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Tra le nuvole: Clooney modello del terzo millennio

Soli, senza affetti, senza niente.
di Pino Farinotti

Pubblico
George Clooney (George Timothy Clooney ) (62 anni) 6 maggio 1961, Lexington (Kentucky - USA) - Toro. Interpreta Ryan Bingham nel film di Jason Reitman Tra le nuvole.

lunedì 1 febbraio 2010 - Focus

Pubblico
Ho visto con molto interesse Tra le nuvole, di Jason Reitman, con George Clooney. Il film ha diviso, ad alcuni è piaciuto, ad altri no. Parlo di pubblico. MYmovies gli ha attribuito tre stelle, io ne aggiungo un'altra. Ma è una vicenda mia personale. C'è di mezzo la scrittura, sin troppa. E poi c'è di mezzo un attore, Clooney, che si sta ponendo come modello molto forte, direi esclusivo, del cinema e di un prevalente segmento del pensiero americano e non solo pensiero del cinema. L'attore è, per cominciare, molto attento alla politica. Nel 2005, scrive e dirige Good night, and good luck, una rilettura della stagione della caccia alle streghe al tempo del senatore McCarthy. Ne ottiene due nomination ai Golden Globe, per regia e sceneggiatura.
Emerge dunque l'attitudine "liberal radicale" di George, che riconferma interpretando Stephen Gaghan, l'agente Cia deluso, in Syriana, ruolo che gli porta l'Oscar (come non protagonista). Un altro suo personaggio importante è Michael Clayton, nel film omonimo, l'avvocato d'assalto, senza scrupoli e senza morale, ma con riabilitazione in extremis. Questa militanza ha portato Clooney ad essere connotato come indicatore politico amatissimo del movimento del cinema e dai democratici americani e inviso, ufficialmente, al presidente Bush.

Emulazione
L'appeal di Clooney lo porta ad essere... notato, certo non parlo di emulazione ma di identificazione "bonaria". Anche in Tra le nuvole, Clooney, nel ruolo Ryan Bingham ci impaurisce. Ryan è un "licenziatore", nella sua carriera ha "tagliato" migliaia di persone, indifferente ai drammi, spesso devastanti, con casi estremi di suicidio. È solissimo, la sua ambizione è quella di battere il record assoluto di miglia in aereo, dieci milioni. Dichiara di passare mediamente 320 giorni all'anno sorvolando il mondo. Ha una relazione sessuale con una sua omologa, non sa niente della propria famiglia: ha una sorella che quasi non conosce. Non vuole figli, non vuole niente. Solo per non avere "pesi inutili nello zaino". Quando tenta un recupero scopre che la sua partner ha marito e figli: lui era solo una parentesi.

Malinconia
Esci da quel film con silenziosa malinconia, hai certo esplorato, ti sei certo confrontato, hai certo compreso, ma non puoi non essere triste. Sopra ho scritto quattro stelle, perché un film non ha il compito di rasserenarti, tutt'altro. Certo George, con quella valigia comoda e firmata, quegli abiti scuri e perfetti, quel sorriso e quel successo, quell'essere inattaccabile, ha buon gioco, e lo devi subire. È l'espressione del momento, di tutte le crisi e della nuova grande crisi economica d'America e del mondo. Occorre licenziare, alleggerire, la multinazionale ha il dovere del business, non della sicurezza dei suoi dipendenti. E dunque, se sei solo, se nessuno dipende da te e dunque non hai doveri, allora sei il nuovo eroe, l'unico che puoi essere, l'eroe di te stesso.

Scrittura
Tutto questo è raccontato con grande efficacia e con ottima scrittura. La velocità, la profondità e la "letteratura" del dialogo mi hanno incuriosito. Sapevo che il regista Reitman e lo sceneggiatore Sheldon Turner erano i titolari del copione e sapevo che avevano vinto il Golden Globe. Ma seguendo il film, la voce fuori campo, e poi battuta per battuta, ho avuto la percezione di una scrittura molto alta, insomma, la sensazione del romanzo. Per scoprire che il film è tratto, appunto, da un romanzo, dallo stesso titolo.
L'autore è Walter Kim, classe 1963, scrittore con tutte le carte in regola. Una laurea in letteratura a Princeton, un master a Oxford e una docenza a Chicago. La logica della crudeltà senza crudeltà appartiene a tutti i personaggi, espressa con la stessa efficacia narrativa di un Clooney che esprime il modello. Kim è troppo intelligente per non lasciare una piccola apertura felice, una piccola luce nel buio. La attribuisce a una neolaureata, adepta di Ryan, più fresca e più accademica, senza neppure l'esperienza sul campo per un residuo di pietà. La ragazza all'ennesima devastazione cede e Ryan la fa assumere, insomma agisce all'opposto, per la prima volta in vita sua non licenzia. Quando sembra sul punto di cedere a sua volta, è ormai troppo compromesso dalla sua piccola valigia, dai controlli di sicurezza, dalla business class e dagli scenari diversi cha passano 30mila piedi sotto. La voce narrante, alla fine conclude, "se guardate in alto, fra le stelle, una è la luce dell'ala del mio aereo che passa."
Scrittura, regia, interpretazione, idee, cinema, pensiero e sentimento finale: non sarà grande film, ma ottimo film sì. Non succede spesso.

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