack giocarono anche un ruolo importante nella lotta alla segregazione razziale negli alberghi e casinò del Nevada, evitando di frequentare quelli che si rifiutavano di servire Sammy Davis Jr. in quanto nero. Vista la popolarità del gruppo, molti locali adottarono un atteggiamento più tollerante, pur di poter vantare la presenza di ospiti così celebri. In seguito Sinatra torna a vincere un terzo Oscar (l'Hersholt Award) nel 1971, come personaggio dello spettacolo distintosi per l'impegno umanitario. Spesso accusato di essere coinvolto con la mafia, soprattutto con il gangster Sam Giancana, proprietario di un Casinò a Las Vegas che lo avrebbe aiutato a fare carriera. Sinatra fu seguito per anni dall'FBI, al punto che il fascicolo su di lui arrivò a 2403 pagine. Sinatra negò sempre pubblicamente le accuse e non fu mai incriminato per reati di tipo mafioso (anche se si dice che il personaggio di Johnny Fontane in 'Il padrino' sia ispirato proprio a Frank Sinatra e ai suoi presunti contatti con la mafia). Frank Sinatra continuò a cantare anche negli anni Novanta, incidendo due album di duetti con altre star internazionali come Barbra Streisand, Aretha Franklin, Bono degli U2, Neil Diamond, e continuando ad esibirsi dal vivo fino al 1995. Sinatra muore nel 1998 al 'Cedar Sinai Hospital' di Los Angeles dove era da tempo ricoverato, ed è stato sepolto a fianco dei suoi genitori in un piccolo cimitero nella zona di Palm Springs. L'epitaffio sulla sua tomba è "The best is yet to come" - "il meglio deve ancora venire". Tra gli ultimi omaggi che l'America gli ha tributato, è da segnalare un regalo speciale per i suoi ottant'anni, nel 1996: per i suoi occhi blu, l'Empire State Building per una notte si illuminò d'azzurro, un omaggio ripetutosi anche in occasione della sua morte.
Uno dei tantissimi brani d’epoca (di diverse epoche) che compongono la colonna musicale che, letteralmente, tesse il delirio immaginario e morale di Casinò di Scorsese è Ocean’s Eleven, ovvero "gli undici di Ocean", undici tipi molto ‘cool’che nel 1970 misero a punto un colpo leggendario nei cinque maggiori casinò di Las Vegas. In un film naturalmente, che in originale si chiamava appunto Ocean’s Eleven e in italiano Colpo grosso, diretto da Lewis Milestone, un regista che ha dato il meglio nei film di guerra per un colpo costruito come un’esercitazione militare. Gli undici, infatti, sono ex-commilitoni che ciondolano nel sottobosco di Las Vegas e decidono di sistemarsi per sempre. A guidarli è Danny Ocean: Frank Sinatra, maglioncino di cashemire, quell’aria un pòstraffottente e un pòindifesa irresistibile per le donne, un passato un pòtormentoso e nessuna prospettiva per il futuro. Braccio destro: l’immancabile Dean Martin e, subito di fianco a lui, Sammy Davis Junior, Peter Lawford, Richard Conte, Henry Silva, Joey Bishop. Tutto il leggendario clan, riunito in un film che ci consegna la fotografia di un’opera in bilico tra i Kennedy e la crisi dell’identità americana esplosa con la seconda metà degli anni Sessanta e, soprattutto, la quintessenza dell’immagine cinematografica di Frank Sinatra. Erano (sembra) impegolati con la malavita, erano ricchissimi (i casinò che rapinano in Colpo grosso erano di loro proprietà ), attaccabrighe, donnaioli, spesso scostanti con la stampa. Eppure, tutti insieme, gli attori, cantanti, comedian del clan di Sinatra hanno rappresentato un fenomeno quasi unico di divismo di gruppo, adorati dalle fan di tutte le età e dal pubblico giovane dei college (che ne imitava abiti, gesti e accenti), capaci di costruire e tenere in piedi un film, uno spettacolo musicale, uno show televisivo con la rilassata familiarità del loro lavoro d’equipe.
Il più divo di tutti (e probabilmente il più bravo è certamente il più ricco) era Frank Sinatra, Voce mitica prestata al cinema negli anni Quaranta, che, a differenza di quello che è accaduto alla maggioranza delle altre star musicali, era riuscita a costruirsi una solida, autonoma fama cinematografica, e non solo in generi leggeri. Già soprannominato The Voice dalle schiere dei suoi ammiratori, negli anni Quaranta (anni d’oro per il musical) era approdato al cinema, soprattutto come ‘secondò di Gene Kelly. Più esile, più arguto, meno atletico, Sinatra era un po’ il "ragazzo della porta accanto", il compagno di avventure in città (Due marinai e una ragazza di Sidney, Un giorno a New York di Donon) o di scommesse sportive (Facciamo il tifo insieme di Berkley), sui Kelly soffiava sempre la protagonista, ma che poi finiva per innamorarsi dell’amica buffa, meno glamorous ma più spiritosa. La sua carriera d’attore avrebbe potuto proseguire così per tutti gli anni Cinquanta e poi chissà che direzioni avrebbe preso più tardi, con il declino della commedia musicale. Ma nel 1952 un’improvvisa emorragia alle corde vocali lo fa cadere in disgrazia con le maggiori compagnie discografiche; e Sinatra, con grande coraggio e intelligenza, "ricomincia dal cinema". Accettando il compenso ridicolo di 8.000 dollari, riesce a ottenere la parte di maggio, il soldatino destinato al sacrificio, in Da qui all'eternità di Zinnemann e vinse l’Oscar come migliore attore non protagonista. La sua carriera drammatica è assicurata: un’altra candidatura all’Oscar per il jazzista drogato di L’uomo dal braccio d’oro di Preminger, e poi il cantante alcolizzato di Il jolly è impazzito di Vider, il sicario di Gangsters in agguato di Allen, il cowboy che deve imparare a vincere la vigliaccheria in Johnny Concho di McGuire, il perdigiorno idealista di Un uomo da vendere di Capra, lo scrittore in crisi, randagio e insofferente di Qualcuno verrà, lo splendido mele di Minnelli dove, in coppia con Dean Martin, preannuncia le atmosfere dei successivi, più leggeri, film del clan. Alternando drammi e commedie come Il fidanzato di tutte di Walters, Bulli e pupe di Mankiewicz, Alta società di Walters, Sinatra costruisce un’immagine perfettamente calibrata, tra nonchalance ironica e insofferenza, timidezza e ruvidità, solitudine e seduzione. Seducente con le donne come con i compagni di avventure (i soliti del clan in Tre contro tutti o I quattro del Texas o il pugno di disperati evasi da un campo di concentramento nazista in Il colonnello von Ryan. E dire che all'inizio della carriera, così magro e stranito, nessuno avrebbe scommesso sul suo fascino cinematografico. Invece, ha funzionato, anche se fu principalmente legato all’ottimismo mascalzone dell’età kennediana. E Sinatra (che è stato anche un abilissimo amministratore di se stesso) con la fine degli anni Sessanta ha sempre più diradato le apparizioni cinematografiche, concentrandosi soprattutto sull’inimitabile Voce.
Da Il Sole 24 Ore, 17 maggio 1998