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«Gli eroi di Searching? Hanno colori diversi dal 'bianco Trump'»

Aneesh Chaganty racconta il suo pluripremiato film, thriller narrato interamente attraverso lo schermo di un computer, anzi due. Dal 18 ottobre al cinema.
di Paola Casella

Searching

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John Cho (51 anni) 16 giugno 1972, Seul (Corea del sud) - Gemelli. Interpreta David Kim nel film di Aneesh Chaganty Searching.
martedì 16 ottobre 2018 - Incontri

Aneesh Chaganty ha 27 anni, è figlio di immigrati indiani, è Democratico (e su Twitter non perde occasione di tirare frecciate a Donald Trump), logorroico e ipertecnologico. Dopo aver indossato i Google Glass si è inventato uno spot per promuoverli, ed è entrato nel dream team dei cinque creativi provenienti da tutto il mondo adibiti a pubblicizzare il marchio Google dal quartier generale di New York. Dopodiché si è trasferito a Los Angeles con l'obiettivo di fare cinema e boom, il suo primo lungometraggio, Searching (guarda la video recensione), è stato presentato al Sundance Film Festival dove ha vinto il NEXT Audience Award, per poi conquistare anche l'Alfred P. Sloan Feature Film Prize.

La peculiarità di Searching, è di essere un thriller che narra la sua storia interamente attraverso lo schermo di un computer, anzi due: quelli di un padre americano di origine coreana e di sua figlia, scomparsa da un giorno all'altro in circostanze misteriose.
Paola Casella

Come le è venuta l'idea di raccontare la storia in questo modo insolito?
Mentre lavoravo da Google mi è stato chiesto di girare una serie di cortometraggi la cui narrazione si svolgesse sul monitor di un pc. Così insieme al mio cosceneggiatore Sev Ohanian, anche lui parte del team di Google, abbiamo pensato ad un racconto di 8 minuti intitolato Search, su un padre che cerca la figlia uscita con gli amici attraverso il computer della ragazza. Google si è innamorato dell'idea e ha suggerito: perché non ne fate un lungometraggio? Ed erano pronti a finanziarlo. Ma io inizialmente ho risposto no.

Perché mai?
Perché morivo di paura! Mi sembrava una sfida troppo grande, e anche un gesto di estrema presunzione. Soprattutto non volevo allungare a dismisura un'idea che era stata concepita per un corto. È allora che ho avuto un'illuminazione.

Quale?
Ho capito che dovevamo scrivere una storia che funzionasse in maniera convenzionale e rispettasse i codici del genere thriller, e solo dopo avremmo potuto pensare ai mille stratagemmi per raccontare quella storia attraverso lo schermo di un computer. L'imperativo era non fare un "film per smanettoni" ma raccontare una storia emotivamente coinvolgente che facesse dimenticare al pubblico che è narrata attraverso un monitor.


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In foto una scena del film «Searching.
In foto una scena del film «Searching.
In foto una scena del film «Searching.

Il vero elemento thriller del film sembra essere la quantità di informazioni che una teenager può nascondere ai suoi genitori muovendosi in Rete.
Fino a 15 anni fa se volevi proteggere tuo figlio gli dicevi di non parlare con gli sconosciuti per strada e non addentrarsi in luoghi impervi e bui. Oggi il computer di un teenager è una foresta piena di quegli sconosciuti che non vedono l'ora di adescare i ragazzi, e i genitori non hanno alcun modo di controllare con chi i loro figli comunicano, o di cosa parlano. Noi abbiamo fatto leva su quel livello di mistero e quella paura genitoriale. Ma non volevamo sottolineare solo gli aspetti pericolosi della Rete e della tecnologia in generale. Io non credo che la tecnologia sia buona o cattiva, credo che si debba avere una visione olistica che ne comprenda sia gli aspetti positivi che quelli negativi.

Lei ha scelto come protagonista di Searching non una famiglia wasp ma una di origine coreana. C'entra qualcosa con il fatto che lei è figlio di immigrati?
Certo. I miei genitori sono arrivati negli Stati Uniti dall'India alla fine degli anni '80 e per me è essenziale raccontare storie con protagonisti di un colore diverso dal "bianco Trump". È ora che Hollywood mostri la varietà di individui che compongono la società americana. Mi ricordo il mio disappunto, da bambino, nell'accorgermi che sul Disney Channel non si vedeva nessun eroe indiano, e se c'era qualche personaggio minore che mi assomigliava era in genere uno stereotipo usato a effetto comico. Allora mi sono detto: se mai avrò l'opportunità di girare un film, i protagonisti saranno persone che assomigliano a me e ai miei amici non anglosassoni.

Come mai ha scelto proprio una famiglia coreana?
Perché mentre cominciavamo a scrivere la sceneggiatura ho conosciuto John Cho (il Sulu di Star Trek, ndr), che è un attore straordinario, e ho immediatamente pensato che sarebbe stato perfetto nel ruolo del protagonista della storia. Da quel momento abbiamo ritagliato il personaggio su di lui, e di conseguenza anche la figlia è diventata una ragazza di origine coreana, interpretata dalla giovanissima Michelle La.

Prossimi progetti?
In autunno inizieremo a girare con la stessa squadra che ha lavorato su Searching un nuovo thriller, dal titolo Run, protagonista una teenager che sospetta la madre di nasconderle un segreto. Posso solo assicurare che non avrà nulla a che vedere con la tecnologia!


RECENSIONE

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