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Venezia, la mostra con il buco intorno

Marco Müller e Paolo Baratta presentano la 68. edizione del festival.
di Ilaria Ravarino

Il direttore della Mostra Marco Muller.
Marco Müller (70 anni) 7 giugno 1953, Roma (Italia) - Gemelli.

giovedì 28 luglio 2011 - News

MARCO MÜLLER, i film
«Non tutte le Mostre escono col buco. A noi, invece, è riuscito benissimo». Scherza col fuoco Marco Müller durante la conferenza stampa dell'ultima edizione della Mostra di Venezia che dirigerà, causa scadenza del mandato. Si prende gioco del Buco, la ferita aperta dagli scavi interrotti del Palazzo del Cinema, non ha paura di andarsene lasciandosi alle spalle la vergogna di un cantiere mollato a metà. A raccontare, spiegare, tamponare la voragine ci penserà il Presidente della Biennale Paolo Baratta. Anche perché quest'anno, e sarà forse proprio perché è il suo ultimo anno, Müller ha messo in piedi uno dei più bei programmi mai assemblati al Lido.
Presieduta dal regista Darren Aronofsky, e composta dalla video artista Eija-Liisa Ahtila, dal musicista David Byrne, dai registi Mario Martone, André Techiné e Todd Haynes e dall'attrice Alba Rohrwacher, la giuria di Venezia 68 avrà a che fare con 22 lungometraggi in concorso, per la prima volta nella storia della Mostra dal dopoguerra a oggi tutti in prima visione mondiale. Tra i 22 lungometraggi un'opera prima, 5 opere seconde, 5 film americani e tre italiani: impossibile, secondo Müller, trovare un fil rouge che leghi insieme le pellicole. «L'unica caratteristica comune è che sono film belli, che catturano, fanno sognare e pensare. Perché dobbiamo ogni volta trovare un tema? Se proprio serve, allora potremmo dire che è la mostra degli extraterrestri, per via del film di Gipi e di quello dei Manetti Bros. fuori concorso. Oppure la Mostra dei fumetti, grazie alla presenza degli autori Gipi, Satrapi e Sono, che l'anno scorso era in Orizzonti con Pesce freddo e quest'anno si ripresenta con l'adattamento di un manga popolarissimo in Giappone».

Come ha battuto, nonostante la crisi, la concorrenza degli altri Festival?
Müller: non ci siamo spaventati di fronte alle accelerazioni della concorrenzialità. In fondo a Toronto fanno le prime nei centri commerciali, mentre noi offriamo un luogo che è il tempio del cinema... Abbiamo sentito l'affetto dei produttori e degli autori e questo ci ha permesso di trovare il giusto equilibrio nella selezione. Sono molto soddisfatto.

Sul tappeto rosso quali star sfileranno?
M.: A noi risulta che vengano tutti. So che la Winslet sabato mattina dovrà scappar via, ha un matrimonio. Chissà di chi.

Può dare qualche indizio sul film sorpresa, l'unico che ancora non ha rivelato?
M.: È un film che sta avendo alcune difficoltà produttive. Forse deve passare la censura in qualche paese...

In concorso tre italiani e cinque americani: una strategia per rendere la mostra più internazionale?
M.: Non mi pare che in programma, fuori e dentro dal concorso, ci sia cinema USA mainstream. Il film di Clooney ha un taglio molto critico, Abel Ferrara sarà a Venezia con un film sulla fine del mondo, Pacino ci porterà il suo cinema saggistico. È un tipo di cinema americano che ha bisogno della Mostra. Coppola invece non c'è perché non ha ancora finito il film: forse saprete che si tratta di un'opera interattiva, che sarà completata dagli spettatori man mano. Il suo primo bacino, naturalmente, sarà quello americano. Confesso che mi sarebbe piaciuto averlo a fine mandato, come apertura al futuro del cinema. Pochi italiani? Olmi non ha voluto partecipare al concorso: gli ho pure portato la sua polenta preferita, la primigenia, ma niente.

Madonna, fuori concorso, sarà la superstar: non teme che faccia ombra ad altri film?
M.: Anche le rockstar possono essere artisti del cinema e il film di Madonna, distribuito dalla Archibald, di sicuro non è il genere di film che immaginate. L'unica richiesta che le ho fatto è stata quella di non partecipare al concorso. Il suo film passerà giovedì 1 settembre, e la star del giorno sarà un'altra: Roman Polanski, che non sarà per ragioni giudiziarie al Lido, ma che ci ha regalato un film straordinario.

