Disponibile online su MYmovies ONE il film vincitore di Alice nella città (Miglior Film), la scommessa di un’autrice che sceglie di affrontare il genere fantastico affidandosi interamente alla forza e al piacere della narrazione. GUARDA ORA »
di Alberto Libera
Non bisogna lasciarsi ingannare dalla durata (solo 73 minuti), dal tono intimo e dimesso o dal modo in cui i silenzi e gli sguardi sembrino molto più significativi delle parole. Petite maman di Céline Sciamma è infatti un film radicale, la scommessa di un’autrice che sceglie di affrontare il genere fantastico senza la scappatoia dell’effetto speciale ma affidandosi interamente alla forza e al piacere della narrazione e a una messinscena capace di cogliere i minimi trasalimenti, i bagliori improvvisi e i dettagli più minuti del quotidiano.
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Protagonista della vicenda è la piccola Nelly (Joséphine Sanz), costretta dopo la morte dell’amata nonna materna a tornare coi genitori nella casa di quest’ultima per sgomberarla definitivamente. Afflitta dal troppo dolore, la mamma (Nina Meurisse) decide all’improvviso di abbandonare il luogo e così Nelly si ritrova sola col papà (Stéphane Varupenne).
Un giorno, durante una passeggiata nel bosco che circonda l’abitazione, la piccola incontra Marion (Gabrielle Sanz, sorella gemella di Joséphine), una bambina che ha la sua stessa età ed è in tutto e per tutto simile a lei. Tra le due sorge un’amicizia sincera e spontanea: ma chi è veramente Marion?
Come nei precedenti grandi film della regista (da Tomboy al pluripremiato Ritratto della giovane in fiamme), ogni sfumatura del racconto è filtrata da una prospettiva squisitamente femminile in grado di dar voce alla complessità delle esperienze e delle relazioni.
Qui, il punto di partenza è una riflessione sul mistero dei legami affettivi e famigliari, in grado non solo di trascendere il dato puramente biologico ma anche di superare le leggi dello spazio e del tempo.
È un evento-limite come il lutto a rinsaldare in maniera del tutto imprevista il legame tra madre e figlia, di cui Sciamma indaga con delicatezza le sfaccettature più spinose: l’insopprimibile dolore per la perdita, la difficile ricerca di un terreno comune sul quale stabilire le basi della comunicazione e del confronto intergenerazionale, il bisogno di comprensione reciproca.
Tutto messo in scena con un linguaggio sorprendentemente sobrio e minimale: il film è stato girato in piena pandemia, facendo di necessità virtù, riducendo il numero degli attori e della troupe e sottolineando il valore simbolico dei luoghi per creare un’atmosfera magica e sospesa da fiaba contemporanea.
Il bosco diventa a tutti gli effetti una soglia, uno spazio di transizione al cui interno è possibile valicare il confine tra la realtà e l’immaginazione. La regista, però, evita di ricorrere a qualunque spiegazione razionale: il suo obiettivo è sempre quello di ricreare la purezza delle emozioni, irriducibili a ogni tentativo di spiegazione.
Presentato in concorso al Festival di Berlino, Petite maman può contare anche sulla strepitosa fotografia dai toni autunnali di Claire Mathon, capace di contrappore le penombre degli interni alla dolcezza soffusa della luce naturale.
Il risultato è un film che ci invita a vedere il mondo con occhi nuovi, a riscoprire l'infanzia non solo come periodo di crescita ma anche come dimensione dell’anima capace di contenere tutta la complessità della vita.