L'esordio di Giorgio Tirabassi alla regia è un film con qualche pecca ma ricco di buone intenzioni. Da giovedì 13 giugno al cinema.
di Paola Casella
Rufetto e Nello non ne combinano una giusta: a 50 anni non hanno né un lavoro né una casa, anche perché sono appena usciti di prigione dopo aver scontato quattro anni per una rapina andata a male, tanto per cambiare. Ma la lezione non sembra essere servita poiché Rufino cerca di organizzare un nuovo colpo, e non uno normale, uno che consenta ai due amici di svoltare e compiere finalmente "il grande salto". Sua moglie Anna e suo figlio Luca invece vorrebbero solo fare una vita normale e poter lasciare la casa dei genitori di lei, che detestano Rufino considerandolo un fannullone portatore di guai. Del resto sembra che siano i guai a cercare Rufino e Nello, tant'è che quest'ultimo si convince che il loro karma sia particolarmente infausto. E vista la quantità di sventure che i due si tirano addosso c'è quasi da dargli ragione.
Il grande salto, esordio alla regia del lungometraggio di Giorgio Tirabassi, che ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Daniele Costantini e Mattia Torre e che interpreta il ruolo di Rufino, è una sorta di racconto picaresco che vede protagonisti due disgraziati di quelli che sarebbero piaciuti a Dino Risi e a Monicelli, a Citti e a Steno.