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Mi chiamo Altan e faccio vignette: che Festa dei lavoratori sarebbe senza l'operaio Cipputi?

Dal 1° al 4 maggio la Cineteca di Bologna porta nella Sala virtuale di MYmovies il documentario di Stefano Consiglio. Acquista - €3,00

venerdì 1 maggio 2020 - mymovieslive

Se c'è qualcuno che non può mancare alla Festa dei lavoratori, è l’operaio Cipputi: da oggi fino al 4 maggio la Cineteca di Bologna porta su MYmovies il documentario di Stefano Consiglio Mi chiamo Altan e faccio vignette (affiancato negli stessi giorni dalla distribuzione sulla piattaforma del capolavoro di Charlie Chaplin Tempi Moderni), presentato il primo maggio alle 18:30 dal direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli in un’intervista evento su MYmovies, con Altan e la regista Alice Rohrwacher. I biglietti virtuali per i due film avranno il costo di tre euro, con una validità di 24 ore.

CIPPUTI SIAMO NOI

Chi legge Altan, spiega il fumettista all’inizio del film, lo fa perché riconosce se stesso. E riconoscere se stessi, soprattutto se si appartiene a una minoranza, è confortante. Ma rispecchiarsi in uno come Altan è di per sé un controsenso: il disegnatore di Treviso è un uomo che scappa dalle interviste, introverso e taciturno, difficile da inquadrare, insofferente a qualsiasi etichetta. Persino a quella di uomo di sinistra.

Ex studente di architettura vissuto nella Milano degli anni di piombo, Altan frequenta cellule della sinistra extraparlamentare e gruppi maoisti, ma si sente sempre a disagio – lo racconta lui stesso - ogni volta che davanti agli operai in lotta per il salario “arrivavamo noi e gli dicevamo di mettere i fiori nei cannoni. Distribuivamo i volantini in fabbrica e loro, giustamente, ci chiedevano se fossero banconote”. Il suo Cipputi, operaio metalmeccanico, nasce nella Milano di fine anni Settanta ed è perfettamente consapevole di trovarsi al tramonto di un mondo: Altan stesso ammette di tirarlo fuori oggi solo “per cose importanti” – la difesa della Costituzione o dei diritti fondamentali - come fosse un veterano richiamato in servizio per l’emergenza.
 

E se Cipputi è un’ icona della sinistra in estinzione, quella degli operai che votano a sinistra (“I primi leghisti erano Cipputi che avevano smesso di votare”), Altan è la coscienza critica della sinistra dialettica, quella che mette in dubbio tutti e soprattutto se stessa.
Ilaria Ravarino

Altan rifugge le luci e la popolarità, vive nel magnifico isolamento nella sua villa ad Aquileia e spesso – per citare una delle sue più belle vignette - gli vengono in mente “cose che non condivide”. Rifiutando categoricamente il ruolo di guru (e dire che la sinistra è tutta per lui: nel documentario parlano Paolo Rumiz, Ezio Mauro, Stefano Benni, Michele Serra), Altan si racconta come un uomo in lotta “per resistere ogni giorno alla tentazione del luogo comune”, che parla di cose “che conoscono tutti” e trova ispirazione per quello che scrive “in tabaccheria e in panetteria, i luoghi che frequento di più”.

LA PIMPA: L’IMMAGINAZIONE AL POTERE

La Pimpa nasce nel 1975, lo stesso anno di Cipputi (il nome, spiega il documentario, è una storpiatura della parola “bimba”, nomignolo di un’amica del disegnatore). Pur non godendo agli occhi degli intellettuali lo stesso rispetto di un Cipputi, Pimpa è uno dei progetti più personali e autobiografici di Altan, con quel mondo “quasi ottocentesco” ricalcato sulla sua prima casa bolognese, e il padrone/amico/padre Armando che altri non è che Altan stesso, con in testa il casco dell’amata bicicletta (altra sua grande passione). Ed è singolare che proprio un personaggio così apparentemente “apolitico” come il buffo cane a pallini rossi sia diventato protagonista di una serie di meme antagonisti, diffusi sul web a partire dal 2019 ma “esplosi” durante la quarantena, in cui la Pimpa “fabbrica molotov”, “studia l’ortodossia socialista”, “caccia i fascisti” o “prepara la rivoluzione”.

Come se la rete avesse captato, esprimendolo in satira, quel filo rosso che lega i due personaggi di Altan, come due facce della (stessa?) sinistra: da una parte Cipputi con la sua coscienza di classe e la lotta contro i padroni, dall’altra la Pimpa con l’immaginazione al potere, e la forza di cambiare il mondo guardandolo con gli occhi più liberi che ci sono – quelli dei bambini.


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