Chi era Phil Karlson e perché parlano poco di lui. Semplice: un regista della vecchia guardia hollywoodiana (classe 1908!) abituato a tacere e sparare (dall'inglese "to shoot" che vuol dire anche "girare"). Uno di quegli artigiani della settima arte ai quali nessuno dedicherà mai una monografia, al massimo un articolo come questo, e che pure hanno saputo regalare film bellissimi (Karlson primizie come Il quarto uomo, 1952, La città del vizio, 1954, e la serie di Matt Helm). I Phil Karlson di ogni epoca ci stanno simpatici più di altri colleghi blasonati. Ad esempio: Louis Leterrier è uno apparentemente anonimo ma bravo. Nato a Parigi nel 1973, si diploma alla Tisch School of the Arts di New York per poi tornare in Francia a farsi le ossa come runner, il "ragazzo di bottega" dei set. Come sapete, vive nell'esagono un signore, Luc Besson, dalle molte attività. Produttore, regista, sceneggiatore, fondatore della principale impresa europea di cinema (EuropaCorp) e talent scout. Besson si accorge che Leterrier è sveglio e lo promuove di ruolo in ruolo, fino a fargli dirigere The Transporter (2002).

The Transporter è quasi l'emblema dei film d'azione degli anni Zero, figlio bastardo della Generazione 97 di Hong Kong (infatti le coreografie marziali sono di Corey Yuen). Come sempre in Besson, la storia si può tranquillamente scrivere dietro un francobollo: un certo Frank Martin, interpretato dall'ex tuffatore inglese Jason Statham riciclatosi nelle MMA (arti marziali miste), trasporta merci illegali, qualcuno lo frega, lui si arrabbia. Stop. Il resto sono inseguimenti e lotta con un dispiego minimo e non invasivo di CGI (effettacci da videogame). Le macchine si distruggono sul serio e il protagonista non ha controfigure. Proprio così la vogliamo 'sta robaccia. Meglio ancora Leterrier con il secondo film, Danny the Dog (2005), con il grande Jet Li. La storia su due francobolli. Danny viene allevato dal boss Bob Hoskins come un cane al guinzaglio finché si accorge che c'è vita oltre la cuccia, e si arrabbia. Botte da orbi. Anche qui, fiumi di birra. A concludere la trilogia "junk" il sequel Transporter: Extreme. Frank Martin trasporta a scuola il figlio di un politico, un cattivo interpretato da Alessandro Gassman appassionato di kendo lo rapisce, lui si arrabbia. Il resto è tutt'altro che noia. Evviva.

Poi Leterrier diventa serio, passa dalla Hollywood finta ma ruspante di Parigi a quella vera e ricca di Los Angeles, dove dirige L'incredibile Hulk con Edward Norton (2008). Un cinecomix di cui non si serberebbe memoria se non fosse per la colossale scazzottata finale tra il gigante verde e la sua nemesi Tim Roth, detto Abominio. Al regista tocca anche il remake di Scontro tra titani (2010), tremendo, ma qui sta il bello dei Phil Karlson-Louis Leterrier di ogni epoca: il mestiere applicato all'improbabile, persino al brutto assoluto. Al contrario il nuovo film del quarantenne parigino è una commedia d'azione sofisticata, Now You See Me, nelle sale dall'11 luglio dopo una partenza a razzo negli Usa. Storia di un illusionista, Jesse Eisenberg, anzi quattro: un nuovo rat pack che muove dai casinò di Las Vegas per rapinare una banca nella Ville Lumière. Giusto con un tocco di magia, certo più innocua di quella che fa sparire e riapparire fiumi di denaro nella prestidigitazione criminale chiamata "finanza". Leterrier e una metafora, incredibile. Il film coinvolge e funziona, per carità, ma noi rimpiangiamo Frank Martin. Che guida, lo fregano e si arrabbia.