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Maria in chiave (solo) umana

Un film senza "complicazioni" divine.
di Pino Farinotti

Maria
Fadila Belkebla . Interpreta Elisabetta nel film di Guido Chiesa Io sono con te.

lunedì 26 aprile 2010 - Focus

Maria
A Monastir, in Tunisia, Guido Chiesa (Il partigiano Johnny, Le pere di Adamo) sta girando Io sono con te, un film su Maria. In chiave "originale", che poi tanto originale non sarebbe. Dice il regista: "Racconto la storia in modo diverso, questa volta Maria non ha a che fare con angeli che le annunciano il suo incredibile destino, o con stelle comete. E' semplicemente una ragazza che deve affrontare il trauma di ritrovarsi incinta senza sapere il perché." E' possibile che Chiesa sappia raccontare in modo accattivante la vicenda, che ne faccia anche un buon film, ma intendo rilevare il principio e l'ispirazione. E' noto che nel tempo il racconto del sacro ha subito, per mille ragioni, delle evoluzioni, anche importanti, anche anomale, in un momento di interesse mistico ma con una mistica adattata, con l'immancabile revisione in chiave religiosa, dove spesso revisione significa depennamento. Maria e soprattutto suo figlio Gesù nell'era recente si sono visti rappresentare davvero in tutti i modi. Il più accreditato è la loro umanizzazione.

Modelli
I due modelli servivano come indicazioni simboliche estreme. A volte portate con ottimo linguaggio cinematografico, come ha fatto Scorsese nel suo L'ultima tentazione di Cristo, dove il Messia, sulla croce, indotto dal demonio, vagheggia una vita normale di padre di famiglia. I Monty Phython, in Brian di Nazareth, raccontano di un sosia di Gesù che diventa involontariamente l'idolo delle folle. Bunuel ne La via lattea dedica una sequenza a Maria che si preoccupa dell'aspetto di suo figlio, gli cura la barba e l'immagine. La derubricazione artistica, chiamiamola così, ha esplorato i significati (anche questi chiamiamoli così) più strani. Un artista ... concettuale ha rappresentato Gesù crocefisso avvolto in un preservativo. L'"autore" andava in giro, ospite delle televisioni, a spiegare il suo messaggio. Nel film The Body, tratto dal romanzo di Sapir, dunque si entra in campo anche la nobile letteratura, viene trovato il corpo di un uomo crocefisso duemila anni fa dalle parti di Gerusalemme. La tesi è che potrebbe essere Gesù, con un particolare non da poco, non sarebbe risorto. A indagare è un prete che si macera nel dubbio, e non trova la soluzione. Un'altra prospettiva "umana", in linea coi tempi dunque.

Voce
Una voce importante, e siamo ancora nei libri dunque roba più seria rispetto al cinema, è stata quella di Corrado Augias che analiza Gesù nelle sue straordinarie azioni depennandolo della divinità. Era un uomo eccezionale, che ha cambiato comunque il mondo. Sembrerebbe dunque una sorta di Socrate casto e con maggiore appeal. Naturalmente l'idea e l'intento ci stanno, e l'analisi di Augias è razionale e approfondita, ma manca qualcosa che non è un dettaglio. E' come se, scrivendo di Bonaparte, si ignorassero gli eserciti, le battaglie e le conquiste. O se Colombo, invece di sbarcare a San Salvador fosse stato un semplice avventuriero cartografo che si era spinto al massimo fino alle Canarie. Gesù e gli altri due avevano qualcosa in più, molto importante. In Per amore solo per amore, film di Veronesi tratto da un romanzo di Festa Campanile, Abatantuono è Giuseppe, per nulla soddisfatto che sua moglie sia incinta di un figlio non suo. Secondo gli autori Giuseppe si rifà frequentando le escort che non mancavano nemmeno allora. L'associazione cattolica "Famiglia e verità" non tollerò quella rappresentazione e distribuì un volantino in cui si diceva che "nel film si prendeva in giro la castità della Madonna e di san Giuseppe." Questi contenuti che ripropongono il divino possono rientrare, come detto, nel contesto attuale di rilettura, che il mondo cattolico definisce deriva atea. Sappiamo, lo verifichiamo ormai quotidianamente.

Agora
In questo quadro di lettura e di revisione si può inserire il film Agora, di Alejandro Amenábar, nella sale in questi giorni. Si racconta la storia di Ipazia, "intellettuale" astronoma e filosofa vissuta nel IV secolo in Alessandria, cuore della cultura pagana dell'epoca. Ipazia rifiutò il battesimo e venne uccisa dai Parabolani, una setta fondamentalista cristiana. Dunque il film indica il paganesimo, che solitamente per definizione viene inteso negativamente, come cultura laica che si oppone al fanatismo e all'intolleranza. Il fatto è storico, ed è legittimo che emerga, anche se il regista rappresenta i cristiani come cattivi estremi, quasi caricature. Che emergano verità nascoste nella Chiesa e nel papato, è storia del nostro tempo. La comunicazione e le discipline, cinema compreso, si sono posti in quella direzione. L'argomento è immane, come sarebbe immane il disegno se dietro ci fosse un disegno. Ma non è questa la sede. Un aspetto è sempre quello dei diritti di rappresentazione artistica. L'ho sempre affermato: la letteratura, il cinema e le altre discipline hanno tutti i diritti. La censura non ha nessun diritto. Poi naturalmente c'è il giudizio di chi sa leggere, guardare e pensare. Ritorno al film di Guido Chiesa e lo risolvo in questo modo molto semplice. In quel tempo, in Giudea c'erano certamente molte Miriam incinte. La protagonista di Io sono con te è una di loro, una delle tante. Ma non è la Maria madre di Gesù.

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