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Gli ultimi del Paradiso: racconto sull'etica della responsabilità

Il tema delle morti bianche per la nuova miniserie Rai.
di Alessandra Giannelli

Un tema contemporaneo
Massimo Ghini (69 anni) 12 ottobre 1954, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Mario nel film di Luciano Manuzzi Gli ultimi del Paradiso.

venerdì 22 gennaio 2010 - Televisione

Un tema contemporaneo
Dal forte contenuto sociale ed emotivo Gli ultimi del Paradiso, la miniserie che Rai Uno offrirà al suo pubblico domenica 24 e lunedì 25, in prima serata. Massimo Ghini ed Elena Sofia Ricci sono Mario e Carmen, una coppia che con fatica ha ottenuto un piccolo benessere e che, insieme ad altri amici, si ritroverà nella piaga delle morti bianche quando un collega di Mario sarà costretto alla immobilità. Tanti i personaggi che animano questa vicenda per un cast, stavolta anche a detta dei giornalisti, davvero eccezionale (tra gli altri anche Ninetto Davoli e Caterina Vertova). Un tema contemporaneo, ribadisce il direttore Fabrizio Del Noce, così come le fiction Rai che vanno in onda in questo periodo perché rispecchiano quello che è un vero e proprio intendimento culturale, quello cioè di occuparsi del sociale. Quando si parla di morti sul lavoro, tutti dovrebbero riconoscersi ed interessarsi, non soltanto per ridurre le morti, ma gli incidenti stessi, come è stato egregiamente raccontato nella sceneggiatura di Giancarlo De Cataldo, Monica Zapelli e Luciano Manuzzi. Compito del servizio pubblico, sottolinea Del Noce, non è quello di indicare colpevoli o innocenti, ma di coinvolgere l'opinione pubblica per tenere alta la guardia e tutelare i più deboli. Conclude, infine, ringraziando la sensibilità degli attori per essersi davvero calati nei panni dei protagonisti e delle loro storie di vita, rivolgendosi alla Ricci, presente alla conferenza, a differenza di Ghini, in rappresentanza della Rai a New York, in occasione di un festival della fiction. A dirigere la miniserie Luciano Manuzzi, il quale, intervenendo, ha fatto notare che un altro titolo della fiction sarebbe potuto essere "La corsa", in quanto oggi questa forma di fretta, che mettiamo in ogni nostro agire, è la ragione fissa che sta alla base delle tragedie sul lavoro. Le morti bianche hanno a che fare con l'approssimazione e la fretta, tutte condizioni di un incidente. Un racconto questo sull'etica della responsabilità, che tratta di una dimensione piccola di lavoro, partendo dalle storie di vita delle persone più semplici per comunicare che bisogna interrogarsi sulle scelte che si fanno, anche per rendere più umano il lavoro che spesso schiaccia o porta a morire.

Come ti sei trovato ad affrontare questo ruolo delicato?
Massimo Ghini (in collegamento): "Credo di aver affrontato un personaggio particolare, che mi ha affascinato fin dall'inizio perché credo di contenere, nell'arco della mia interpretazione, quella che è l'anima di questo racconto. Mario è una persona che si trova ad affrontare i problemi del lavoro, all'inizio del film, dal lato della barricata, nel senso che fa parte di questo gruppo che lavora insieme per una ditta di trasporti e che vede ogni giorno le difficoltà e le contraddizioni di quel tipo di lavoro, e che poi, attraverso gli sviluppi della storia stessa, si ritroverà ad affrontare gli stessi problemi dall'altra parte, nel momento in cui diventa imprenditore. Mi è piaciuta molto questa impostazione; permette di trattare un tema delicatissimo da diversi punti di vista, e questo spero aiuti anche lo spettatore. Andiamo in onda tra partite di calcio e 'grandi fratelli' e la Rai, invece, ha scelto un tema delicatissimo e questo mi fa un gran piacere per il contributo che si dà. Rinnovo i compimenti al regista e agli sceneggiatori per un progetto molto intelligente".
Elena Sofia Ricci, che tipo di esperienza è stata?
Quando mi è arrivata questa proposta, ho accettato subito per la bellezza della sceneggiatura e per come venivano affrontati i temi. Non solo il tema della sicurezza sul lavoro, ma anche il tema, fortissimo e ben rappresentato dal personaggio di Lorenzo (Daniele Savoca), che è quello delle problematiche del lavoro meritocratico nel nostro paese. Non esiste un paese meno meritocratico del nostro, mi vergogno spesso per questo fatto, è una delle questioni del nostro paese che mi sta a cuore e mi indigna come cittadina e donna italiana. Per questo, oltre che per quelli sulla sicurezza, ho accettato di farlo, per portare la mia voce in questo progetto. Mi è piaciuto in particolare questo personaggio, che si svilupperà nella seconda puntata, per il tema della donna che lavora e che allo stesso tempo manda avanti la famiglia quando, ad esempio, l'uomo è disoccupato, tema poco raccontato. Questo non piace agli uomini, che ancora oggi non sono propensi a farsi aiutare dalla propria compagna e anche nella serie porterà crisi tra Mario e Carmen. Un film importante per lo spessore che ha in ogni argomento che viene trattato, si va a fondo con grande sensibilità.

