Una commedia-idea che si esaurisce sul nascere: a uno spunto interessante non fa seguito un adeguato sviluppo narrativo. Recensione di Paola Casella, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
E se improvvisamente vi ritrovaste negli anni '80? È quello che succede a tre improbabili amici che hanno fatto dell'arte di arrangiarsi uno stile di vita.
Siamo a Roma nel 2018 e i tre decidono di organizzare un "Tour Criminale" alla scoperta dei luoghi simbolo della Banda della Magliana. Ma per uno scherzo del destino è proprio nel 1982, fra i componenti di quella banda criminale, che i nostri eroi si ritrovano catapultati.
Non ci resta che il crimine è una tipica commedia-idea dove l'idea di partenza è promettente, peccato che lo spunto si esaurisca subito. Le gag allineate come birilli vanificano il potenziale di una storia che poteva far leva sui nostri ricordi.
Edoardo Leo nei panni di Renatino conserva una dolente ironia nell'interpretazione di un delinquente controvoglia e salva questa storia di fresconi in libertà.
In occasione dell'uscita al cinema di Non ci resta che il crimine (guarda la video recensione), Roberta Azzarone interpreta la recensione di Paola Casella.