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Elezioni americane: quando si affida agli artisti il candidato perde

Quando gli artisti sostengono il candidato... bisogna stare attenti. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

lunedì 11 novembre 2024 - Focus

John è un cittadino del Mid West, lavora in un’officina meccanica. La sera prima di rincasare si ferma in un bar a bere una birra. Quel giorno, in casa, nota una busta sul tavolo. “E’ il secondo sollecito per l’affitto” gli dice sua moglie. John accende il televisore azionando il telecomando incappa in Kamala Harris che abbraccia Brad Pitt.  La Harris, sorridente e positiva dice “Come potrò, da presidente, deludere Brad.”  

Paul e Frank sono broker seduti all’esclusivo ritrovo Clinton Hall in Wall Street.
Sono in attesa di due cocktail Manhattan. Un monitor sta trasmettendo Kamala Harris infervorata in un comizio. Paul dice: “Credo che valga la pena di darle fiducia, l’altro è troppo… pericoloso.” 

Ma Brad Pitt è in buona compagnia, c’è una larga fascia di “amici della Harris”. Artisti ultrapopolari.   
Beyoncé ha sostenuto Kamala Harris, concedendo di utilizzare la sua canzone "Freedom". Così come ha fatto Katy Perry con la sua Woman’s World.
Barbra Streisand, voce potente della cultura ebraica, storicamente schierata coi democratici, non ha risparmiato le parole: "Trump è un bugiardo patologico", 
Eminem, rapper influente nel mondo della musica popolare, ha supportato la Harris cantando "Love Yourself" con Barak Obama.
Jane Fonda, da sempre impegnata sui temi sociali, ha girato un video in cui dichiara il suo appoggio alla Harris.

Tutti i nomi fatti sono solo la cosiddetta punta dell’iceberg. E’ gente famosa, ricca, che conduce una vita favolosa. Sono l’immagine dorata del sogno americano.  John dice a sua moglie: “Siamo noi che non dobbiamo essere delusi. Chi se ne frega di Brad Pitt. Non abbiamo niente a che fare con quella Harris.”   
 
Est e ovest.
Le due coste sono quelle della cultura, dello spettacolo, dell’editoria. E’ l’America progressista dei “Paul” e dei “Frank”. Ma in mezzo ci sono gli stati come il Mid West, sono numerosi, così come sono molto numerosi, sono la maggioranza, i “John”, che non leggono libri e non vanno a teatro. Hanno vite ed esigenze diverse. Sono l’immagine del sogno americano di questa epoca, che è sfumato. L’american dream è finito. Adesso c’è la realtà. La verità. E il candidato Donald Trump lo ha capito. Benissimo.  

Tesi
In un mio editoriale del 2009 focalizzavo una tesi che si è rivelata esatta: 

“Quando gli artisti sostengono il candidato... bisogna stare attenti. Inoltre: tutto il mondo è paese. Il mare è immenso, dovrò selezionare personaggi e momenti. Ma la tesi verrà fuori. Elezioni politiche del 2008: durante l’ultimo comizio di Walter Veltroni a Roma, erano presenti sul palco: Virzì, Ferilli, Fassari, Rosi, Ovadia, Isabella Ferrari, Scola, Melato, Morante, Ozpetek, Buy, Orlando, Guerritore, Archibugi, le sorelle Comencini. Qualche giorno prima Veltroni si era fatto fotografare con George Clooney. Insomma, testimonial pesanti. Infatti ... vinse Berlusconi. L’immagine Clooney-Veltroni non era stata capita. Emergeva con troppa evidenza il contrasto: nella differenza di quei due volti, nella diversità fra sogno e realtà, fra cinema e politica. Ma cosa c’entrava il “bell’americano”? La gente si è smarrita. E i nomi del palco erano, in prevalenza, i corpi e le facce dell’ultimo cinema italiano, spesso depresso, poco aderente al Paese reale, e per pochi eletti. La gente non si è... identificata.” 


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