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Made in United Kingdom: Swinging Marianne

Marianne Faithfull protagonista del festival bolognese Easy come, easy go.
di Luisa Ceretto

Marianne Faithfull omaggiata alla rassegna bolognese
Marianne Faithfull (Marianne Evelyn Gabriel Faithfull) (77 anni) 29 dicembre 1946, Londra (Gran Bretagna) - Capricorno.

lunedì 20 aprile 2009 - Incontri

"Ho preso la coppa della vita, l'ho afferrata con le due mani e l'ho bevuta tutta d'un sorso. E ora che ho vissuto di più, maturando con gli anni l'esperienza, non avverto l'esigenza di andare così pienamente fino in fondo, so di cosa si tratta". L'icona della Swinging London degli anni Sessanta, Marianne Faithfull, lanciata dalla celeberrima canzone, As tears Go By, scritta da Mick Jagger e Keith Richards è stata la protagonista del festival bolognese, Easy come, easy go, una quattro giorni (16-19 aprile) di reading, incontri col pubblico, un ciclo di film e un concerto. Promosso da Nuova Scena – Arena del Sole, dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con la Cineteca di Bologna, l'iniziativa ha reso omaggio ad un'artista che ha fatto della contaminazione la sua cifra stilistica. La rassegna cinematografica, dove sono state presentate alcune tra le pellicole più significative del suo percorso, da Hamlet di Tony Richardson, in cui l'attrice recita nei panni di Ophelia, all'episodio di Gus Van Sant, Le Marais, ha dato l'avvio alla manifestazione. Nelle due giornate di venerdì e sabato (17 e 18), Marianne Faithfull ha incontrato gli spettatori al temine della sua ultima interpretazione, Irina Palm, ha letto i Sonetti d'amore di Shakespeare e ha fatto il suo debutto italiano con il lavoro discografico Easy Come Easy Go, proponendo brani di autori famosi come Duke Ellington, Brian Eno, Leonard Bernstein, Randy Newman.
Sin dai suoi esordi Marianne Faithfull è stata protagonista dei fermenti musicali e culturali di un'epoca fatta di eccentricità ed eccessi che dall'Inghilterra si diffuse nel mondo. Al centro dell'attenzione dei media per la sua relazione con Mick Jagger, la cantante rifugge i riflettori e le cronache lungo buona parte degli anni settanta, facendo ritorno nel 1979 con l'album Broken English. La sua attività discografica prosegue, con una certa continuità nei decenni successivi, fino ad oggi, con una produzione che vanta prestigiose collaborazioni, da Nick Cave a Pj Harvey, e frequenti incursioni nel repertorio classico, come interprete dei testi di Kurt Weill. Parallelamente, Marianne intraprende la carriera di attrice. L'esordio nel cinema è con Jean-Luc Godard in Made in USA (1966). Nel 1968 gira, diretto da Jack Cardiff, The Motorcycle (1968) e ancora collabora con Kenneth Anger in Lucifer Rising(1972), fino ai più recenti successi, a Intimacy (2001) di Patrice Chéreau, a Marie Antoinette (2005) di Sophie Coppola (nel ruolo secondario della madre) e infine a Irina Palm (2007), diretto da Sam Garbarski.

Nel 1967 fa il suo debutto a teatro, interpretando Irina in Tre Sorelle di Cechov, al fianco di Glenda Jackson, successivamente lavorerà, tra gli altri, con Tom Waits e William Burroughs. Figlia di Glynn Faithfull, un professore di letteratura italiana, maggiore dei servizi segreti britannici durante la Seconda Guerra Mondiale, e della baronessa Eva Erisso Von Sacher-Masoch, discendente diretta del conte Leopold Von Sacher-Masoch, ballerina e attrice alla corte di Brecht e Kurt Weill, la carriera di Marianne Faithfull ha inizio nel 1964 quando, appena diciassettenne, fa la conoscenza di Andrew Loog Oldham, il manager dei Rolling Stones che le offre la possibilità di realizzare un disco.
Lontano dagli anni autodistruttivi giovanili, Marianne Faithfull, sessantaduenne, è oggi un'elegante signora, un'artista matura e affascinante che ha ritrovato un proprio equilibrio, "un porto tranquillo, al riparo e col pieno controllo di sè", che si presenta davanti alla stampa, rispondendo con generosità, senza timore di "andare lontano, dove si vuole". Alla domanda, in quale espressione artistica si senta più portata e quale sia il rapporto con il pubblico italiano, con un sorriso disarmante, sicuro di sé e del suo talento, lei risponde: "Io davvero non so rispondere, posso dire di essere brava in tutto quanto. E' una domanda che mi pongono sempre e temo che il non potermi incasellare, talvolta possa innervosire. Adoro fare film, adoro la musica, adoro fare le mie letture di poesie, adoro suonare. E' il momento della performance, dell'esibizione sul palcoscenico, il momento più importante per me. Mi piace il confronto col pubblico, è un istante unico, che non si ripete, è magico. Il pubblico italiano è meraviglioso, non ho preoccupazioni per il concerto. Abbiamo fatto i compiti a casa, le prove, ho lavorato col complesso. Il pubblico deve soltanto arrivare, di buon umore e ben disposto. La mia storia in Italia come performer risale al 1965, ai tempi di Sanremo. Ho una relazione col pubblico italiano che dura da quarantacinque anni, questo mi fa sentire piuttosto matura, ma non sono poi così vecchia, ero appena una bambina, quando ho cominciato..."

