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E il cinema si prese l'arte

Un'invasione a getto continuo, fino al grande successo di Caravaggio - L'anima e sangue, il documentario d'arte più visto di sempre.
di Pino Farinotti

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lunedì 26 febbraio 2018 - Focus

Nel cinema è il momento dell'arte. L'invasione è stata, ed è, larga e propizia. A getto continuo. Final Portrait - L'arte di essere amici (guarda la video recensione), uscito da poco dalle sale, firmato da Stanley Tucci, racconta parte della vita di Alberto Giacometti (1901-1966), pittore, soprattutto scultore svizzero, che ha lasciato segnali profondi nell'arte del Novecento esplorando diverse correnti, ispirandosi all'arte africana e al cubismo, con passaggio al surrealismo per poi assestarsi su una posizione sua personale di ricerca sullo spazio e il suo limite. Il film prende spunto dal diario dello scrittore americano James Lord, "A Giacometti portrait". Accadde che Lord commissionasse all'artista un ritratto senza tener conto del suo carattere del tutto inaffidabile. L'opera non fu mai finita. Giacometti si giustificava dicendo che "l'incompiutezza è nell'opera d'arte". Lo svizzero, personalità "maledetta", tutta eccessi, ingestibile e imprevedibile, è un perfetto soggetto da cinema, come lo sono spesso gli artisti.
Dunque, è il momento della pittura, quella grande, e che il cinema se ne interessi è un'ottima notizia, il rapporto fra la "disciplina" cinema e la pittura arte nobile è naturale. E quante volte l'estetica del cinema si è ispirata all'arte, sempre guadagnandoci. Di questi tempi l'arte ha successo. All'esterno dei musei e delle rassegne si formano lunghe code.

Molti dei maestri storici, sono stati raccontati nei film. Per la loro arte e per la loro vita, spesso decisamente cinematografica.
Pino Farinotti

La lista sarebbe lunghissima, sto alle "categorie": il Rinascimento, i fiamminghi, e poi, bacino vastissimo, gli impressionisti. Alcuni artisti sono veri attori protagonisti più volte, come Caravaggio con un Amedeo Nazzari che lo faceva già nel 1941, e poi Picasso, in tanti film, Modigliani con la sua perfetta vita da maledetto e Van Gogh, il più filmato, giustamente. Tutti nomi che fanno parte della memoria popolare. E qui ecco l'evoluzione: il cinema si impegna in una ricerca, possiamo chiamarla così, diversa. Andy Warhol, pop-inventore, importante, non solo pittore, è stato rappresentato il giusto. In quanti conoscevano Frida Kahlo prima del film? E poi ecco la "ricerca" su nomi di una memoria... un po' meno popolare, come Basquiat e Pollock. E siamo sempre alla cosiddetta punta dell'iceberg. Ricordabile è Loving Vincent (guarda la video recensione) di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, un film fatto di 65mila fotogrammi che 125 artisti provenienti da tutto il mondo, hanno dipinto su tela. Opera geniale che, notizia non banale, ha stabilito record di incassi.


Final Portrait - L'arte di essere amici di Stanley Tucci.
Egon Schiele di Dieter Berner.
Loving Vincent di Dorota Kobiela e Hugh Welchman.

Veniamo a questi giorni. Sono appena passati: Egon Schiele, di Dieter Berner e L'arte viva di Julian Schnabel di Pappi Corsicato. Non c'è dubbio che Schiele (1890-1918) abbia lasciato eredità importanti, e che Schnabel sia uno degli artisti più in vista della cultura newyorkese, che detta regole nel mondo. Nel film, Egon Schiele viene raccontato secondo la sua arte e la sua vita senza che il regista Berner debba ricorrere a licenze o a invenzioni. L'artista austriaco non ne ha bisogno e parte da un tratto identitario più che favorevole, l'erotismo. Quei corpi di donne sensuali e provocatorie sono un precedente dal quale poi è stato difficile prescindere. Schnabel che getta colore imprimendolo su tele gigantesche, con le mani o con indumenti intrisi di olio e acrilici, è un'immagine iconica del contemporaneo.

Mario Martone ha appena ultimato il montaggio del suo Capri-Batterie che prende il titolo da un'opera di Joseph Beuys (1921-1986), uno dei più controversi e carismatici nomi del movimento concettuale, nel senso che l'arte va estesa ad ogni aspetto della vita.
Pino Farinotti

Poi c'è Wilhelm Diefenbach (1851-1913), figura centrale del film. È stato uno dei precursori del nudismo e del movimento pacifista, professava l'amore libero e l'ateismo. Si insediò a Capri con un gruppo di amici. L'isola non recepiva quelle pratiche così strane: gente che si stendeva nuda sulle rocce, o magari camminava nelle vie della città.
La tendenza non si ferma. Ecco l'ennesima rivisitazione di Michelangelo Merisi: Caravaggio - L'anima e il sangue, diretto da Jesus Garces Lambert. Con un dato inaspettato e magnifico: è il documentario d'arte più visto di sempre, in vetta al box office nei tre giorni di programmazione, con 130 mila spettatori per un incasso di 1 milione 200 mila euro.


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