Sandra e Rémy sono una coppia affiatata ma sterile. Il medico che li ha in cura propone loro una cura quanto meno stravagante: andare a letto con tutti i propri ex. Funzionerà? GUARDA ORA IL FILM »
di Giovanni Bogani
Lui e lei, coppia di quarantenni. Una coppia come tante. Di fronte a loro, una parete tutta bianca, con una serie di Polaroid, di volti, affissi sul muro. Come nei film americani, quando il detective studia chi possa essere, fra tanti, l’assassino. O come un casting director che deve scegliere l’attore giusto. Ma qui, al muro, non ci sono soliti o insoliti sospetti: c’è una parata di ex.
È questo il bizzarro punto di partenza de La sindrome degli amori passati, il film dei registi belgi Ann Sirot e Raphaël Balboni presentato alla Semaine de la critique di Cannes 2023, ora in streaming su MYmovies ONE.
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Una coppia non riesce ad avere figli. Come terapia, il medico che li ha in cura propone loro un approccio quanto meno insolito. Si tratta di un blocco mentale, dice il medico. Per superarlo, entrambi devono ritrovare tutti i loro ex, e tornare a fare l’amore, una volta soltanto, con ciascuno di loro.
Parte, da qui, un film leggero e fluviale come un racconto morale di Eric Rohmer, folle e surreale come un Marco Ferreri del mare del Nord.
Non che il tema sia totalmente nuovo: c’era un film di Jim Jarmusch, Broken Flowers, in cui Bill Murray andava in cerca di tutte le sue ex, e arrivava a riflettere su tutta la sua vita. C’era anche il John Cusack di Alta fedeltà di Stephen Frears, che ripercorreva tutte le sue precedenti storie d’amore, per capire dove avesse sbagliato, e incontrava tutte le sue ex, in una specie di terapia, impietoso verso se stesso.
E c’era anche un film di Vittorio De Sica, Lo chiameremo Andrea, in cui Nino Manfredi e Mariangela Melato cercavano disperatamente di avere un figlio, nell’ambito di una commedia dolceamara sull’ossessione della maternità, e paternità. Ma qui siamo in un altro territorio.
Qui lo spunto iniziale è poco più di un pretesto, per metterci di fronte ai mille modi in cui la coppia si è evoluta. Da una parte ci sono i due antichi pilastri della vita sociale: la coppia e la procreazione. Dall’altra, le mille schegge in cui questi concetti si trasformano. Etero che diventano omosessuali, incontri sulle app, animal party, e rivelazioni sconcertanti sul passato sessuale di uno dei due partner.
Il film attraversa un arcobaleno di situazioni, con questa coppia borghese che fluttua sull’onda del possibile, senza dare niente per scontato. Fra tentazioni, fantasie sessuali dell’uno e dell’altra, tutto scorre, quasi senza punti fermi. Nè morali, né cinematografici: riprese fluide, dialoghi fluviali, che sembrano improvvisati, come sembravano, e non lo erano, nei film di Rohmer.
Così, si corre fra jump cut improvvisi e piani sequenza fluidi verso il finale, che accoglie nella colonna sonora "Immensità", del cantautore torinese Andrea Laszlo De Simone, già apprezzato da Giuseppe Piccioni e Michele Riondino.
Curioso film sulla “infedeltà programmata”, La sindrome degli amori passati esplora la sessualità al di fuori della coppia, con un approccio molto aperto, molto laico nei confronti dell’amore, tra segreti e bugie, gelosie che si riaccendono, imbarazzi che si sbloccano, tabù che si superano. Il pilastro, anche cinematografico, della fedeltà coniugale, dell’amore romantico totalizzante, Ann Sirot e Raphaël Balboni – che sono, loro stessi, una coppia anche nella vita – lo smontano, lo demoliscono, con nordica serenità, e con tocco leggero di commedia.