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Il nuovo film di Abel Ferrara: dopo Gomorra, il Bronx

Napoli, Napoli, Napoli: il Bronx di Abel Ferrara.
di Pino Farinotti

Quando Napoli era De Sica e Totò
Abel Ferrara (72 anni) 19 luglio 1951, New York City (New York - USA) - Cancro. Regista del film Napoli Napoli Napoli.

lunedì 8 giugno 2009 - Focus

Quando Napoli era De Sica e Totò
Abel Ferrara, è in fase di postproduzione del film Napoli, Napoli, Napoli. L'idea primaria era quella di un documentario, l'evoluzione è un docu-film che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere nella lista dei titoli in concorso per la prossima mostra di Venezia. Ferrara si è interessato alla vicenda di Gaetano Di Vaio, giovane già compromesso nella malavita, poi pentito, che ha cercato di trasformare la sua esperienza in qualcosa di utile a contrastare la microcriminalità, letteralmente padrona di certi quartieri napoletani. Di Vaio che ha fondato l'associazione Figli del Bronx, stimolando i ragazzi ad applicarsi alle discipline artistiche piuttosto che a rapine, estorsioni o peggio. Sembra che un episodio molto intenso della fase "docu" sia una serie di interviste ad alcune detenute della Casa Circondariale di Pozzuoli. Ferrara ha poi affidato la scrittura di tre sceneggiature a Mariagrazia Capaldo, Peppe Lanzetta, Maurizio Bracci e allo stesso Di Vaio. Il regista ha dichiarato: "Napoli nel mio film assomiglia al Bronx". Abel è originario di Salerno ed è nato nel Bronx. Dunque il cerchio si forma e si chiude nel modo più naturale. Così com'è naturale che Napoli, nei film, sia ormai camorra: le istantanee che emergono, del docu e della fiction, sono quelle recenti della città soffocata dai rifiuti, quelle del film Matteo Garrone, e quelle della scrittura di Roberto Saviano.
Evoluzione
Non si tratta di evoluzione o di moda, la città può benissimo essere quella di Gomorra. Semplicemente perché Napoli può essere tutto.
Per analogie e contrari e anche per momenti e storia, per vicende, personaggi e cultura, quando c'è di mezzo Napoli, tutto va bene nei decenni e nei secoli. Sempre di napoletanità sacrosanta trattasi: trasversale, perché Saviano e Garrone valgono adesso come mezzo secolo fa, e Marotta&De Sica valevano allora come adesso, con le dovute evoluzioni di estetica, ma solo di estetica. Ed evoluzioni della moda, appunto. Certo era più "piacevole" la città dell'Oro di Napoli o di Napoli milionaria, non c'è dubbio. Ed è in questo senso che mi concedo due promemoria.
Elezioni
Altre istantanee a contrasto nel tempo, sempre in chiave di docu-fiction, possono riguardare i media e i politici. Una volta Totò, ospite in un programma televisivo, disattese il copione e a un certo punto disse "Viva Lauro!" Era il momento delle elezioni del sindaco. E Lauro vinse, ma avrebbe vinto lo stesso. Era il papà della città, un eroe imperfetto ma consolidato. Ed è certo che se lo amava Totò, lo amava Napoli. Una sequenza recente riproduce Antonio Bassolino, su un marciapiede della città, col monte di rifiuti sullo sfondo, che a un telegiornale si difende mostrando le mani in primo piano e dicendo "queste mani sono pulite". Momenti e personaggi diversi, certamente.
Storia
Che tutto sia vero-possibile-legittimo-e-senza-tempo, deriva dalla storia della città, che merita un breve racconto. Napoli, fondata dai greci nel quarto secolo a.C. si è vista passare etruschi e cartaginesi, sanniti, poi i romani, poi ostrogoti e bizantini, normanni, Asburgo spagnoli, poi Asburgo viennesi, fino ai Borboni di Spagna, poi il breve intermezzo napoleonico (col fratello Giuseppe e con Murat) e poi ancora i Borboni che prevalsero, col Regno delle due Sicilie, fino all'unità d'Italia. E ancora la seconda guerra mondiale, che arrivò e si trattenne, con invadenza. E come dimenticare un altro intermezzo, quello di Masaniello, napoletanissimo, e della sua rivolta nel 1656. Come poteva mancare una rivolta! Nella Storia forse solo la Sicilia ha visto più occupanti. Questa digressione per dire che Napoli è un contenitore completo, può ospitare tutto, possiede tutte le identità, e tutte sono squisitamente e legittimamente autoctone. Un popolo cha ha imparato a difendersi da 2.500 anni, aderendo a tutte le culture del mondo e riducendole in qualche modo alla propria, ha assunto una genetica che può tutto. Certo, anche negli eccessi e negli estremi. Figuriamoci il cinema: ci va a nozze. Dico comunque che De Sica&Totò (e magari De Filippo) erano e sono preferibili, non solo da me, vanno privilegiati, nel quadro di tutti i tempi.
Pernacchio
Ne L'oro di Napoli c'era quel De Sica nobile decaduto che gioca a carte col bambino triste perché vede i suoi amici che si divertono in strada. E come dimenticare, sempre in quel film, il pernacchio all'indirizzo del leggendario duca Alfonso Maria di Sant'Agata dei Fornari. In Paisà il soldato americano ubriaco,derubato degli scarponi dagli scugnizzi, li ritrova il giorno dopo, nella miseria impressionante di quella Napoli del '45 e lascia il bottino ai ragazzini. In Napoli milionaria Eduardo, fresco sposo, chiede un'informazione a un tale seduto davanti a un portone che lo manda nella direzione sbagliata, Eduardo viene preso dai fascisti e finisce in Germania. Dopo quattro anni torna in quella strada, c'è sempre il tale seduto, gli dice "ricordate quando mi avete dato quell'indicazione?... ecco, torno adesso..." Ci sono anche tante cartoline hollywoodiane di Napoli, di Wilder, della Loren e di Gable. Una, romantica e dolcemente turistica è quella di Joseph Cotten e Joan Fontaine in Accadde in settembre. Si incontrano a Napoli, lui ha famiglia. Perdono l'aereo per New York. L'aereo precipita in mare, ma i loro nomi sono registrati e allora tutti li credono morti. Così i due cercano di... rinascere. Innamorati alle falde del Vesuvio, in barca fra i Faraglioni e la villa di Tiberio a Capri, fra gli scavi di Pompei. Istantanee ingenue di quegli scenari strepitosi. Con guide turistiche e mandolinisti fra le portate nei ristorantini sul mare. Non teppisti che ti scippano dalla moto o killer che ti uccidono in nome del clan. Nello scenario delle tonnellate di rifiuti sui marciapiedi.

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