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Rassegna stampa di Bela Lugosi

Bela Lugosi (Béla Ferenc Dezsõ Blaskó) è un attore romeno, è nato il 20 ottobre 1882 a Lugos (Romania) ed è morto il 16 agosto 1956 all'età di 73 anni a Los Angeles, California (USA).

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Iniziò come attore di teatro e di cinema in patria, ma le sue simpatie rivoluzionarie lo costrinsero ad emigrare in Germania e in seguito in America, dove nel 1931 fu contattato dal regista Tod Browning che lo chiamò prima ad interpretare The Thirteen Chaire e poi Dracula: da questo momento in poi il nome di Lugosi restò indelebilmente legato al cinema horror americano. Se a Dracula deve la sua popolarità, gli deve anche la condanna ad essere identificato nel personaggio del vampiro. La vita dell'attore, portata peraltro di recente sullo schermo da Tim Burton in Ed Wood, non fu facile. Dedito alle droghe, rimase prigioniero della sua maschera ed alla sua morte, nel 1956, venne sepolto proprio negli abiti di Dracula.

RAFFAELLA GIANCRISTOFARO
Film Tv

Se abbiamo nell'orecchio il nome di Bela Lugosi non è solo grazie a Ed Wood di Tim Burton. Delizioso film metacinemarografico in cui era interpretato da un truccatissimo, esausto, tossico Martin Landau. Ungherese di nascita, Bela Blasko prese il nome d'arte dalla sua città. Perse l'accento (a differenza degli omonimi, connazionali Béla Bartok o Béla Tarr) e diventò Bela Lugosi. In realtà, lui che veniva dal teatro ungherese, e che nel '20 emigrò negli Usa, l'accento non lo perderà mai. Anzi, ne farà una cifra stilistica. Si dice addirittura che imparasse le parti mandando a memoria i suoni delle parole. II testo di Bram Stoker lo conosceva bene, avendolo replicato per tre anni a teatro. Sarebbe noioso riportare per l'ennesima volta la sterminata aneddotica della vita di un attore schiacciato dal peso di quel primo ruolo, e che addirittura si fece seppellire con il mantello del Conte. Anche se la sua fortuna cinematografica iniziò effettivamente sotto un segno infausto: quello della morte di Lon Chaney, che Browning, con il quale Lugosi aveva già lavorato in The Thirteenth Chair alla Mgm, avrebbe voluto come Primo vampiro. E invece toccò a lui, brillantina nei capelli, trucco pesante, matita negli occhi e soprattutto, accento suadente, vellutato da magiaro («I bid you welcome»), ad accogliere i suoi ospiti da quella scala curva, ricoperta da quella ragnatela drappeggiata e ripresa dall'abilissimo Karl Freund come il peggiore degli incubi. Vittima della politica schiacciante degli studios, proprio lui che veniva da un passato di attivista di sinistra ed era stato tra i fondatori del sindacato degli attori, si ritrovò ad accettare tutta l'exploitation possibile. L'aura divistica, la recitazione affinata dal gusto del monologo e dalla gestualità estenuata si farà presto parodia di se stessa. Una parabola da rockstar: splendore e fango, divismo ed eccesso. Decine di pellicole, molte delle quali inedite da noi, lo videro spesso, oltre che in quella del nobile straniero, o dell'ufficiale supercilioso (vedi lo splendido Razinin di Ninotchka) nella parte del mad doctor, lo scienziato pazzo, dagli occhi fissi e ipnotici, che sperimenta su se stesso (in L'uomo scimmia è ricoperto di pelo) o su altri, magari complici, manipolazioni genetiche e identitarie. Gli esiti migliori sono Island of Lost Souls, tratto da H.G. Wells, con Charles Laughton, o il dottore haitiano di White Zombie, o ancora il Raggio invisibile, con Karloff nel ruolo di un altro scienziato pazzo "contaminato", sul volto del quale opera come chirurgo plastico in The Raven. Perfetto per le atmosfere di Edgar Allan Poe, è un "dottor Miracold" nell'ononimo freak-show del '32 e, sempre con Karloff, in The Black Cat di Ulmer (dove cerca vendetta per la moglie morta). Altrimenti, licantropo (nell'Uomo lupo morde Chaney jr.) o, Igor, assistente dello scienziato pazzo (nel Figlio di Frankenstein e nel Terrore di Frankenstein, rispettivamente con Rathbone e Chaney jr.). Il mantello da Conte lo rimetterà solo nel comico Il cervello di Frankenstein, nel '48, con Gianni e Pinotto. Se la parafrasi è segno di indiscutibile successo, è da qui che il gioco mostra la corda. I cinefili non dimenticheranno mai la prima star dell'horror: non solo Tim Burton, ma anche Landis lo omaggia in Amore all'ultimo morso. In Miriam si sveglia a mezzanotte, i dark Bauhaus gli dedicano addirittura una hit (Bela Lugosi Is Dead). Che non fa altro che ripetere: Undead! Undead) Undead!

GIORGIO GHEZZI

Nacque a Lugos, in Ungheria; il suo vero nome era Bela Blasko. Dopo aver partecipato a diversi film nel proprio paese, con lo pseudonimo di Arisztid Olt, egli partecipò alla prima guerra mondiale. Nel 1919 gli venne affidata un’importante carica politica nella Repubblica dei Consigli, ma la sconfitta della rivoluzione ungherese lo costringerà ad abbandonare il paese. Ritorna al cinema in Germania in un ruolo secondario di Januskopj di Murnau. Si reca poi nel 1921 negli Stati Uniti, dove interpreterà sulla scena infinite volte - a partire dal 1924 - il personaggio di Dracula. La sua carriera cinematografica di vampiro doveva invece iniziare con il Dracula di Tod Browning. Da allora Lugosi diverrà sinonimo di vampiro come dimostra il titolo Bela Lugosi meets a Brooklyn Gorilla, dove Lugosi sta, appunto, per “vampiro”. Per venticinque anni si consacrerà così alla mimesi vampirica, le case produttrici allestiranno alle prime dei suoi film sensazionali colpi pubblicitari; Lugosi si presentava disteso in una bara sorretta da sei becchini, soffocato da corone mortuarie e dai sudari. Abitava in un castello allucinante, con pareti tappezzate di velluto nero, circondato da mostri che anticipavano quelli di Addams, tra alani isterici e danesi sanguinari, ragnatele, lemuri, pipistrelli, rallegrato dai gemiti di un organo mostruoso. In questo modo, Lugosi passò dalla fantasia alla realtà, che in lui a poco a poco si confonderanno, a differenza di un altro attore dell’horror film, Boris Karloff. Cominciò a girare i suoi film solo di notte, sostenendo che gli era impossibile sentirsi “vivo” durante il giorno, cominciò a darsi alla morfina. Doveva morire pazzo nel 1956.

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