Advertisement
Storia 'poconormale' del cinema: Italia anni '80, il declino

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Il nostro cinema

venerdì 4 settembre 2009 - Focus

Il nostro cinema
Procedendo secondo analogie e contrari in questo percorso "poconormale", al decennio (per lo più) americano dei '50, che rappresenta l'età dell'oro del cinema, a contrasto inserisco gli anni ottanta italiani. Che rappresentano la fine di un corso a sua volta d'oro, dal dopoguerra ai Sessanta, e seguono una stagione, i Settanta, certo meno nobile, ma con qualche segnale assoluto, cito un titolo, Amarcord.
Nel 1988 all'Ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci vengono attribuiti 9 Oscar. È il film, fino ad allora, più decorato a Hollywood dopo Via col vento. Sarebbe un trionfo italiano verso la fine di un decennio che il nostro cinema ha percorso faticosamente, senza picchi e lontano della nostra migliore tradizione. La misura di questo assunto sta nei riconoscimenti internazionali. L'Oscar, la Palma e il Leone d'oro, sono premi spesso messi in discussione, per ragioni etniche, artistiche, di marketing e di convenienza politica, tuttavia nel loro insieme rappresentano una legittimazione unanimemente accettata. Negli anni ottanta otteniamo solo tre premi: il Leone d'oro con La leggenda del santo bevitore, tutti quegli Oscar con film di Bertolucci e un Oscar come miglior film straniero a Nuovo cinema Paradiso di Tornatore. Un cartello con nove Oscar in quel decennio sarebbe qualcosa di anomalo e sproporzionato, e illogico. Invece una logica c'è, perché l'italiano Ultimo imperatore, non è un film italiano. Non è italiano il produttore, il londinese Jeremy Thomas, non c'è un italiano fra gli attori. Un po' di italianità è nelle scenografia (Scarfiotti), e nella fotografia (Storaro), ma questi hanno a loro volta firmato opere internazionali, sono "artisti del mondo". Ufficialmente L'Ultimo imperatore sarebbe un film inglese. Dunque, se la qualità, o parte della qualità del decennio-80 la si misura coi riconoscimenti internazionali, è legittimo che su decine di possibilità solo due volte emerga un titolo (tutto) nostro, "Santo bevitore" e "Nuovo cinema", appunto.

Identità
In quella stagione il cinema italiano aveva perso identità, in qualche modo doveva ricominciare, recuperare qualità, soprattutto doveva farsi riconoscere fuori dai confini. Gli anni ottanta hanno ospitato buoni titoli e bravi autori. Ma non hanno dato cittadinanza a Opere per il mondo. Gli anni ottanta sono quelli dello "smarrimento", nel senso della ricerca di nuovi contenuti, di nuova poetica, di un progetto utile e possibilmente non provinciale, e magari di tentativi di rifondazione. Una sorta di punto e a capo. Naturalmente tutto questo non è contenuto in confini precisi: una corrente finisce un'altra ricomincia, un movimento nasce spontaneamente e si irradierà lontano, tuttavia si può affermare legittimamente, che nessun movimento italiano nato in quel decennio si irradia nel mondo. Ci sono tanti autori, questo sì. Alcuni cominciano, altri finiscono.
Negli Ottanta, dei grandi artisti generali, maestri di realismo, che ci hanno esportato nel mondo, De Sica, Visconti e Rossellini non ci sono più. C'è ancora Antonioni ma è molto stanco. Nel 1980 la sua attitudine alla sperimentazione lo porta alla realizzazione del Mistero di Oberwald, in alta definizione. Nell'82 dirige Identificazione di una donna, che riporta del grande autore solo qualche segnale sbiadito. Lo stile, l'impatto di opere come Il grido e della trilogia a cavallo dei 50/60 (L'Avventura, La notte, L'eclissi) sono lontani. Fellini c'è ancora e dirige. Ma anche lui ha minore ispirazione. Nei suoi film di quel decennio E la nave va, Ginger e Fred, dell'età dell'oro del grande artista rimane un'ispirazione grottesca discretamente riconoscibile, e una certa estetica. L'energia, l'incanto che immobilizzava i critici e il pubblico, non ci sono più. Monicelli e Risi non sono artisti generali come i nomi fatti sopra (anche se Monicelli ci si è molto avvicinato con l'estetica de La grande guerra), ma sono "registi puri" definiamoli così, e narratori insuperabili. I loro titoli eroici La grande guerra, I soliti ignoti, L'armata Brancaleone (Monicelli); Una vita difficile, Il sorpasso, I mostri (Risi) sono tutti degli anni 50/60. La nostra grande stagione, quella dove eravamo prevalenti ed esportavamo, quella delle inutili tentate imitazioni da parte delle altre culture, finisce lì.

