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Cannes 2010: Elio Germano miglior attore

Palma d'Oro al film di Weerasethakul.
di Giancarlo Zappoli

Elio Germano tiene alto l'onore dell'Italia
Elio Germano (43 anni) 25 settembre 1980, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Claudio nel film di Daniele Luchetti La nostra vita.

domenica 23 maggio 2010 - News

Elio Germano tiene alto l'onore dell'Italia
La 63^ edizione del Festival di Cannes si è conclusa con la vittoria di Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives. Il film, diretto dal tailandese Weerasethakul si è aggiudicato la Palma d'Oro per il miglior film. Weerasethakul ha voluto ricordare le vittime degli scontri che negli ultimi giorni hanno insanguinato le strade di Bangkok.
Il premio come miglior attore è andato ex-aequo a Javier Bardem per Biutiful e ad Elio Germano per La nostra vita. L'attore romano ha ritirato il premio dedicandolo all'Italia e agli italiani che "fanno di tutto per renderlo un paese migliore nonostante la loro classe dirigente".
Juliette Binoche si è aggiudicata il premio come miglior attrice per la sua interpretazione in Copia conforme di Abbas Kiarostami. Durante la premiazione l'attrice ha ricordato il regista Jafar Panahi, detenuto in Iran.
L'esordio di Mathieu Amalric con Tournée è stato ricompensato con il premio per la miglior regia.
Il Gran Premio della Giuria è stato assegnato a Of Gods and Men di Xavier Beauvois. Il ciadiano A Screaming Man ha vinto il Premio della Giuria. Miglior sceneggiatura a Lee Chang-dong per Poetry.

Cannes meno un quarto
Alcuni (pochi) lo scrivono e lo scriveranno. Altri cercheranno di convincersi che il loro tempo è stato speso proficuamente comunque. Sta di fatto che non si può affermare che la 63^ edizione del Festival di Cannes rientri tra quelle destinate a rimanere negli annali della manifestazione che si svolge sulla Croisette. Proviamo a spiegare il perché e anche la complessità di un giudizio. Parlare di Cannes (e giudicarlo) non significa occuparsi di una manifestazione unitaria. Perché Cannes ha (o dovrebbe avere) più anime. C'è l'indispensabile (e inevitabile?) Concorso che attrae l'attenzione dei mass media perché dovrebbe (la ripetizione del condizionale è più che mai d'obbligo) attrarre a sé il meglio della produzione mondiale.
Accanto/separatamente/sotto di esso almeno tre altre evidenti sezioni (escludendo volutamente per il momento gli eventi speciali): Un Certain Regard, La Quinzaine des Realisateurs (nata come un vero e proprio contro festival ma ormai divenuta una sorta di cugina un po' scapestrata ma comunque facente parte della famiglia) e la Semaine de la Critique. È piuttosto inevitabile che in una così ampia possibilità di scelta ognuno abbia portato a casa con sé qualche opera interessante (le recensioni dei tre inviati sul campo per MYmovies lo testimoniano).
Il problema nasce invece se, come su Google Earth si prova a guardare un po' più dall'alto lasciando in secondo piano i dettagli e osservando la struttura nel suo complesso. Senza pretendere di voler tediare con un'analisi di tutte le sezioni e riconoscendo a quelle già citate sopra la difficoltà, ma anche un po' il vantaggio di poter scegliere più liberamente (dopo che i selezionatori ufficiali hanno pronunciato i loro sì e i loro no ovviamente) proviamo ad occuparci della competizione che ha portato alla 63^Palma d'Oro. È qui che, in definitiva, finiamo col trovare evidenziati i problemi e si è costretti a porsi la domanda: problemi del cinema mondiale o scricchiolio della struttura dei grandi festival? I grandi nomi c'erano (ma in misura considerevolmente più ridotta del solito). Alcuni però sapevano tanto di ineluttabilità più che di scelta effettivamente sentita. Tanto per non fare nomi: cosa ci faceva il film di un Kitano ormai privo di ispirazione (lui stesso ce lo aveva confessato in un'opera precedente) spinto da una coazione a ripetere ormai priva di mordente a mostrarci yakuza alla ricerca di qualcuno da uccidere con variazioni sul tema? Oppure perché proporre quello che una volta si sarebbe definito come un polpettone pseudo storico come Outside of the Law di Rachid Bouchareb se non per avere la certezza di ritrovarsi un po' di reduci francesi del conflitto franco-algerino in gita di protesta sulla Croisette e per garantire ai colleghi della cronaca festivaliera dei titoli su 'Cannes blindata dalla polizia'? Oppure, perché proporre (in Concorso non come proiezione a latere dove avrebbe avuto maggior senso) un film come Fair Game, che ripropone una delle non poche pagine sporche dell'Amministrazione Bush ma lo fa con una piattezza narrativa degna di altre (minori) cause? Ovviamente senza farsi mancare un'opera come quella di Weerasethakul che è il classico film da festival che dovrebbe interessare ai critici e che finisce con il non piacere neppure a loro? Oppure gratificandoci di un film riuscito a metà come l'ungherese Tender Son.
Chi però andasse a scorrere le valutazioni da noi date ai film in Concorso potrebbe contestare il fatto che le tre stelle abbondano. È vero. Ma su 19 film (numero decisamente limitato rispetto al solito e rinforzato dall'ingresso dell'ultim'ora di Route Irish) averne cinque di cui si fatica a comprendere la presenza significa che più di un quarto del totale è deficitario (fatti poi salvi i pareri di ogni singolo recensore sui rimanenti). Viene allora da chiedersi se il problema nasca dal meccanismo di selezione oppure da una crisi mondiale che non è solo economica ma anche creativa. Qualcosa vorrà dire la constatazione che alcuni dei film più interessanti delle altre sezioni erano documentari oppure ibridi tra documentari e fiction nelle più varie forme. Forse si tratta solo di un'annata meno favorevole (come per il vino) oppure il problema è appunto più complesso e dovrà costringere a qualche ripensamento. Per il bene del cinema e dei festival stessi.

I premi
Palma d'Oro al miglior film: Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives di Apichatpong Weerasethakul
Gran Premio della Giuria: Of Gods and Men di Xavier Beauvois
Premio della giuria: A Screaming Man di Mahamat-Saleh Haroun
Miglior attrice: Juliette Binoche per Copia conforme
Miglior attore: ex-aequo a Javier Bardem per Biutiful ed Elio Germano per La nostra vita
Miglior regista: Mathieu Amalric per Tournée
Miglior sceneggiatura: Lee Chang-dong per Poetry
Camera d'Or: Año Bisiesto

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