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Esce il Farinotti 2009: il primo, il più completo, il più economico

La prefazione del volume indica il momento generale del cinema.
di Pino Farinotti

Il Farinotti 2009 - Dizionario di tutti i film

lunedì 1 dicembre 2008 - News

Il Farinotti 2009 - Dizionario di tutti i film
Il Farinotti è il primo e più completo dizionario di tutti i film distribuiti in Italia. Con i suoi circa 35.000 titoli è in grado di soddisfare le curiosità del lettore e indirizzarlo nella consultazione in maniera rapida ed esaustiva. Raccoglie notizie su tutti i generi di film, dal western alla commedia, dal cinema d'autore ai prodotti "natalizi", dal noir all'horror, accompagnando tutte le schede con un giudizio che è sempre mediato tra le scelte spesso troppo "rigide" dei critici e le preferenze "popolari" del pubblico. Questo perché il Farinotti fin dalla sua prima edizione intende davvero porsi dalla parte degli spettatori. Grazie ai rinvii al sito internet www.mymovies.it è inoltre possibile accedere ai contenuti speciali, trailer, locandine, foto dal set ma anche forum di discussione degli utenti con critiche e pareri dei lettori.
Tutto il cinema a casa tua con Il Farinotti 2009!

Qualcosa si muove
Coi nuovi titoli dell'ultimo biennio che entrano nel "Farinotti", vengono certamente ribadite alcune tendenze del cinema italiano e del mondo. I "codici", per lo più si riconfermano. Il concetto vale per il cinema italiano e per tutto il cinema. Si attestano i prodotti da botteghino, esclusiva americana; la fantasy frenetica da playstation o da fumetto alla Iron Man e Batman; la favola aggressiva effettistica alla Narnia e Harry Potter, e l'infinita malevola saga di Saw (tutta da nessuna stella). E poi l'invasione di titoli etnici soprattutto dall'estremo oriente, con un rapporto di qualità-quantità di uno su venti. In queste tendenze consolidate si specchia un altro dato quasi "esatto": Non è un paese per vecchi, Entre les murs, The Wrestler, sono i titoli vincitori rispettivamente dell'Oscar della Palma e del Leone, i massimi riconoscimenti del cinema. Sono tre buoni film, non sono grandi film. E la colpa non è solo della selezione, ma del cinema dell'epoca recente, con le sue capacità ridotte.
Nell'ultima prefazione mi auguravo una (o almeno segnali di) controtendenza. E qualcosa, qualche debole fuoco sotto la cenere, si è manifestato. Due segnali sono arrivati da Cannes, dove Gomorra di Garrone e Il divo di Sorrentino, hanno ottenuto premi importanti, anche se non i più importanti. I due titoli hanno portato qualità e novità. La novità è la scrittura. Garrone si rifà al libro di Saviano e quando il cinema e la letteratura sanno collaborare è sempre una bella notizia, Sorrentino non ha solo diretto il suo film ma lo ha anche scritto, e piuttosto bene. E anche questa è una notizia, perché sono molti i registi che scrivono ma pochissimi quelli che sanno farlo. Un'altra evoluzione felice è nell'animazione. Di recente ha cominciato a tornare ai bambini, solo a loro. Mi riferisco a titoli come Happy Feet, quella storia di pinguini, soprattutto a Kung Fu Panda di Mark Osborne. Questi film non sono più "ibridi economici" pensati come mediazione fra genitori e bambini, ma appartengono di diritto a questi ultimi, che prediligono, e capiscono, personaggi inventati soltanto per la loro età. Non sono interessati alle mediazioni.

Dalla parte del pubblico
E qui voglio inserire il testo che segue fra virgolette, che fa parte della prefazione all'edizione di due anni fa del "Dizionario". Lo ripropongo come riferimento e promemoria. Pur con gli inserti positivi appena detti, molti dei concetti espressi continuano a vivere.
"Il Farinotti intende essere dalla parte del pubblico. Si pone come mediazione rispetto a una sorta di critica prevalente che, a grandi linee, ti dice che se vai al cinema e ti diverti sei "inadeguato" e che stai guardando un film insignificante.
(...) Adesso, e parlo soprattutto di cinema italiano, tutte le grandi opzioni (l'estetica, i modelli, l'eroe, il contenuto umano, l'indicazione positiva) sono stravolte. Prevalgono gli opposti di questi concetti, il tutto sotto la giurisdizione della politica. Il "Farinotti" cerca di trovare un deterrente, di reperire qualcosa in controtendenza e di manifestarlo. L'assunto è dunque: il pubblico è sempre il miglior giudice. E non amerebbe farsi spiegare le proprie idee. E lo "spiegare" è diventata un pratica tanto, invadente da soffocare il cinema. Su ogni titolo si avventano centinaia di "critici" che agiscono in altrettante sedi: quotidiani, magazine, testate specialistiche, molte gratuite, siti e sitini, emittenti e radio. Il cinema è consumato a priori. Quando arriva nelle sale è stato ormai disossato. Al pubblico non rimane che una carcassa. Nessun entusiasmo, nessuna sorpresa. Parlo di "correntone" prevalente, qualche raro picco individuale, fuori dal coro, per fortuna, di tanto in tanto, è rintracciabile..."

