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L'uomo che cavalcava nel buio: un film contemporaneo al di fuori del tempo

La storia di un uomo semplice che ricomincia a vivere.
di Alessandra Giannelli

L'onestà e la passione dell'uomo che cavalcava nel buio
Terence Hill (Mario Girotti) (85 anni) 29 marzo 1939, Venezia (Italia) - Ariete. Interpreta Rocco nel film di Salvatore Basile (II) L'uomo che cavalcava nel buio.

giovedì 7 maggio 2009 - Televisione

L'onestà e la passione dell'uomo che cavalcava nel buio
Rai Fiction presenta una nuova mini serie, co-prodotta con Albatross Entertainment S.p.a., che andrà in onda domenica 10 e lunedì 11 maggio, in prima serata su Rai Uno. L'uomo che cavalcava nel buio è Terence Hill, che interpreta Rocco, un insegnante di equitazione, ingiustamente condannato, che ritrova la voglia di vivere grazie al talento di una giovanissima amazzone, Serena, interpretata da Marta Gastini. Un esordio alla regia per Salvatore Basile, conosciuto come scrittore e sceneggiatore (anche di questa fiction). Il film vanta il patrocinio di istituzioni come la Presidenza del Consiglio, rappresentata, in sede di conferenza, dall'On. Francesca Martini, nonché il Sottosegretariato di Stato alle politiche agricole ed alimentari, nella persona dell'On. Antonio Ponfilio. Il grande valore di questo film, esordisce Paola Masini, capostruttura Rai Fiction, è dato dalla qualità dello stesso: un eccellente lavoro di equipe sia tecnica che artistica; tutti hanno creato un film contemporaneo, ma che, anche grazie al gusto delle scenografie, dei costumi e della sceneggiatura (firmata anche da Francesco Balletta, Paolo Logli e Alessandro Pondi), è al di fuori del tempo. Un film-tv che ha un significato particolare perché è frutto della prosecuzione di una collaborazione tra Terence Hill, i produttori Alessandro Jacchia e Maurizio Momi nonché dello stesso Basile, iniziato con la miniserie L'uomo che sognava con le aquile (anche qui il protagonista si chiama Rocco), che ottenne il 37% di share, rimanendo memorabile nell'immaginario collettivo dei telespettatori. Questo è un film in cui si parla di tante cose: lo sport, il rapporto terapeutico e formativo con i cavalli, l'inquietudine dell'adolescenza, il doping, l'amore che guarisce. Tanti contenuti tenuti insieme da due grandi valori: l'onestà e la passione, che il "nostro eroe", ovvero il protagonista, insegna a Serena, una ragazza tormentata che diventerà una piccola donna pronta per la vita.

Il rapporto uomo-animale
T erence Hill è, appunto, un eroe che arriva in una comunità ferita e ne lenisce e guarisce le ferite, contribuendo alla sua crescita personale. Solo un breve commento da parte di Alessandro Jacchia che ha spiegato l'importanza del punto di partenza di questo progetto ovvero la volontà di parlare di un tema, quello cioè del "voglio tutto e subito", atteggiamento presente nella nostra società, in cui si è anche disposti a barare per ottenerlo. Ecco perché parlare dello sport, che ha un valore come strumento di formazione per i giovani, è importante, anche se si sente parlare troppo spesso di doping a discapito della sana ambizione. L'On. Martini definisce "portatrice di grandi valori sociali" questa fiction che riguarda materia della sua delega alla salute, ma anche quella del benessere animale e della medicina veterinaria. Il fatto che si proponga il rapporto uomo-animale (ma, anche, nello specifico, uomo-cavallo, data la sensibilità di questo animale) come una relazione capace di curare, di dare nuove vie d'uscita, rappresenta un valore aggiunto, soprattutto etico, al suo lavoro. L'ippoterapia sta, infatti, divenendo una metodica di terapia sia sul piano psicologico sia su quello riabilitativo ed ottiene un vasto gradimento. Il tema del doping, soprattutto, sta divenendo oggetto in un disegno di legge che la stessa Martini sta preparando sulla tutela del cavallo (insieme ad un'altra ordinanza riguardante la tutela degli animali sui set cinematografici). Gli stessi attori sono entrati in stretto contatto con gli animali e da qui la loro particolare bravura. Questa fiction rappresenta l'inizio di una serie di eventi che avranno luogo nella città di Roma come Piazza di Siena o la fiera autunnale in quel di Verona. Un prodotto anche etico, ha concluso l'onorevole, sia per il trattamento dei cavalli, considerato che alcune scene forti sono state rese tali solo nel montaggio, sia perché gli ostacoli che si vedono erano molto più leggeri degli standard. Anche l'On. Antonio Ponfilio ribadisce la lotta al doping, riconoscendo l'importanza del servizio pubblico, che, indipendentemente dagli indici di ascolto, dovrebbe diffondere i valori. Grande apprezzamento per il discorso sport che, da sempre, viene contrapposto alla cultura tout-court perché, stavolta, mette in luce una realtà come il doping che non rappresenta altro che il rifiuto dell'uomo ad avere un limite. Un discorso che, in realtà, abbraccia il concetto di salute, anche alimentare, con la promozione della dieta mediterranea. Interviene Terence Hill, confessando che, a proposito di diete, ultimamente ha mangiato molti fagioli (ironizza) e spiega che questa fiction nasce dalla sua personale esigenza di risalire sul cavallo, di rivisitare il mondo dell'ippica non facile da trattare in televisione. Confessa anche che a lui i cavalli piacciono molto, considerato che aveva dodici anni quando, per la prima volta, c'è salito. È una storia di guarigione, soprattutto di quella di una ragazzina e di sua madre, che incarnano persone normali e questo è poco frequente da vedere in televisione, dove l'adolescente viene sempre reso come un ribelle. Serena, invece, è una ragazza che rappresenta il teenager medio, così come sua madre, una donna che ha un grande dolore, in cui molte persone si immedesimeranno.