Daniele Savoca, chi è Lorenzo?
Lorenzo è il fratello di Mario, quello cui il padre ha permesso di studiare. Si trova davanti difficoltà della vita negative come la morte del padre, ma ha dalla sua questo credere nei valori della vita, che lo porta ad affrontare ogni cosa in maniera diretta, a risolverla anche a scapito delle sue cose. Questa più che una fiction è una campagna di sensibilizzazione, quindi mette l'attenzione su una problematica che, purtroppo, ogni giorno riempie la cronaca dei giornali. "Anche l'onestà, nel lavoro soprattutto, è un altro aspetto bellissimo" aggiunge la Ricci.
Diane Fleri, ci parli di Sara?
È la ragazza di Lorenzo, che si troverà tra due fuochi: la giustizia morale, che conosce attraverso Lorenzo e le problematiche dei pericoli che si incontrano sul lavoro, e quella apparente nello studio dell'avvocatura dove la giustizia è relativa al cliente che si sta seguendo. C'è una maturità che viene seguita da Sara, figlia di un avvocato e vive in una cupola d'oro, che alla fine si chiederà che cosa sia veramente giusto.
Francesco Salvi, ci parli del tuo personaggio, Morelli, il capo del gruppo?
Prima di tutto vorrei ringraziarvi perché credo che la Rai abbia preso a cuore il compito di trattare anche temi così seri. Io ho sofferto molto quando giravamo perché spesso sono accaduti realmente i fatti che recitavamo. Questo film servirà a far sapere veramente alla gente come stanno le cose e mi auguro che lo vedranno in tanti. Un saggio di tipo sociologico difficilmente viene letto, mentre una cosa narrativa, scritta bene, fa capire di più come stanno le cose, un po' come Report o Annozero.

Valentina Lodovini, il tuo è un personaggio difficile; come è stato interpretarlo?
Io rappresento i familiari delle vittime. Gabriella è la compagna di Vittorio, un lavoratore che ha un incidente, un sopravvissuto alla tragedia. Lei, quotidianamente, è costretta alla sofferenza che comporta questa condizione; diventa impotente davanti a tutto ciò, precipita la sua vita e anche il suo amore. I familiari delle vittime, ma anche di chi subisce un incidente, non accettano quanto accade e dovrebbe essere così per tutta la nazione. Questa fiction mi ha fatto riflettere tantissimo e le conclusioni cui sono arrivata è che, spesso, quando si parla di morti bianche, è difficile capire se sono incidenti o omicidi. Non so se occorrano leggi più severe, ma di certo sarebbe necessaria una cultura preventiva e sono orgogliosa che la tv possa servire a questo, in questo caso. Ringrazio soprattutto gli autori, spesso non tutelati, che dovrebbero avere l'appoggio degli addetti ai lavori, ma anche degli spettatori. Possiamo fare cultura preventiva tramite questo film.
Del Noce, una volta la fiction significava evasione, adesso va a mettere il dito nella piaga. Questa scelta rappresenta coraggio, ma anche incoscienza, non crede che ci siano dei rischi?
È nostro dovere affrontare queste tematiche in tutte le sedi, anche dove si rischia l'ascolto. Credo che la fiction possa coniugare le tematiche sociali con gli ascolti, almeno questa è la speranza. Noi vediamo che sulle tematiche religiose, che non dovrebbero essere quelle premiate dall'auditel, riusciamo a fare ascolti eccezionali. Questo è un test che saggerà anche la maturità del pubblico; sono tematiche, comunque, non proposte in una maniera pedante, moralistica, noi l'abbiamo fatta con la consapevolezza di quello che facevamo e di adempiere il nostro servizio pubblico. Mi fa piacere questa domanda perché c'è un accoglimento del senso con cui noi proponiamo certi temi e spero vengano condivisi dalla critica e dal pubblico.
Elena Sofia Ricci, come mai questo ritorno al drammatico?
Io ho intenzione di continuare a fare quello che ho sempre fatto cioè cambiare il più possibile, sono tornata anche al cinema, cerco di non farmi mancare niente, questo per sentirmi libera e non imbrigliata in un ruolo. Io sposo i bei progetti, quelli che mi appassionano, questo è il mio modo di scegliere la mia carriera. Da I Cesaroni ho preso una pausa che serviva perché, dopo un po', sento la necessità, come attrice, di misurarmi con altri ruoli e altre tematiche e, infatti, eccomi qua. Avevo un bisogno, quasi fisico, di ritornare a fare qualcosa che mi impegnasse un po' di più; questo non significa che non tornerò a far ridere, quella è una cosa di cui ho bisogno, come di riflettere del resto.

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