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Generazione mille euro: la realtà sfaccettata e colorata dei "milleuristi"

Massimo Venier traduce per il cinema un libro-fenomeno allestendo una commedia articolata e godibile.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Una commedia dedicata ai giovani precari
Alessandro Tiberi (46 anni) 28 giugno 1977, Roma (Italia) - Cancro. Interpreta Matteo nel film di Massimo Venier Generazione 1000 euro.

martedì 21 aprile 2009 - Incontri

Una commedia dedicata ai giovani precari
Dopo Santa Maradona e Tutta la vita davanti arriva Generazione mille euro (in uscita il prossimo 24 aprile in trecento sale italiane) che esplora l'universo precario dei neolaureati. Affetti dalla frustrazione causata dall'incertezza del futuro lavorativo, i protagonisti del film sono altrettanto intenzionati a trovare una possibile via d'uscita dalla sospensione d'animo. Tuttavia, il regista Massimo Venier non cerca di dare risposte o possibili soluzioni, piuttosto il tentativo (riuscito) è di raccontare con lucidità - e attraverso la commedia - il fragile stato in cui si trovano i giovani (e meno giovani) d'oggi.

Il precariato
Massimo Venier: Non è una parola che amo tantissimo perché è abusata e la sensazione è che uniformando tutto si tenda a nascondere un problema e renderlo irrisolvibile anziché metterlo in luce. Il precariato è una situazione molto sfaccettata e questo è il motivo per il quale ci siamo discostati dal libro di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa che parlava di una realtà unica. Volevamo raccontare i vari modi di affrontare la vita e il problema. Ognuno dei personaggi meritava di essere caratterizzato proprio per mettere in evidenza la variegatura della condizione "precariato".
Federica Pontremoli (co-sceneggiatrice): Matteo (Alessandro Tiberi) si contraddistingue per affrontare il precariato con sarcasmo, Angelica (Carolina Crescentini) per la grinta, Francesco (Francesco Mandelli) per la positività e poi c'è chi, come Faustino (Francesco Brandi), lo affronta con un attaccamento morboso al lavoro perché ha paura di perderlo.

La traduzione del libro
Federica Pontremoli: Una volta che con Massimo abbiamo stabilito l'approccio nei confronti del libro e del tema, abbiamo iniziato a delineare le varie storie dei personaggi cercando di rintracciarle nelle pagine. Le maggiori linee narrative non sono state tradite né lo è stato il sentimento del libro di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa. Abbiamo cercato di scoprire i lati meno vittimisti del precariato tentando un approccio più vivo.
Massimo Venier: Siamo partiti dal titolo del libro, dal magnifico spunto di riflessione che offriva e dall'ambientazione per fare il nostro film. Antonio e Alessandro sono degli esperti del precariato, sono molto attenti e precisi nel raccontare la realtà quotidiana di chi vive questa condizione. Ci hanno dato una grossa mano durante la lavorazione, anche se in alcuni casi abbiamo dovuto seguire altri schemi e altri gusti per motivi narrativi.

Il contributo degli attori
Massimo Venier: Tutti gli interpreti hanno partecipato attivamente alla creazione dei loro personaggi sin dalle prove, contribuendo non poco ai dialoghi. Francesco Mandelli in una scena indossa persino una sua maglietta degli Strokes e il soprannome di Faustino - Chernobyl - deriva da una confidenza che mi ha fatto e che mi ha molto divertito.
Francesco Brandi: Mi chiamavano così a scuola. Io me ne vantavo, pensavo fosse il nome di un famosissimo giocatore russo. Poi un giorno ho chiesto a mio padre che mi ha spiegato che si trattava di una delle più grandi tragedie dell'umanità.

Il confronto con Virzì e la reazione femminile all'essere precario
Massimo Venier: Non credo che il precariato sia diventato un filone cinematografico, sarebbe tristissimo se così fosse, sarebbe uno sciacallaggio. In Tutta la vita davanti Virzì ne ha parlato in un altro modo, diverso anche dal suo modo di raccontare le storie. Quanto al modo femminile di affrontare il problema, sono convinto che le donne siano quelle che cambiano il mondo e cambiano noi. Sono contento del fatto che sia Carolina che Valentina siano riuscite a creare dei personaggi che fino all'ultimo ti lasciano il dubbio di non sapere da quale parte andrà il protagonista.

L'essere donne precarie
Valentina Lodovini: È un discorso lungo e complesso, ma storicamente noi donne siamo più abituate a risolvere i problemi. Il personaggio che interpreto è molto presente, mentalmente. Ha un presente da costruire, non si arrende alle avversità, si reinventa e cambia dentro di sé. Questo è il suo punto di forza anche se non è totalmente immune dai momenti di rabbia. D'altronde il termine "crisi" è di origine greca e significa "cambiamento". Questa è l'essenza di Beatrice.
Carolina Crescentini: Angelica sa quello che vuole. Il suo obiettivo è di fare carriera e lavora ogni giorno per perseguirlo, per crescere sempre di più professionalmente. Lei è felice della sua vita e ha un sorriso sincero. Sarei curiosa però di vederla fra cinque anni, perché la verità è che investe tanto sulla carriera ma poco sulla sua vita e di conseguenza non ha amici.

Lo sguardo sarcastico del protagonista
Alessandro Tiberi: Matteo si rapporta con tutti gli altri personaggi che sono lo specchio di quello che lui cerca di capire. È un ragazzo intelligente con una gran voglia di fare quello per cui è portato e che ha studiato nella vita, ma lavora in una multinazionale ed è frustrato. L'arma che usa è appunto quella del sarcasmo. La generazione di cui parla il film ci rispecchia. Facciamo gli attori perché lo abbiamo scelto, se precipitiamo sappiamo perché, conoscevamo dall'inizio i rischi del nostro mestiere. Sebbene Generazione mille euro sia una commedia l'abbiamo presa molto seriamente perché si parla di persone che soffrono e di conseguenza abbiamo cercato di essere il più veri possibile.

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