Detriti
Nel film La bestia nel cuore Cristina Comencini faceva dire a uno dei suoi personaggi: "Lo sai cosa mi piace nel mio film? L'idea di raccontare l'uomo partendo dai suoi detriti, quello che nascondi nei cassonetti dell'immondizia". Un compito che la regista ha svolto, e svolge con grande... diligenza. In una sequenza una mamma preparava per benino la sua bambina di sei anni per introdurla nella camera del papà pedofilo. Mi era parso un eccesso, morboso, di cassonetto. Evitabile. Il "cassonetto" continua a invadere gran parte del nostro cinema. Il pubblico, da tempo, dà segni di... fastidio. Ma, per analogia, voglio reperire una piccola giustificazione. Viene dalla letteratura. In un pieghevole dello scorso anno, della Kowalski, dedicato al romanzo "Belle anime porche" di Francesca Ferrando, si leggeva: "Terry, sfaccendata adolescente di periferia con il mito di Vasco Rossi, un giorno scappa di casa. Cerca e trova la vita spericolata: "In pochi mesi sono diventata ladra, barbona, puttana, puttaniera, mogliettina, lesbica, detenuta... No. Non mi sento male. Anzi, sto decisamente meglio di quando sono partita". Il pieghevole riportava poi stralci di recensioni entusiastiche. Veniva anche annunciato il film per il Festival di Venezia. Va detto che il film non c'è stato, dunque non è andato a Venezia. La novella è buona. Dunque, di "cassonetto" trattasi, legittimato dalla letteratura che sarebbe la sorella maggiore, più nobile e... matura del cinema. Naturalmente alla categoria-letteratura poi possono appartenere libri cattivi. Alla legittimazione del libro si aggiungeva quella della promozione, in questo caso era il quotidiano Repubblica, una testata importante, che fa opinione. Così il modello-Terry è "privilegiato". L'indicazione arriva, potente, ai giovani. Dunque emerge che il vento è quello, la cultura è quella. Non proprio in assoluto, ma certo in prevalenza.

L'eroe
La grande performance di Mickey Rourke ha, timidamente, riproposto un personaggio quasi dimenticato. The Wrestler, che ha vinto il Leone d'oro è la storia di un eroe, battuto e compromesso, e ha costretto Venezia a ricordarsi, appunto, dell'eroe. Anche questa è una controtendenza buona. Rourke è un vecchio lottatore che deve arrendersi al tempo e riesce persino a strappare, a morsi, un po' di epica. Il wrestler sarebbe certamente piaciuto a Kipling nella sua poetica, ed epica, quando ti incitava, distrutto e umiliato, a ricostruirti coi tuoi strumenti ormai logori. È un'indicazione buona, e opportuna, anche per il cinema futuro.
E c'è qualcun altro che sta ripristinando quel modello, aggiornandolo secondo i tempi e la cultura. George Clooney è un uomo e un divo che sta diventando indispensabile al cinema. È colto, attento e attivo nel sociale, è un liberal naturale e disinvolto, si fa capire da tutti, copre ruoli mai banali. E soprattutto, in silenzio, senza proclami, coltiva anche lui l'eroe. In Michael Clayton è un avvocato cinico, distaccato, un po' maledetto, pronto a quanto di peggio gli prospetta la sua professione.
Apparentemente. Alla fine si scopre che è il buono, che combatte i cattivi, si fa garante della collettività, rinuncia ai compensi, corre grandi rischi. Semplicemente si scopre... eroe. Certo non senza macchia, senza ombre e intoccabile, totale, com'erano una volta Gary Cooper o James Bond. Un eroe umano. E quanto può essere utile a tutti noi, utenti delle sale.

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