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Sei variazioni di noir su Cinema ritrovato - Fuori sala

In streaming su MYmovies una selezione di titoli meno conosciuti ma ricchi di sorprese. ACQUISTA UN ACCREDITO. 
di Giancarlo Zappoli

Joan Crawford (Lucille Fay LeSueur) 23 marzo 1905, San Antonio (Texas - USA) - 10 Maggio 1977, New York City (New York - USA). Interpreta Myra Hudson nel film di David Miller So che mi ucciderai.
giovedì 10 giugno 2021 - mymovieslive

Il Film Noir è un genere con sue caratteristiche peculiari che fanno riferimento non solo allo stile visivo con cui si propongono le vicende ma anche a un preciso contesto sociale. Il suo sviluppo e la sua espansione si collocano tra gli anni ’40 e ’50 e non possono non risentire del clima di incertezza e di profondo disagio esistenziale causato dal secondo conflitto mondiale e dalla successiva Guerra Fredda con tanto di pericolo nucleare in costante agguato.
Ecco allora che a prevalere, sostenuti anche da direttori della fotografia che sapevano come gestire il bianco e nero sulla pellicola, sono la dimensione notturna e il contesto urbano. La città non si presenta quasi mai come un luogo favorevole ai rapporti umani ma come una ‘giungla d’asfalto’ in cui è più facile morire che restare in vita conducendo una vita onesta. Anche perché se si è maschi spesso si è o corrotti o arrivisti e si pensa di poter dominare il mondo. Non tenendo però conto del fatto che ci sono ladies che sono più dark delle notti in cui sono ambientate le vicende, seducenti ed ambigue più che a sufficienza  grazie a sceneggiatori a cui non faceva difetto una discreta dose di misoginia. Anche se questa non era una regola inviolabile.

Il percorso in streaming su MYmovies proposto da Cinema ritrovato - Fuori sala ha il pregio di far apprezzare allo spettatore numerose variazioni sul tema senza andare a scomodare i classici del genere e riuscendo così a dimostrare come la qualità potesse albergare anche in opere meno ricordate ma non per questo meno ricche di sorprese. A partire da Trapped di un Richard Fleischer che diventerà famoso con film come 20.000 leghe sotto i mariBarabba ma che qui sa come gestire una storia di falsari in cui si ringrazia in apertura il Ministro del Tesoro per la collaborazione offerta alla realizzazione del film.

Sempre il denaro è al centro di È tardi per piangere ma questa volta come elemento di corruzione di una coppia borghese che si trova in inaspettato possesso di un’ingente somma di denaro. Se lui è tentato di rivelare tutto alla polizia sarà lei a impedirglielo trovando poi la collaborazione di un detective non proprio integerrimo. Qui la variante è costituita da una cognata bella ma non dark quasi a bilanciare le note negative attribuite al personaggio interpretato da Lizabeth Scott. Il colpo di scena finale completa l’opera.

In Il mistero del marito scomparso la città di San Francisco si rivela, come si ha modo di verificare in più di un film di questo percorso, un set ideale per le ambientazioni notturne in cui domini la tensione. In questo caso la sparizione di un marito, divenuto testimone casuale di un omicidio, per il quale la consorte non nutre più molta stima, diventa un’occasione per scoprirne lati positivi sempre rimasti in ombra. Non manca però il rischio di avvicinarsi troppo a chi si mette ad interessata disposizione per aiutarla a ritrovarlo. La tecnica di rivelare allo spettatore un elemento di cui la protagonista è tenuta all’oscuro si rivela, ancora una volta, efficace.

In L’uomo che ingannò se stesso abbiamo uno sdoppiamento nei ruoli sia maschili che femminili. Se il ‘cattivo’ della situazione deve impegnarsi per allontanare dalla sua amante e da sé i sospetti che il fratello, poliziotto come lui ma onesto e alle prime armi, potrebbe iniziare a nutrire, anche le due donne che stanno loro a fianco si contrappongono come modo di interpretare la femminilità. Interessante è poi la scelta di sviluppare la narrazione come un’indagine che uno dei due conduce su se stesso.

Con Sciacalli nell’ombra Joseph Losey al suo quarto lungometraggio (con il più mirato titolo originale traducibile come Il predatore) si misura con il genere innervandolo con le tematiche che più lo interessano. A sostenerlo in questa operazione è Dalton Trumbo che all’epoca, a causa del maccartismo e della ‘caccia alle streghe’, non può firmare la sceneggiatura. Ciò che qui coinvolge è il ritratto psicologico del tentativo di rivalsa di un poliziotto frustrato nei confronti di chi ha avuto successo e denaro. A farsi irretire è la consorte del suo target seducente al punto da fargli pronunciare la battuta: “Nelle banche non tengono il denaro in bella vista. Evitano le tentazioni” e convinta che enunciare frasi come “molte cose buone non sono eccitanti” sia sufficiente per salvarla dalla passione extraconiugale. 

Due attori di grosso calibro (Joan Crawford e Jack Palance) si confrontano infine in So che mi ucciderai sostenuto da un’eccellente fotografia nonché dalla colonna sonora di un maestro come Elmer Bernstein praticamente agli esordi. Il ruolo della dark lady qui spetta a Gloria Grahame mentre il personaggio della Crawford è costretto, per difendersi, a ordire una trama difficile da sostenere con la necessaria perfidia.


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