C'è poco di originale, ma ritmo, messa in scena e interpretazioni funzionano. L'8, 9 e 10 aprile al cinema e dal 19 aprile su Netflix.
di Andrea Fornasiero
Santo Russo, è un giovane calabrese che finisce ancora adolescente a Buccinasco, dopo che il padre è caduto in disgrazia con la 'ndrangheta. Qui cerca di mimetizzarsi, impara l'idioma locale e, trascorso ingiustamente un periodo in carcere, inizia a farsi strada nella criminalità. Le cose gli vanno bene, ma solo fino a un certo punto, tanto che si reinventerà come imprenditore, ovviamente con le mani in pasta in affari sporchi e pure coinvolto nel traffico di eroina. Santo sembra avere tutto, compresa un'artista come amante che lo circonda della bella società, ma la moglie molto cattolica inizia a capire chi ha sposato davvero...
L'evoluzione della criminalità a Milano dagli anni 60 agli anni 90, dalle bande di rapinatori e sequestratori, fino all'edilizia e alla droga, viene raccontata attraverso l'epopea di un camaleontico e ambizioso meridionale. Niente di nuovo sotto il sole, ma le interpretazioni, la messa in scena e il ritmo funzionano.