Arriva Mick Jagger e la folla va in delirio
L'ottava giornata è cominciata con le dichiarazioni alla stampa del ministro della cultura Frédéric Mitterand che ha visitato il sito presso il quale sorgerà nel 2014 un museo sulla settima arte arricchito dai preziosi archivi del Festival di Cannes, che prevede la presenza sia di una scuola di cinema che di un hotel di lusso.
Nella giornata di ieri del Festival di Cannes la stampa non è stata monopolizzata da uno dei film in concorso per la Palma d'Oro, ma da una pellicola presentata nella Quinzaine des realisateurs: Stones in Exile, il documentario sulla nota rock band dei Rolling Stones prodotto dallo stesso Jagger. Il cantante accolto da una folla delirante ha dichiarato alla stampa: "Nostalgia di quel periodo? È stato bello ma è finito... Nei primi anni '70 eravamo giovani, belli e stupidi, ora siamo solo stupidi. Nixon alla Casa bianca, il Vietnam, Merkx che vinceva il Tour, ma noi non ne sapevamo nulla, eravamo chiusi a fare questo album [Exile on Main Street]". Il documentario che verrà presentato in anteprima in Italia a luglio al RomaFictionFest racconta dell'esilio a cui si sottopose la band, anche dal punto di vista fiscale, quando registrò il suo decimo album, uno dei migliori degli Stones, in una villa nel sud della Francia, che si suppone fosse stata una volta uno dei quartieri generali della Gestapo. Ma non sono state solo le canzoni a rimanere negli annali del rock, ma anche le stesse sessioni di registrazione di "Exile on Main Street" caratterizzate da eccessi di ogni tipo.
Lee Chang-dong dopo Secret Sunshine è tornato ieri alla Croisette con il film in concorso Poetry, un nuovo dramma famigliare che vede protagonisti una nonna volubile e positiva che funge da sostegno finanziario della casa e il giovane e taciturno nipote, distante ed ingrato, in una convivenza che giorno dopo giorno mette in evidenza il loro divario, fino a quando non viene recuperato un adolescente suicida.

Bellocchio insegna il cinema a Cannes
Nel tardo pomeriggio nella Sala Bunuel si è tenuta la lezione di cinema di Marco Bellocchio. Prima della lezione il regista ha parlato dell'accoglienza ricevuta, sia in Italia che in Francia, di Vincere che non aveva vinto alcun riconoscimento l'anno scorso a Cannes "Ho pensato che la lezione fosse un modo per "riparare" ai mancati premi dell'anno scorso, perché il film è andato benissimo soprattutto in Francia. Non mi aspettavo nemmeno il David di Donatello per la regia a distanza di tanto tempo dalla sua uscita. È stata una vera soddisfazione".
In seguito Bellocchio ha risposto alle domande sul diniego di Bondi "Non capisco perché Bondi non sia venuto. Oltre a Draquila c'era il film di Luchetti, di Frammartino e la mia lezione di cinema. Per quelli di destra la cultura e il cinema è una cosa da comunisti, da perditempo. Ma la sinistra è assente, non ha contatto con il territorio, dovrebbe esserci un ricambio totale dei vertici. Non l'ho ancora visto [Draquila], ma comunque abbiamo capito tutti che negli anni pellicole che attaccano frontalmente una persona hanno l'effetto contrario. E comunque se il mio vincere l'avessi chiamato perdere la sinistra si sarebbe certamente riconosciuta". A parte un problema tecnico che ha impedito la proiezione della celebre scena della fellazio di Diavolo in corpo, la lezione è proseguita con Bellocchio che ha raccontato alla platea assieme al critico cinematografico Simon Michel Ciment la sua vita da attore mancato "Ho iniziato cercando di fare l'attore, ma ho capito subito che era troppo difficile recitare e mi sono buttato sulla regia" e il suo concetto di cinema, scherzando nel frattempo su alcuni bozzetti di disegni del regista che raccontano alcune scene dei suoi film: "Non è niente di che. Siccome i tempi tra l'ideazione del film e il ciak sono elefantiaci, ho ingannato le ore con questi disegni".
La sera è stato presentato fuori concorso la mini serie televisiva prodotta per Canal + girata in undici paesi e in 92 giorni, Carlos di Olivier Assayas che racconta la vita di Ilich Ramirez Sanchez, meglio conosciuto col nome d'arte Carlos, il terrorista globale che ha terrorizzato l'Europa negli anni settanta e ottanta lavorando al servizio degli attivisti palestinesi.

Lucchetti, Loach e Liman in concorso
La nona giornata vede la presenza dell'unico film italiano in gara per la Palma d'Oro, La nostra vita di Daniele Luchetti presentato ieri sera alla prima proiezione per la stampa, durante la quale la pellicola che passa con facilità dal problema dell'immigrazione clandestina al latente clima di razzismo, ha ottenuto qualche applauso e risata. Il film di Luchetti concorre oggi contro l'ultimo lavoro di Ken Loach, Route Irish, il nome della strada che collega l'aeroporto di Baghdad alla Green Zone (la zona verde blindata che ospita le ambasciate e i palazzi governativi), aggiunto all'ultimo momento alla lista dei film in concorso. Si tratta di un'opera di denuncia contro le atrocità della guerra in Iraq raccontate da un nuovo punto di vista, quello dei contractor privati impiegati nel conflitto, che racconta la storia di Frankie, un impiegato di una società di sicurezza privata che viene sepolto a Liverpool nel 2007 senza gli onori militari riservati ai soldati.
Unica opera americana in concorso è la pellicola Fair Game di Doug Liman, che racconta la vera storia di un'agente della CIA sotto copertura, Valerie Plame, che fu data in pasto ai media dall'amministrazione Bush, dopo essere stata smascherata, perché contraria alla tesi sulle armi di distruzione di massa presenti nell'Irak di Saddam Hussein. Non sarà presente sulla Croisette il protagonista Sean Penn, che dovrà testimoniare davanti al senato americano per un'udienza sulla ricostruzione di Haiti.