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Valzer con Bashir, l'insensatezza della guerra

Ari Folman racconta l'amnesia di un eccidio in Valzer con Bashir.
di Marianna Cappi

Amnesia di un eccidio

mercoledì 7 gennaio 2009 - Incontri

Amnesia di un eccidio
Esce il 9 gennaio, inizialmente in ventuno imperdibili copie, Valzer con Bashir, documentario animato, frutto di una tecnica originalissima che associa animazione tradizionale, animazione in Flash e 3D, e candidato al premio Oscar come miglior film straniero. Ari Folman, il regista, prende le mosse dall'ammissione di un'amnesia per ripercorrere l'eccidio di Sabra e Shatila. Quella sera del 1982 era tra i soldati israeliani che controllavano la periferia di Beirut ma per oltre vent'anni ne ha cancellato il ricordo. Il suo film chiude un cerchio intimo e personale proprio nel momento in cui la ferita si riapre, sul palcoscenico del mondo. Alla Casa del Cinema di Roma, il regista ha risposto alle domande della stampa.

Il film esplora l'esperienza dei reduci. Come è stato accolto in Israele?
È stato accolto molto caldamente: da ribelle sono diventato un pupillo dell'establishment, che ha mandato il film in tutto il mondo. Questo perché il governo divide la gente in chi è "uno di noi" e chi non lo è, e se hai servito nell'esercito sei "uno di noi". Inoltre va detto che Israele è un paese che sostiene il lavoro dei propri artisti, in questo senso è tollerante. In secondo luogo, il film è un modo per dire all'Europa che Israele non è stato l'esecutore materiale del massacro dell'82 nel campo profughi in Libano, ma sono stati i falangisti cristiani. Infine, il film è stato bene accolto nel mio paese perché adotta il punto di vista israeliano e sono stato anche criticato per questo. Lo capisco, ma non avrei potuto fare diversamente, in quanto regista israeliano ed ex combattente. Spero che qualcuno realizzi l'altra versione di questa storia, sono molto interessato a vederla.

Cosa ne pensa dell'attuale riapertura del conflitto?
Quando è scoppiata la seconda guerra in Libano, nel 2006, stavo completando il film e tutti mi chiedevano se non avessi preferito averlo già ultimato, in modo che potesse essere di attualità, ma io dicevo a ragione che purtroppo sarebbe stato attuale anche dopo qualche tempo. Io sono contrario alla violenza ma moltissimi sono a favore dell'uso delle armi, per questo la follia della guerra non si arresta. Credo che sia necessario fare qualsiasi cosa per fermare una nuova guerra e non credo che sia stato fatto tutto il possibile. Bombardare è sempre la soluzione più facile e nei nostri governanti non c'è ormai nessun rispetto per la vita umana e per la morte degli innocenti.

Come mai ha scelto di adottare la tecnica dell'animazione e di riservare un brevissimo spazio alle riprese reali, alla fine?
Gli ultimi secondi non animati non sono una decisione artistica ma ideologica. Non volevo che la gente uscisse dal cinema dicendo: "wow, gran scene di guerra, bella musica, fantastica animazione." Gli ultimi secondi contestualizzano il film, fanno capire che racconta una storia in cui più di 3000 persone, donne, bambini e anziani senza alcuna difesa sono state massacrate a sangue freddo. Se chi esce dal cinema va a casa e googla Sabra e Shatila e legge per un'ora cosa è successo laggiù, allora avrò fatto il mio mestiere.

Crede che la presidenza di Obama aprirà un nuovo corso nei rapporti tra Palestina e Israele?
La storia di Obama per me ha dell'incredibile, 20 anni fa nessuno avrebbe creduto di avere un presidente nero, avrebbe riso solo all'idea. È una persona che è andata oltre il fatto di essere un uomo di colore, è molto intelligente, anche se è umano e dunque può fare degli errori. Ma dobbiamo aggrapparci ad una speranza e lui è la nuova speranza.

Dal documentario si deduce che Ari Folman ha subito un trauma e aveva bisogno di elaborarlo attraverso la realizzazione di questo film. La terapia ha avuto successo?
Quando ho compiuto 40 anni, 6 anni fa, ero riservista, come è richiesto a tutti gli Israeliani fino ai 50 anni di età per alcune settimane all'anno. Non facevo molto, scrivevo cose stupide per la tv, tipo "Come difendersi da un attacco nucleare iraniano in 60 secondi", ma non ne potevo proprio più. Allora mi hanno consigliato di andare dallo psicoterapeuta, forse mi avrebbero potuto esonerare a 40 anni anziché a 50. Dopo 8 sedute, ho capito che era giunto il tempo per me di raccontare la mia storia ma anche che c'erano dei buchi neri nella mia memoria. Non credo molto nella psicoterapia, mentre fare un film è una sorta di terapia dinamica, viaggi, parli con la gente, scrivi, non ascolti solo te stesso ma anche tante altre persone ed è molto più efficace che vedere lo strizzacervelli due volte alla settimana. Questo film è stato davvero un processo terapeutico, perchè è molto personale, non so dire se mi abbia guarito ma di certo se cinque anni fa mi avessero fatto vedere una foto di quando avevo 19 anni non mi sarei riconosciuto, ero totalmente estraneo al mio me stesso giovane, mentre ora mi sono pacificato con il ragazzo che sono stato.

La musica è molto importante all'interno del film. Ci sono anche le variazioni Goldberg di Bach, che nasce come una ninna nanna scritta per un nobile insonne. Come ha operato la cernita musicale? Un giorno ho sentito un album di Max Richter, un compositore inglese che combina classica e elettronica in modo molto malinconico, e ho deciso di scrivere questo film ascoltando solo la sua musica. Quindi l'ho contattato e abbiamo iniziato a lavorare alla colonna sonora del film molto presto, perché volevo che gli animatori ascoltassero la musica in cuffia mentre animavano, per cogliere il sentimento della scena. Riguardo a Bach, devo dire che in casa mia abbiamo sempre ascoltato molta musica classica ma mai Bach, perché i miei genitori ritenevano che fosse troppo tecnico, che non ci fosse emozione nella sua musica. Poiché era proibito, quando ho cominciato ad ascoltarlo, tardi, è diventata una vera un'ossessione e ancora litigo su questo con mia madre, che ha ormai 86 anni. Nel film volevo mostrare la contraddizione tra questa musica e la guerra. Ho inserito anche qualche interpretazione elettronica di Schubert e Chopin, per lo stesso motivo.

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