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Un’intera rassegna dedicata al cinema delle donne sudamericane è ora in streaming su MYmovies ONE

Un’ampia selezione di titoli diretti da registe esordienti o già affermate. Un lungo viaggio disponibile in abbonamento fino all'8 giugno.
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di Silvia Guzzo

mercoledì 8 marzo 2023 - mymoviesone

In occasione della festa della donna, l’8 marzo inizia una rassegna dedicata al Cinema delle donne sudamericane, che promuove la produzione del continente attraverso titoli diretti da registe affermate ed emergenti. Articolata in corti e lungometraggi, e spaziando tra tematiche sociali di ampio respiro raccontate attraverso documentari e fiction, la rassegna sarà disponibile sulla piattaforma online grazie all'abbonamento MYmovies ONE. Ci sarà tempo per tre mesi, fino all’8 giugno, per guardare tutti i film.

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Tra i tredici lungometraggi disponibili, come non partire dal documentario di Lucrecia Martel, affermata regista e sceneggiatrice argentina, vincitrice nel 2019 del Premio Robert Bresson e il cui ultimo lavoro, il dramma storico Zama, ha tra i produttori Pedro Almodóvar. Il suo La otra, documentario del 1989, è dedicato ai desideri e alle lotte di cinque travestiti che, tra dolore ed euforia, trasportano lo spettatore in un universo policromo, fatto di piume, trucco ed esclusione. 

Con nombre del flor di Carina Sama ci fa volare invece a Buenos Aires, in una casa di riposo dove soggiorna Malva, una donna di novantacinque anni, che nel corso della sua vita è stata cuoca, scrittrice e sarta. Dopo aver conosciuto Malva nel corso delle riprese di Madam Baterflai, Sama ha deciso di dedicarle un film: un travestito che supera di tre anni la vita media dei trans non può che aver vissuto un’esistenza fuori dal comune, attraversando fasi storiche e culturali in cui le differenze erano abissi di marginalità.

Alla maternità e agli stereotipi che la circondano sono invece dedicati Mae solo e Malamadre: rispettivamente un racconto autoriale delle esperienze di due madri single che vivono nella periferia della città di Salvador e un’indagine del lato nascosto della maternità, diretto dalla regista Amparo Aguilar che si addentra nell’argomento dalla sua stessa trincea di madre.


Mujeres de la Mina parla invece di alcune lavoratrici straordinarie: Domitila, Lucia e Francisca. Minatrici a Cerro Rico de Potosí, in Bolivia, hanno dovuto farsi strada in un ambiente spiccatamente maschile. Le tre donne si raccontano, rivelando la propria intimità e le loro storie di lotta e resistenza.


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Mujeres de la mina è un documentario su tre donne che vivono e lavorano nelle miniere di Cerro Rico de Potosí, in Bolivia, emblema del saccheggio coloniale. Nelle miniere, il lavoro è un lavoro da uomini e le donne sono l'anello più precario e maledetto del sistema. 

La regista e direttrice della fotografia Mariana Viñoles è invece l’autrice di Mi casa en el Valle ed El gran viaje al pais chiquito, due documentari dedicati a vite straordinarie: quelle di sei donne della comunità di Casavalle e di due famiglie di rifugiati di guerra siriani in Uruguay.

Docufilm politico ma anche saggio audiovisivo, Retiros (in)voluntarios sviluppa inoltre un’indagine che collega l’intimità della storia personale della regista, produttrice e sceneggiatrice argentina Sandra Gugliotta a un conflitto globale sulle imprese, denunciando le conseguenze delle politiche neoliberiste sui lavoratori in un lungometraggio che aspira all’unione del particolare con l’universale, passando dall’individuo al collettivo.

Nel ritratto di grandi donne si cimentano invece Yvonne e Torre das donzelas. Il primo tratteggia una possibile immagine di Yvonne Pierron, una suora francese arrestata e scomparsa durante la dittatura argentina, che si salvò andando in esilio nel suo Paese. Il secondo è diretto dalla cineasta brasiliana Susanna Lira e raccoglie le testimonianze dell’ex presidente del Brasile Dilma Rousseff. Nata in una famiglia borghese e dopo aver ricevuto un'educazione universitaria, da giovanissima maturò posizioni politiche marxiste e cominciò la militanza guerrigliera partecipando alla lotta armata contro la Dittatura militare brasiliana. Si ritrovò per questo costretta a trascorrere tre anni in prigione: il documentario raccoglie le parole di Dilma e dei suoi ex compagni di carcere, presentando attraverso i frammenti dei loro ricordi un’installazione simile allo spazio detentivo in cui erano rinchiusi.


Torre das donzelas raccoglie le testimonianze dell'ex presidente Dilma Rousseff e dei suoi ex compagni del carcere di Tiradentes a São Paulo.

Tra i tanti corti a disposizione, Barrunto, Eres tu e La hija indigna raccontano, fra finzione e realtà, diversi tipi di rapporti difficili tra padre e figli. Acmé e Imilla mettono poi in scena in modo differente tematiche relative alla comunità LGBTQ+, il primo avvicinando lo spettatore alla vita di due persone affette da HIV nella Patagonia argentina e il secondo narrando la storia di finzione di una donna transgender chiamata nel 1980 per prestare servizio militare in una città della Quebrada Jujuy. Infine, un paio di titoli − Pega se facção e Luciérnaga − legati all’esplorazione del rapporto madre figlia in condizioni di vita complicate


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