Basile, un esordio è sempre un momento magico?
Si e di questo ringrazio la produzione, ci vuole coraggio e incoscienza, ma di questa cosa sarò sempre grato. Me lo dissero un giorno al ristorante che avrei esordito con Terence Hill e mi hanno chiesto se me la sentissi. In realtà, nel dire di si, mi è andata la triglia di traverso! Il primo giorno ero tranquillissimo quando, improvvisamente, mi ritrovo sul monitor Terence Hill e comincio a darmi i pizzicotti sulla faccia. Lavorare con lui è un'emozione pazzesca perché è un'icona, un grande attore, ma soprattutto un grande uomo, sincero, vero e tale dovrebbe essere la caratteristica base del cast. Per questo vorrei presentarli uno per uno: Manuela Gatti (che è Dora) e si commuoveva quando provavamo le scene; Marco Cocci (Fabrizio), che dopo un po' sembrava il cavaliere che interpretava; Francesca Cavallin (Patrizia), una grandissima attrice; Luciano De Luca (Saverio), che ha interpretato la prima sceneggiatura che ho scritto, ci siamo ritrovati dopo sedici anni; Marta Gastini (la figlia Serena), che la prima volta che ho visto sul monitor mi ha fatto fare un balzo indietro (per l'emozione); Domenico Mignemi (Guglielmo), la spalla di Terence Hill, ruolo non facile perché bisogna saper 'tenere botta'; Barbara Livi (Daniela), l'ho vista e dopo trenta secondi ho detto 'è lei!'; Marcello Mazzarella (Marcello), l'uomo dalle mille idee e proposte, ti mette sempre in crisi e gli devi dare un cazzotto in testa (racconta simpaticamente). Ringrazio anche Claudio Sabatini, il direttore della fotografia, al quale stamattina ho detto che, per esordire, dovrei fare un film senza di lui perché è grandioso!". Il regista ha poi ringraziato l'intero cast tecnico. Tra gli interpreti annoveriamo anche Ivo Garrani, nel ruolo di Carlo.

Terence Hill, quanto è cambiato il mondo dello sport rispetto a quando tu eri giovane, nell'atteggiamento soprattutto?
Posso solo dire che, al massimo, all'epoca, per darmi un po' di energia prendevo il Cebion, il resto non lo conoscevo. Non c'è più la sofferenza, il tanto allenamento (io, ad esempio, ho fatto ginnastica artistica), ma c'è soltanto la soddisfazione nel dare il massimo. Anche quando giocano due squadre capita che gli allenatori parlino di sofferenza, ma mi sembra, soprattutto da quando sono tornato dall'America, che sia esagerato da parte loro.

Terence Hill, avverti la responsabilità di rappresentare un uomo buono, un personaggio controcorrente?
Quello che si fa nel momento è la somma di quello che si è fatto nel passato. C'è stato un episodio, di cui ho parlato spesso, quando, dopo aver fatto il personaggio di Trinità, incontrai una mamma con i suoi due bambini e lei mi disse di continuare a farlo perché così avrebbe potuto portare ancora i figli al cinema senza preoccuparsi. Io ancora vedo il viso della madre e questo episodio mi ha responsabilizzato. Mi piace il personaggio che non offende, come questo; sono contento che si possa fare un ruolo normale, grazie anche a una sceneggiatura fatta molto bene.

Terence, dal punto di vista dell'attore, non hai un po' voglia di distinguerti dal personaggio che tutti conosciamo ed amiamo per la sua umanità?
No, io ho fatto l'attore da quando avevo dodici anni e ho fatto di tutto. Ho fatto anche il bandito, diretto da Carlo Lizzani, il film si intitolava Barbagia, quindi, queste velleità io non le ho più. Quello che mi interessa è il film e avere scene con attori che mi stimolino a fare il mio personaggio anche in modo diverso, del resto non ho bisogno.

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