Liberatasi finalmente da quell'antipatico uomo e cattivo attore che si chiama Flamant, Viviane Romance ritorna con Panico di Duvivier ai ruoli e ai successi che la rivelarono, all'inizio della sua carriera, al pubblico di Napoli, terra d'amore. In quel lontano film la Romance dava le sorbe alla più elegante Mireille Balin (dove sarà finita questa bella attrice? ). Noi ci ricordiamo in seguito di averla strapazzata alquanto, e non ce ne pentiamo punto. E' una buona ragione però per farle festa adesso che è ritornata ragionevole e brava. La Romance è ragionevole perché deve aver capito di non essere né una Garbo né una Davis. Essa ha bisogno di un buon regista.
Presso a poco come Marlene (sebbene la Dietrich sia un gradino più su) Viviane è soprattutto un corpo, un'irradiazione naturale; non è mai cosi persuasiva attrice come quando recita in sottoveste. Fu la trovata di Duvivier al tempo della Bella brigata: ancora una volta in Panico essa è ritornata a Duvivier in quei ruoli di donna dedita ai facili amori e ai mauvais garens in cui non si vede, oggi, chi possa sostituirla in Europa.
Un corpo tozzo ma ricco, due grandi occhi sfrontati, un basco e un impermeabile da pochi soldi: salta fuori una perfetta Venere da sobborghi, un sex-appeal volgare ma senza perdono per i cocomerai, i ladruncoli, i camionisti che trovano il loro paradiso domenicale nel Caffè dello Sport.
Da Candido, 10 Agosto 1947