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Paul Schrader critico, sceneggiatore, regista: pensieri sul cinema contemporaneo

La giuria del festival Amidei di Gorizia consegna all'artista americano il Premio all'Opera d'Autore 2009.
di Nicoletta Dose

Il Premio Amidei guarda all'America
Robert De Niro (80 anni) 17 agosto 1943, New York City (New York - USA) - Leone. Interpreta Travis Bickle nel film di Martin Scorsese Taxi Driver.

giovedì 23 luglio 2009 - Incontri

Il Premio Amidei guarda all'America
Ehi, dici a me? Con chi stai parlando? Dici a me?". Difficile dimenticare il monologo di Robert De Niro in Taxi Driver. Dietro alla drammatica scena di fronte allo specchio, divenuta in breve tempo una delle sequenze mitiche del cinema americano, c'è la mente creativa di Paul Schrader. Critico, sceneggiatore e regista, è una delle figure di spicco della cinematografia d'oltreoceano. Ha lanciato Richard Gere nello star system, dopo averlo ripreso a fare ginnastica in American Gigolo, un film modello di stile ed eleganza, che ha rappresentato perfettamente il glamour tipico degli anni Ottanta. Ha riflettuto sulla potenza della scrittura in Mishima e ha ironizzato sulla vita di un divo della tv, tra vizi privati e pubbliche virtù. La giuria della 28° edizione dell'Amidei, da sempre attenta a valorizzare l'importanza della scrittura per il cinema, ha scelto così di premiare Paul Schrader. Nella cornice del castello medievale di Gorizia, l'incontro con l'artista si è trasformato in un'occasione per ripercorrere le tappe fondamentali della sua carriera, attraverso aneddoti e curiosi racconti di quella che è la storia del cinema.

Critico, sceneggiatore, regista
Paul Schrader: Sono nato come giornalista e critico cinematografico ma nell'industria cinematografica non si può essere entrambe le cose. Non è che io volessi perseguire fama e prestigio ma il lavoro di critico di quel periodo iniziale non mi aiutava a risolvere i miei drammi interiori. Così mi dedicai alla fiction e al mondo del cinema perché mi sembrava quello più consono alle mie esigenze. All'epoca di Taxi Driver, ad esempio, ho cercato di creare un personaggio che rappresentasse un aspetto di me stesso, che portasse dentro di sé quella stessa bestia che sentivo io e i miei coetanei.

Thomas Anderson e Spike Jonze
Paul Schrader: Apprezzo molto il lavoro di Thomas Anderson e Spike Jonze. Amo la loro originalità e il tentativo di adattarsi a un mezzo che è in profonda evoluzione formale. Quando ho iniziato a fare questo lavoro, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, il cinema era in crisi di contenuti e così io e altri autori abbiamo cercato di creare nuovi tipi di eroi. L'epoca in cui ci siamo formati si prestava a creare nuovi miti. La rivoluzione sessuale, l'uso consapevole delle droghe e le conquiste dei diritti civili erano ispirazioni forti che però non sono durate più di quindici anni. Ora il cinema subisce una crisi di forma e ci si interroga su cosa sia un film. Si è passati dal semplice guardare un film al partecipare ad un'esperienza audiovisiva. Si costituisce un nuovo rapporto tra il fruitore e l'oggetto perché tutti oggi possono vedere un film, senza spendere molto, a qualsiasi ora. Ma non voglio passare per nostalgico. Dico solo che il problema di questa nuova evoluzione cinematografica non lo conosciamo ancora e nel valutare i cambiamenti dobbiamo tenere presente l'influenza della tecnologia. Decenni fa erano gli eventi a influenzare la struttura delle sceneggiatura, ora è necessario raccontare delle storie in modi nuovi, necessariamente legati all'uso della tecnologia.

Ozu, Bresson, Dreyer
Paul Schrader: Questo tipo di registi è molto raro perché, generalmente, un regista di successo prova a trasmettere la sua spiritualità attraverso il movimento e l'empatia. Ozu, Bresson e Dreyer bloccano questi due elementi; è come se voltassero le spalle al film. Per questo motivo sono registi anti-commerciali e sono in pochi oggi a tentare di creare qualcosa di interessante in questo territorio. Esempi di questo modo di fare cinema potrebbero essere i film di Sokurov o Il grande silenzio di Philip Gröning. Ma sono casi isolati.

Il personaggio maschile di Adam Resurrected
Paul Schrader: Il film si basa su un romanzo israeliano di Yoram Kaniuk che ha come sfondo l'Olocausto. Quando lessi il suo libro mi colpì una metafora potente ed originale, la storia di un sopravvissuto all'Olocausto alle prese con la sua nuova vita all'interno di un manicomio e con la nuova amicizia con un giovane paziente cresciuto come un animale. Molti dei film sul genocidio nazista hanno un approccio reverenziale a quanto accaduto. Mentre qui il contenuto è di pura fantasia, la sua potenza è quella della fiction, non quella della Storia. Ecco perché Adam Resurrected è un film molto controverso.

Progetti futuri
Paul Schrader: Il cinema indipendente sta morendo e i grandi film di trent'anni fa non si possono più realizzare. Ora sto lavorando a tre sceneggiature: una che vedrà la luce se Bollywood comprerà i diritti, un action movie ambientato in Messico e una commedia commerciale già venduta. Sto cercando di adattarmi all'evoluzione contemporanea e non escludo di dedicarmi alla serialità televisiva in futuro. Dopotutto, negli ultimi anni, il contenuto drammatico è emigrato nelle tv via cavo, che sono diventate la palestra dei giovani talenti. Ho pensato quindi di trasferire la mia esperienza nell'ambito della serialità televisiva ma il problema è che un lavoro che assorbe molto tempo, minimo 4 o 5 anni, e per ora preferisco lavorare ancora per il cinema.

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