Lei è musicista, attrice di teatro, di cinema...Non si è mai cimentata nella danza?
Ho avuto da mia madre una formazione da ballerina, lei aveva lavorato come danzatrice a Berlino con Max Reinhardt. Da ragazzina, ero molto aggraziata e molto portata per la danza, però in quel periodo si doveva scegliere; o fare una cosa o l'altra, non si poteva essere artisti poliedrici. Si tratta di un arredo mentale che devo ai miei, a mio padre, un professore di italiano, esperto di Rinascimento, e a mia madre, che era attrice, oltre che ballerina. Grazie a loro ho avuto un background molto ricco, loro non ci sono più, ma io ora sono qui e proseguo la tradizione, la vita va avanti.
Ha dichiarato che esibirsi in pubblico, per un concerto o per una pièce teatrale è per lei il momento più stimolante. E nel cinema, quale istante predilige?
Mi piace l'inizio della lavorazione di un film, stare insieme agli altri attori, discutere, parlare col regista, ma soprattutto, il momento delle prove. Amo moltissimo le prove, delle volte non c'è tempo per farle. Con Irina Palm e prima ancora con Intimacy, non è stato possibile. I registi mi fermavano, dicevano cosa fare e mi lasciavano davanti alla mdp...Ma ha funzionato, ed è stato splendido.
Cosa l'ha convinta ad accettare un ruolo problematico come quello di Irina Palm che lei ha reso benissimo...
E' da molto tempo che non vedevo questo film. Rivederlo è stato importante perché mi ha dato la possibilità di scorgere aspetti che non avevo visto la prima volta, e ciò che realmente ho fatto. Certo, non era una parte seducente né facile, e io non dovevo apparire al meglio, e in effetti così è accaduto. Mi sono lasciata andare, dovevo essere orribile, mi sentivo, come quegli abiti che indossavo, davvero brutta. Mi sono decisa ad interpretare i panni di una nonna vecchia e grassa, completamente schiacciata. All'inizio Maggie, non è niente. Lentamente, attraverso questa storia peculiare e strana, si trasforma, comincia a vivere, a diventare una persona, comincia ad esprimere le proprie opinioni. Irina Palm è un film che parla di alienazione, ciascun personaggio vive in un proprio universo separato. E' l'opposto di una pellicola dal ritmo rapido, denso di eventi che si susseguono. L'atmosfera è tutto, è come un inferno e questi sex club, rappresentano le profondità più oscure dell'inferno. Maggie è profondamente umiliata e non ha alcuna speranza nell'umanità, non si aspetta nulla di buono dalla vita. L'unica cosa che ha, cui tiene, è suo nipote, nient'altro. Un altro aspetto che mi ha veramente convinta ad accettare questo ruolo, è che non avevo nulla a che fare con lei. La cosa bella di Irina Palm è che il pubblico, forse mi ha potuto conoscere di più, e rendersi conto che, anche se passava qualcosa di me, stavo recitando e piuttosto bene!

Ha ricevuto ultimamente proposte di un ruolo per un nuovo film?
Effettivamente mi hanno offerto delle parti, ma non molto interessanti. Vorrei e voglio fare un personaggio interessante, Irina Palm è stato un sogno, un progetto meraviglioso. Mi hanno offerto di recitare la madre di qualcuno, ma non mi è parso un lavoro di grande pregio. C’è una certa mancanza di fantasia in giro ed è per questo che probabilmente tendo a collaborare con registi di avanguardia. Ma non amo moltissimo i registi esordienti, perché cadono in errori che non riescono poi a rimediare, fra cui, non riuscire a girare abbastanza...
Quali sono le qualità che deve avere un progetto per conquistare la sua attenzione?
Mi piace il cambiamento, non so se abbia ancora voglia di recitare la parte di una donna così disperata come in Irina Palm, non voglio più apparire sullo schermo come in quella pellicola. Penso che mi piacerebbe recitare in una parte che mi assomigli di più. C’è un certo grado di perversione nel recitare un ruolo molto diverso, che non abbia nulla a che vedere con me. Maggie, infatti, non parla come me, non si muove come me, e non si veste come me. E’ stata un’esperienza interessante ma non più ora, per favore…! Sto sempre cercando, prima o poi arriverà, un regista o uno sceneggiatore che possa scrivere la storia della mia vita; so che questa persona non sarà vecchia, ma giovane, non avrà tutto quel bagaglio di una persona con maggiore esperienza, ma avrà una visione più fresca. Ho avuto una vita meravigliosa…
Un film sulla sua vita, dove però lei non vorrebbe far parte del cast…<br /> Certamente io non farei parte di un film biografico e non me ne interesserei più di tanto. Vorrei che però fosse davvero un lavoro interessante, non una biografia, voglio che sia un film buono, sto aspettando e forse, prima della mia morte, questo succederà. E’ un lavoro difficile, anche perché si tratta di un lungo percorso di vita, difficile da renderlo in pellicola. Ma questo, è il compito di un grande regista!
Io non sono né una sceneggiatrice né una regista, io ho vissuto quella vita e sono sicura che prima o poi qualcuno ne farà un film, è un rebus interessante, un esercizio artistico… Ha nuovi progetti?
No, nulla ancora di concreto, certamente ho alcune idee, ma al momento voglio godere questo momento. A Roma, tra poco, farò un’operetta di Kurt Weill, I Sette peccati capitali.

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