E Vasco Rossi? Ci sarà?
M.: Sì, sono felice che Vasco abbia accettato di raccontarsi in un'autobiografia filmica che vedremo a Venezia nella più giusta collocazione: a metà tra grande evento di pubblico e opera che esisterà nel suo specifico cinematografico.

Quali criticità prevede all'orizzonte?
M.: Solo le trombe d'acqua.

Quando si saprà qualcosa su chi dirigerà la prossima edizione?
M.: Io non lo so... certamente chi prenderà in mano la Mostra lo farà dopo aver considerato il bilancio delle ultime edizioni. Chi verrà, se le prenderà in dote.


PAOLO BARATTA, il buco
La voragine scontenta i turisti, fa arrabbiare i lidensi, preoccupa gli ambientalisti. Perché sotto al tappeto rosso, sotto al Palazzo del Cinema che verrà, e soprattutto sotto alle case dei veneziani, è stato scoperto il mortifero amianto. Non è un problema da poco. Come non lo è l'enorme cantiere aperto nel cuore della Mostra, transennato e inagibile, sul cui futuro è ancora tutto da decidere.

Baratta, come sta il buco degli scavi?
Baratta: Bene grazie. È più bello di prima. Grande e uniformato.

Come vive il disagio dei residenti del Lido?
B.: Mi piacerebbe che ci fosse armonia con i lidensi, perché noi stessi siamo abitanti del Lido. Cercheremo di superare i disagi insieme. Che sono di due tipi: quelli che si incontrano quando si costruisce qualcosa di grande, e quelli dovuti alla malagrazia o alla distrazione. Questi ultimi cercheremo di evitarli.

Anche l'amianto è una distrazione?
B.: Non posso permettermi di entrare nel merito della vicenda del cantieri. È una domanda da rivolgere a chi ha le informazioni per rispondere. Io posso dire che, avendo in programma un intervento intorno alla Sala Darsena per due salette di 140 e 110 posti, farò molti carotaggi e mi assicurerò che là sotto non ci sia nulla.

Perché è stata scartata l'idea di costruire il Palazzo del Cinema nel vecchio ospedale?
B.: Siamo sicuri che anche là sotto non ci sia l'amianto? Purtroppo in molte aree dell'Italia pesa la disattenzione di decenni fa, quando l'amianto era ancora un materiale molto usato, soprattutto nelle zone di mare: le cabine degli stabilimenti, per esempio, avevano il tetto di quel materiale.

Che ne pensa della sospensione dei lavori al cantiere del Palazzo del Cinema?
B.: Penso che la decisione sia stata saggia. In questo periodo in Italia non è possibile spendere così tanto per delle infrastrutture il cui servizio potrebbe essere svolto con risorse più contenute. Ora attendiamo il nuovo progetto, ma non stiamo con le mani in mano. Invece di lasciar deperire le altre strutture in vista del nuovo palazzo, ci siamo messi al lavoro per riqualificarle.

Su cosa state lavorando?
B.: Abbiamo sentito la necessità di riprenderci alcuni spazi del Lido, abbiamo chiesto al Comune di darceli in concessione, e nonostante le procedure non siano semplicissime il Comune ha approvato questo passaggio. La stessa cosa l'abbiamo fatta con l'Hotel Westin Excelsior, prendendo in affitto tutti gli spazi esterni per riattrezzarli e rimetterli in sesto. Abbiamo rinnovato la Sala Grande nello stile dell'epoca, rivalorizzando quella che è la prima sala del più antico festival del mondo, molto amata dagli autori che là si sentono in mezzo al pubblico, in una disposizione unica. Stanno terminando i lavori in questi giorni e stiamo lavorando anche ai colori, che diventeranno più scuri. Il Bar Lion's diventerà un locale nuovo gestito da noi. A disposizione della Mostra avremo tutte le infrastrutture conquistate dalla Biennale, inclusa la Caserma Pepe che stiamo ripulendo per farne un luogo di iniziative e feste. L'areoporto Nicelli sarà messo a disposizione dell'industry.

Baratta, lo rinnovano il contratto a Müller?
B.: Mi dispiace, ma io mi inchino a questo sistema. L'impaccio che si prova di fronte a una scadenza è la faccia meno piacevole della medaglia, che dal lato buono implica che nessuna istituzione possa appartenere a qualcuno. Sentirsi in transito ravviva le capacità e l'entusiasmo. Non è poi così male, non avere festival-dittature con presidenti a vita.

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