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Quell'incredibile, leggendario 1962: inglese

Compiono 50 anni i Beatles, i Rolling Stones, Bond e... Connery.
di Rossella Farinotti

In foto i Rolling Stones a Londra il 12 luglio 2012.

martedì 17 luglio 2012 - News

C'è stata la celebrazione del mezzo secolo dei Rolling Stones. Nel luglio del 1962 il gruppo teneva il suo primo spettacolo "ufficiale" a Londra. Promemoria dei nomi: Brian Jones e Keith Richards alla chitarra, Mick Jagger come vocalist, Ian Stewart al piano, Mick Taylor al basso e Tony Chapman alla batteria. Ciò che hanno rappresentato è risaputo. Erano arrabbiati, con la società, con l'autorità, con tutti. Musicalmente furono una rivoluzione nella musica rock del secolo scorso. Ripresero e perfezionarono lo spirito dei bluesman precedenti. Si posero, nel privato, come modelli "omologhi" alle loro canzoni. Erano trasgressivi fino alla violenza, duri e sgradevoli. Forse più di quanto non fossero in realtà.

Anche per i Beatles vale il 1962. I nomi: John Lennon (chitarra ritmica), Paul McCartney (voce, basso), George Harrison (chitarra solista) e Ringo Starr (batteria). La "voce" era di tutti. Rispetto ai "Rolling" ebbero una rincorsa maggiore, erano già in esercizio alla fine dei Cinquanta, ma la consacrazione avvenne dopo i cosiddetto periodo di Amburgo, col primo importante contratto discografico, nel 1962, appunto. L'incidenza del gruppo di Liverpool è più larga di quella dei Rolling, riguarda il cinema, la comunicazione, anche l'arte alta, la "pop". Riguarda la moda e il comportamento. La loro musica è meno violenta di quella degli antagonisti, meno preziosa in chiave strumentale e di invenzione. È più popolare. In sostanza il codice di maggiore differenza è quest'ultimo. Tutto questo, va ribadito, è (ben più che) notorio.

Cronaca
Un inciso, di cronaca. Il 15 luglio scorso, a Londra, si esibivano in concerto Paul McCartney e Bruce Springsteen. La performance è andata oltre i venti minuti concessi e così i responsabili dello spazio hanno... staccato la corrente. Interrotta l'espressione di due dei massimi artisti dell'era moderna. Il segnale è orribile, ma è davvero dei nostri tempi. Burocrati, nichilisti, funzionari, senza memoria e cultura, decapitano un magnifico momento di musica e spettacolo, per via di una regola antirumore. Sono gli anni 2000, è il nuovo secolo.

Mentre nell'"Isola" nascevano quei fenomeni, nel resto del mondo qualcosa naturalmente accadeva. Un paio di vicende almeno, che possono essere definite epocali. L'Algeria conquistava l'indipendenza dalla Francia e si proclamava Repubblica Popolare Democratica. Un bel promemoria di cinema ce lo dà Gillo Pontecorvo con la sua famosa "Battaglia di Algeri". Il mondo, con la crisi di Cuba, quando i Russi tentarono di impiantare basi nucleari, rischia le terza guerra mondiale. Il pericolo rientra, per un soffio. Questa volta il promemoria è di Kevin Costner, col suo Thirteen Days.

Mito
James Bond, l'agente 007, nasce dalla penna di Ian Fleming nel 1953, ma la consacrazione, il mito è del 1962, con l'uscita del primo film della serie, Agente 007, licenza di uccidere. È da quell'anno che Bond diventa un codice che farà parte dello spettacolo, della cultura, del marketing, di tutto. E l'eroe è naturalmente Sean Connery, il primo agente. Bond è la serie cinematografica più lunga e importante di tutto il cinema: trenta film in cuinquant'anni. Connery, anche quando è uscito di scena, ha vampirizzato quel ruolo. Tutti quelli venuti dopo di lui hanno dovuto rassegnarsi al ruolo di surrogato. E l'attore scozzese - in questo senso il titolo corretto non porterebbe la parola "inglese", ma "britannico"- è divenuto, nei decenni, qualcosa di eterno. Simbolo generale e simbolo sessuale a... ottant'anni. È forse il divo più popolare dell'era contemporanea del cinema. Si allinea dunque con Rolling e Beatles.

Al fianco di tutta questa ... mitologia popolare ci sta un nome che non è così famigliare al grande pubblico, ma è artisticamente fondamentale. È quello di Richard Hamilton, londinese. C'è una piccola connessione con quanto scritto sopra a proposito dei Beatles, col termine "pop". Hamilton è il precursore della Pop art, quel movimento rivoluzionario che rappresentava oggetti della vita comune, del quotidiano, e dell'industria. L'artista si preparò a partire dagli anni cinquanta, ma venne riconosciuto, codificato e storicizzato, dalla mostra organizzata dal gallerista Sidney Janis, del 1962. Appunto. Wharol, Lichtenstein e Oldenburg, gli americani, raccolsero il testimone dell'inglese, più tardi. Hamilton ci sta con pieno merito nel gruppo magnifico dei "britannici".

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