Ricorso
Nel processo di attesa di un ricorso all'altezza, che prevede un'involuzione, una perdita di identità e di qualità, diciamo pure peggioramento, gli anni settanta offrivano comunque un paio di... movimenti minori. Sergio Leone a metà dei Sessanta, con Per un pugno di dollari, rifaceva le regole di un genere diventando il modello persino degli americani che quel genere lo avevano inventato. I Settanta raccoglievano quel filo e quell'idea e la rilanciavano, certo con minore qualità se il filo e l'idea non erano più di Leone. Ma non c'era solo il western all'italiana, c'era anche il poliziesco. I registi si chiamavano Damiani, Lenzi, Di Leo, Massi; gli attori Nero, Merenda, Merli, Testi. Un segnale della qualità di quei film lo dobbiamo a uno che certo fa testo: Tarantino.
Negli Ottanta invece... solo individualità più o meno fortunate, mai fortunatissime, mai nell'eccellenza. I nomi sono molti e il meglio lo hanno già dato. Bellocchio è ancora giovane, ma è uscito presto, ventenne aveva già molto inventato, in qualità e personalità. Sarà una garanzia nei decenni. Lo è ancora.
I Taviani si sono bene accreditati, negli anni '80 hanno già una loro nicchia. Avati ha già iniziato il suo discorso di buon autore, ma la sua creatività è troppo monocorde. Non sarà mai un maestro. Un autore già importante è Scola che fa un ottimo film, La famiglia.
Si intravede Salvatores nell'estremo lembo del decennio, l'89 appunto, che dirige Marrakech Express. Sarà, per qualche stagione un buon autore, vincerà persino un Oscar immeritato (detto anche da lui), con Mediterraneo. Si smarrirà una volta perduta la sua prima identità. Gli Ottanta sono invece il decennio della buona comicità. I nomi sono quelli di Verdone, Troisi, e Benigni. Certo non è grande cinema, non è "movimento". Anche Argento ha già offerto la sua parte migliore. Una citazione naturalmente gli è dovuta, a lui, raro esportatore di cinema italiano e "semi-inventore" di genere.

Eccezione
Naturalmente non può non esserci un'eccezione. L'Italia è un Paese a cui il cinema si addice con grande naturalezza. Il disordine, la non univocità di quella forma d'arte gli è congeniale in assoluto. Mi piace la metafora del calciatore in declino che tuttavia trova sempre il momento, per attitudine, tecnica e fantasia, magari non più per energia, di fare un gol d'autore. L'eccezione è Nanni Moretti. Verso la fine del decennio precedente esattamente nel '78, venticinquenne, Moretti, con Ecce Bombo, sua primo film "vero", mostra un'attitudine magnificamente anomala per il nostro cinema: la capacità di rappresentare contenuti importanti con ironia, leggerezza, facendo sorridere e ridere. È un'esclusiva, parlo di alto profilo naturalmente, che gli appartiene. Ma c'è un'altra prerogativa, anche questa quasi sua esclusiva: Moretti è un ottimo scrittore. I suoi film partono da lì, com'è giusto che sia. Il regista non sarà mai un acrobata del linguaggio, la cinecamera non percorrerà mai chilometri di rotaie in dritto o in tondo, e neppure in alto o in basso. Si piazzerà sui volti e sui campi, più o meno lunghi, per rappresentare chiaramente, non per stupire in velocità. Ne La messa è finita Nanni è un prete triste, perché non può fare niente intorno a sé. Nel 1989 firma Palombella rossa, film vicino alla politica, certo di qualità ma sopravvalutato, che apre la nuova fase, politica appunto che diventerà, in futuro sempre più definita e perentoria. Citando Moretti, da molte stagioni, lo accompagno con la didascalia "... forse l'unica prova di esistenza in vita del cinema italiano...".
Ho detto "lo accompagno", avrei dovuto usare il passato, perché è legittimo il timore, rispetto alle sue ultime proposte, che il meglio anche lui lo abbia già dato.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati