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I 100 anni di Kirk Douglas: nessuno, vivo, come lui

L'attore, un mito della storia del cinema, compie oggi un secolo. Nel 1996 il premio Oscar alla Carriera.
di Pino Farinotti

Kirk Douglas (Issur Danielovitch Demsky) 9 dicembre 1916, Amsterdam (New York - USA) - 5 Febbraio 2020, Beverly Hills (California - USA).
venerdì 9 dicembre 2016 - Focus

Nel film Sfida all'O.K. Corral (Sturges 1957), Kirk Douglas è Doc Hollyday, il medico pistolero alcolizzato amico dello sceriffo Wyatt Earp - Burt Lancaster. Douglas ha un accesso di tosse, Lancaster gli dice: "se smettessi di bere camperesti cent'anni". Ebbene, Douglas, compie cento anni. Augurio propizio, quasi un sortilegio. Kirk Douglas ha attraversato sette decenni di cinema, da Lo strano amore di Marta Ivers (1946) a Illusion (2004). La stagione che più lo identifica sono gli Anni Cinquanta, che è il decennio d'oro del cinema del mondo. Se devo dare una dimensione ai grandi, eroici vecchi penso a Connery, Eastwood (86) e penso all'ottantenne Redford. Magari, per appeal ed esempi, possono anche cercare di competere, ma l'assenza nel decennio d'oro non è recuperabile. In quelle stagioni Kirk era nei western superclassici, come Il grande cielo (Hawks 1952) e Sfida all'O.K. Corral, è stato il giornalista cinico ne L'asso nella manica (Wilder 1951), il produttore senza scrupoli ne Il bruto e la bella (Minnelli 1952),Ulisse (Camerini 1954), Van Gogh, performance strepitosa, in Brama di vivere (Minnelli 1956), l'ufficiale eroe in Orizzonti di gloria (Kubrick 1957). Voglio considerare il 1960 l'ultimo anno dei cinquanta e ricordo Noi due sconosciuti (Richard Quine), rapinosa storia d'amore con Kim Novak.

Il film che forse più lo rappresenta è Spartacus (Kubrick), dove l'attore era anche produttore. Titolo importante che racconta le vocazioni di Douglas, intelligenza, creatività, coraggio.
Pino Farinotti

Accadde che il film fosse scritto da Dalton Trumbo, comunista, iscritto nelle liste nere di McCarthy. Trumbo avvertì Douglas che il suo nome scottava, poteva essere molto pericoloso. Avrebbe accettato, lo scrittore, di firmare con uno pseudonimo. Ma Douglas fu deciso: "L'hai scritto tu e sarai nei titoli". Come produttore dovette vedersela col regista più rognoso della storia del cinema, Stanley Kubrick. Douglas diceva: "Stanley mi ha tolto qualche anno di vita". Sappiamo adesso che non è così. In tutto questo, un dato anomalo, un paradosso: Kirk Douglas non ha mai vinto l'Oscar. Doverosamente glielo hanno attribuito alla carriera nel 1996.


In foto una scena di Spartacus.
In foto una scena di L'asso nella manica.
In foto una scena di Orizzonti di gloria.

Nel 1988 firmò la sua autobiografia, "Il figlio del venditore di stracci". Raccontava tutto, a partire dai suoi genitori, ebrei bielorussi emigrati in America all'inizio del secolo scorso. E poi la premessa di un predestinato: buoni studi, laurea in lettere e diploma all'Accademia di arti drammatiche di New York. E non mancano le recite studentesche e i piccoli ruoli a Broadway. Un produttore gli consiglia di cambiare nome e così Issur diventa Kirk - personaggio di un fumetto amato - e Danielovitch diventa Douglas, come si chiamava la sua insegnante di dizione. Poi arriva il cinema. Kirk ha trent'anni, e ce l'ha fatta. In quel 1988 Douglas venne in Italia e fu ospitato al "Maurizio Costanzo Show". Se ne stava seduto col suo libro in mano ma tutti gli domandavano altre cose, il solito gossip: il grande seduttore, le dive nel suo letto. A un certo punto si scocciò: "sono qui per il mio libro, altrimenti posso andarmene".

In quei giorni lo incontrai a Venezia, al festival. A una cena teneva banco, sorridente, seduttivo, veloce, proprio come nei suoi film. Quando ebbi modo di parlargli gli dissi che avevo letto il suo libro.
Pino Farinotti

Memore del "Costanzo Show" sembrò non fidarsi. Mi chiese "Cosa le è piaciuto, in particolare?". Fui pronto, perché il libro l'avevo letto davvero. "Quando lei è a una cena e all'improvviso si spegne la luce. Quando riapre gli occhi vede una decina di camici bianchi che la osservano. Stanno discutendo sul bypass che devono applicarle." Sorrise, avevo conquistato la sua fiducia. Aggiunsi "... e quando, per caso, in quello stesso ospedale, lei vede la cartella clinica, voluminosa, del suo amico Burt Lancaster." Adesso avevo anche la sua simpatia. Volli strafare, dissi: "Vi ho visto insieme, due anni fa, in quel film, Tough Guys. Lei sembra un ragazzino, in palestra, con la corda, le parallele." Allora si rivolse alla signora al suo fianco, la moglie. "Ma Anne... questo ragazzo sa tutto, tutto." Un altro riscontro: quel bypass ha funzionato. Fa impressione pensare a quel 1916: Francesco Giuseppe, quello di Sissi, era morto da venti giorni, Mussolini faceva ancora il giornalista, Hemingway non aveva ancora pubblicato, si moriva di infezioni perché non c'era la penicillina.
Sulla sua... permanenza, fisica e metafisica, è come se Kirk ci dicesse: " Intendo rimanere, fino a quando farete un film bello come il mio Spartacus. Chissà, potrei arrivare a compiere due secoli...".


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