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Coco avant Chanel: una donna controcorrente

Intervista ad Audrey Tautou e Anne Fontane, protagonista e regista del film.
di Valerio Salvi

Incontro romano per Chanel
Audrey Tautou (Audrey Justine Tautou) (47 anni) 9 agosto 1976, Beaumont (Francia) - Leone. Interpreta Coco Chanel nel film di Anne Fontaine Coco Avant Chanel - L'amore prima del mito.

lunedì 18 maggio 2009 - Incontri

Incontro romano per Chanel
Chi è Coco Chanel o meglio Gabrielle (questo il suo vero nome)? Chanel viene abbandonata dal padre insieme alla sorella maggiore, in una casa di accoglienza delle suore alla morte della madre.
Questo è un trauma che segnerà per sempre la sua vita e che farà di tutto per dimenticare, a iniziare dal cambiamento di nome in Coco quando diventerà la stilista che il mondo ha conosciuto. Ma prima di questo c'è la difficoltà per un donna – siamo nei primi del '900 - di trovare una sua collocazione sociale, soprattutto se vuole mantenere la sua indipendenza e se crede che l'amore sia una gabbia creata appositamente per sottometterla.
La Chanel prima della fama e tutto il suo travaglio interiore, sono il fulcro del film di Anne Fontaine, che crede fermamente nella forte carica innovativa di questa donna controcorrente- Incontriamo così Audrey Tautou e Anne Fontaine nella splendida cornice dell'hotel Hassler su Trinità dei Monti a Roma, scelta quasi obbligata visto che siamo qui per parlare della famosa stilista francese Chanel.

Come mai Gabrielle Chanel e non Coco? Ti sei focalizzata sulla vita della stilista proprio quando era meno eversiva e anticonformista...
In realtà non credo sia proprio così – ci confida la regista – il suo passato è la chiave per comprendere la Chanel stilista. Bisogna prima di tutto comprendere che esistono pochissime testimonianze e documenti sulla gioventù di Coco Chanel, e poi considerare che lei non amava quella parte della sua vita su cui mentiva spesso. Traspare, in ogni caso, la sua fortissima carica eversiva che l'ha portata a ridisegnare l'spetto della donna.
Lei era una femminista senza esserlo; scopre su di se un nuovo modo di essere, un nuovo stile, ma soprattutto un modo di liberare il corpo della donna. Per questo ho voluto far vedere la sua genesi.

In effetti – aggiunge Audrey Tautou – questa sua enorme riservatezza, unita al carattere difficile di Coco, ha fatto si che non potessi entrare nel personaggio attraverso la sua analisi, quindi ho preferito esteriorizzare quello che sentivo dentro dopo averne letto e parlato con persone che l'hanno conosciuta.
Lei è molto diversa dalle altre donne dell'epoca, ad esempio non basa i suoi rapporti con gli uomini sulla seduzione ed è molto indipendente, e in questo mi riconosco un po' anch'io, non è stata comunque un'impresa facile visto che lei, e quindi io, sono praticamente sempre sullo schermo.

Audrey è stata bravissima –ci conferma Anne Fontane- non avrei mai potuto realizzare questo film senza di lei perché lei è Coco. Non so se avete avuto modo di vedere qui in Italia gli altri due lavori su Chanel usciti in Francia [una fiction e un film - NdA], ma non voglio nemmeno commentarli a eccezione del fatto che nemmeno l'aspetto dell'attrice è credibile.
È stranissimo che non si siano fatti molti film su Chanel già da qualche anno visto che è la seconda icona francese nell'immaginario collettivo dopo Edith Piaf.

In effetti la somiglianza è notevole, ma credo che anche Benoit Poelvoorde, da noi praticamente sconosciuto, sia molto bravo nel ruolo di Balsan
È il miglior attore francese vivente! È un comico, ma ha le corde del drammatico e ha saputo cogliere l'ironia del suo personaggio nonché il suo travaglio interiore. Parenti e amici del Conte Eienne Balsam, hanno detto dopo aver visto il film, che Benoit risulta quasi una reincarnazione del suo personaggio.
Balsan si innamorò troppo tardi di lei, è molto commovente.

Qual è stato l'ostacolo più grande nel realizzare questo film?
Sicuramente l'epoca. Io ho sempre realizzato film contemporanei e trovarmi di fronte ad un periodo in costume è stata una sfida, a questo si aggiunge anche che in realtà mi sono dovuta confrontare con una moda che la stessa Chanel stava rendendo obsoleta. Non volevo quindi un sorta di film "museificato" come spesso accade alle opere in costume.

Chanel è quasi una femminista "ante litteram", quanto è difficile per una regista donna affermarsi in un mondo prettamente maschile?
Molto, alcuni uomini trovano ancora particolarmente difficile prendere ordini da una donna. Noi registe siamo poche e sempre sotto esame, ed è per questo che metto una grande cura in ogni cosa che faccio.
Vi do un esempio: nel film tutti gli uomini, comparse comprese, hanno i baffi come si usava all'epoca. Li ho voluti tutti veri, non ce ne è uno posticcio, proprio per evitare che il film avesse un retrogusto "finto".

Tornando al personaggio, Audrey, sembra proprio che Coco Chanel quasi recitasse la sua vita con la sua abitudine di mentire e nascondere il suo passato, quindi di fatto ti sei trovata a interpretare un'attrice. Come hai gestito la cosa?
Sul fatto che fosse un po' attrice non ho molti dubbi, sul fatto che fosse brava ho invece delle riserve. Le sue bugie a volte erano talmente evidenti che non risultavano credibili, ma unite al suo carattere non consentivano repliche, perché più volte troncava la conversazione per non avere contraddittorio.
Comunque io non ho dato peso alla cosa, anche perché mentire e recitare non sono la stessa cosa. Io sono una pessima bugiarda, questo non vuol dire che sia un'ottima attrice, ma sicuramente recito meglio di come mento.

Ora che hai vestito i panni di Chanel il tuo rapporto con la moda è cambiato?
In effetti sono un po' "infedele" all'alta moda. Non sono in grado di riconoscere uno stilista né seguo le ultime tendenze. Compro e metto quello che mi piace senza pormi problemi. Penso che la moda di Coco sia un qualcosa di diverso da oggi, non è un semplice accessorio, come ora la viviamo, ma un modo di essere e di esprimere se stessi.

Sei entrata nello stardom con il personaggio di Amelie, quanto è stato difficile uscirne?
Beh, Amelie ha avuto un successo planetario mai raggiunto da un altro film francese, almeno che io ricordi. L'effetto è stato quindi sconvolgente, ma devo dire che non ne ho risentito particolarmente forse perché il personaggio mi piaceva ed è stato facile, molto simile a me. Certo mi ha dato molte più scelte e prospettive anche per lavorare all'estero anche se non ho alcuna intenzione di trasferirmi altrove. Amo la Francia e lavorare in film francesi anche se non disdegno qualche esperienza diversa come Il Codice da Vinci.

Allora quale progetto hai nel cassetto?
Inizierò a girare giugno con Pierre Salvadori una commedia insieme a Natalie Baye.

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