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5x1: Sean Penn, bad guy

Ancora un ruolo tra impegno, diritti e sogno in Milk.
di Stefano Cocci

Dalla casa nella prateria al cinema impegnato
Sean Penn (63 anni) 17 agosto 1960, Santa Monica (California - USA) - Leone. Interpreta Harvey Milk nel film di Gus Van Sant Milk.

martedì 20 gennaio 2009 - Celebrities

Dalla casa nella prateria al cinema impegnato
Non è semplice "latte" come la traduzione dall'inglese all'italiano suggerisce. Milk, il film di Gus Van Sant, potrebbe essere considerato il coronamento dell'impegno sociale e politico del suo regista e del protagonista. Infatti, Sean Penn, attore dal passato da "bad guy", chiude così un cerchio - fatto di impegno in prima persona nei temi dei diritti umani, della lotta alla pena di morte e la fiera opposizione alla guerra in Iraq - interpretando l'uomo che ha aperto la strada al movimento di liberazione omosessuale. È un percorso lungo, scrivevamo, passato attraverso gli inizi turbolenti, il matrimonio con Madonna e la sua fine tempestosa, l'incontro con la collega Robin Wright che, nonostante problemi e tradimenti, tiene fino ad oggi. Però Penn ha sempre dato una connotazione fortemente politica al suo lavoro. Così, Dead Man Walking, Mystic River, Tutti gli uomini del Re si sono segnalati non solo per essere delle grandi prove da attore ma dei messaggi lanciati agli uomini e le donne di buona volontà. Se con Tutti gli uomini del Re Penn si era immerso in una figura controversa della politica americana, il governatore Huey Long a cui la storia ampiamente si ispira, di un uomo con grandi sogni di emancipazione politica e sociale ma disposto a qualsiasi gesto pur di realizzarli, Milk è l'altra faccia del sogno, quello di un uomo e del gruppo di persone che lo sostengono per affermare dei diritti. Niente male per un ragazzo che iniziò nello show business nella serie La casa nella prateria.

Mystic River
È l'interpretazione pluripremiata di Sean Penn: vinse il Golden Globe e l'Oscar, quest'ultimo insieme al suo amico Tim Robbins. È anche uno dei film meglio riusciti di Clint Eastwood che disegna un universo disperato, un'umanità senza speranza e senza redenzione. Probabilmente, in un mondo così pensato e sentito, Penn è più a suo agio di altri: è sempre stato se stesso quando si trattava di mettere in scena le pulsioni più miserabili dell'uomo ma anche il suo dolore, scoperto, senza veli e mediazioni, e la violenza che, in un modo o nell'altro, ha sempre fatto parte della sua vita, del suo lato oscuro. Interpretazione meno buonista e pietosa di altre ma senz'altro non meno indimenticabile.

Carlito's way
Probabilmente il successo per Penn giunse troppo in fretta, portando i suoi frutti più avvelenati: pettegolezzi, paparazzi, gossip. Fu così che dopo la fine del matrimonio con Madonna iniziò un periodo di oblio che fu interrotto dal film di De Palma, dove Sean recita al fianco di Al Pacino. Fu una prova magistrale che riportò finalmente l'attenzione sull'artista e il professionista, non sul personaggio. L'avvocato David Kleinfeld è un uomo progressivamente conquistato e devastato dal lato oscuro, la vita malavitosa, quella che Carlito Brigante sta cercando di lasciarsi alle spalle. Droga, donne, potere, soldi possono corrompere chiunque, Penn è perfetto nel mostrarcelo. Chissà quanto di veramente suo e della sua vita c'è in Kleinfeld.

The Interpreter
È il film destinato ad essere ricordato come l'ultimo di Sydney Pollack ed il primo ad essere girato dentro il Palazzo di vetro delle Nazioni Unite a New York. Così, le segrete stanze dove si decidono i destini del mondo o, forse meglio, si cerca di parzialmente arginare i conflitti globali, si aprirono per Sean Penn e Nicole Kidman, senz'altro una delle coppie meglio assortite che è possibile ammirare sul grande schermo. È un altro capitolo dell'impegno politico di Penn: deve essergli piaciuta questa storia di denuncia dei crimini di guerra compiuti in uno sperduto paese africano ma anche l'etica del perdono: neanche il peggiore dei dittatori merita la morte, probabilmente.

21 grammi
In questi ultimi anni si è scatenata ad Hollywood un'autentica epidemia di soggetti e sceneggiature che raccolgono i fili di storie differenti e spunti variegati e li uniscono in un finale dalla morale unica: quello che ci divide può anche unirci, siamo su questo mondo per interagire, volenti o nolenti. L'epicentro di questo terremoto culturale, il paziente zero - volendo proseguire con il paragone medico - è il film di Inarritu. Quel che certo è che tutti i tentativi di imitazione si sono scontrati con la necessaria difficoltà di trovare qualcuno che gareggiasse con Sean Penn in bravura. Qui, perennemente in bilico tra la vita e la morte, tra la salvazione e la dannazione, regala uno dei momenti più intensi della sua carriera.

Dead man walking
Se Sean Penn vincerà l'Oscar per Mystic River nel 2003 è probabile che avvenne come parziale risarcimento per l'edizione del 1995, quando Nicolas Cage in Via da Las Vegas sconfisse l'interpretazione di Penn nei panni di un condannato a morte che cerca la sua redenzione. Proprio la connotazione politica di un argomento dal forte impatto sulla coscienza della nazione ha bloccato la vittoria di Penn: negli USA si parla con difficoltà dell'argomento e l'impegno di Penn, oltre che di Susan Sarandon (coprotagonista con lui e vincitrice dell'Oscar) e di Tim Robbins (il regista dell'operazione), ha forse oscurato i meriti artistici a favore di quelli meramente propagandistici.

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