Vincitore di 6 Premi Cèsar e ora streaming su MYmovies, il film di Dominik Moll è una delle più riflessioni più acute e stimolanti che il cinema contemporaneo abbia offerto sullo sfuggente concetto di verità. Ispirato a una storia realmente accaduta. GUARDA ORA »
di Alberto Libera
Sono pochi i film contemporanei in grado di sfruttare le dinamiche del genere come testa di ponte per indagare le complessità del reale. Uno di questi è sicuramente La notte del 12 di Dominik Moll, uno straordinario thriller che parte da una vicenda poliziesca apparentemente ordinaria per addentrarsi nelle zone d’ombra della società e della psiche umana.
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La vicenda è ispirata a una storia vera, raccontata nel libro "18.3 - Une année à la PJ" della giornalista Pauline Guéna. Il punto di partenza è un caso di omicidio che sconvolge la piccola comunità di Saint-Jean-de-Maurienne, un sobborgo di Grenoble: la giovane Clara, di ritorno da una serata con le amiche, viene brutalmente assassinata da un uomo incappucciato che le dà fuoco dopo averla cosparsa di benzina.
L’indagine viene affidata al giovane e risoluto detective Yohan Vivès (Bastien Bouillon), da poco a capo della polizia giudiziaria locale, a cui si affianca il più esperto collega Marceau (Bouli Lanners).
L’inchiesta, a prima vista piuttosto lineare, si trasforma ben presto in un labirinto di piste inconcludenti, sospetti privi di solidi fondamenti e interrogatori che scoperchiano le tenebre impalpabili dell’ambiente in cui è nata e cresciuta la vittima.
Grazie alla strepitosa fotografia, cupa e livida, di Patrick Ghiringhelli, La notte del 12 restituisce magistralmente un’atmosfera di smarrimento dolente e angoscioso, dove le luci e le penombre creano un ambiente oscuro e notturno capace di rispecchiare il tormentato stato d’animo dei protagonisti.
Lo scenario delle Alpi francesi si trasforma in una cornice lugubre e perturbante, con strade isolate, interni asettici e cieli plumbei che amplificano il senso d’incertezza e di fallimento che permea l’intera indagine.
Attraverso lo sguardo di Vivès, il film si trasforma così in un viaggio dalla meta incerta che attraversa un limbo purgatoriale sospeso tra colpe e speranza, dove emergono ossessioni, frustrazioni e un senso generalizzato d’impotenza di fronte agli abusi, alla violenza e al perenne senso d’ingiustizia che avvolge tutto, il cuore degli uomini come i contorni indefiniti degli spazi.
Come aveva già dimostrato nel precedente Only the Animals – Storie di spirti amanti, Moll sa ascoltare le ragioni di tutti i suoi personaggi e non cerca mai di fornire risposte definitive né facili rassicurazioni, ma lascia allo spettatore una sensazione d’inquietudine a cui è difficile sottrarsi. A emergere con forza è una serie di domande sulla natura della violenza e sui limiti delle istituzioni, a cui ciascuno è chiamato a rispondere a seconda della propria sensibilità.
Proiettato in anteprima a Cannes, il film rimane una delle più riflessioni più acute e stimolanti che il cinema contemporaneo abbia offerto sullo sfuggente concetto di verità e mostra in maniera impressionane come il contatto quotidiano col Male possa logorare l’anima e generare una spirale di solitudine e disillusione difficilmente reversibile.
Non stupisce, quindi, che abbia fatto incetta di premi César (ben sei, tra cui miglior film): La notte del 12 è un’opera maestra capace di penetrare tra gli abissi dell’animo umano.