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The Orphanage: l'horror è ispanico

L'opera prima di Juan Antonio Bayona segna un nuovo successo nel cinema di genere in lingua spagnola.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

L'incontro con Juan Antonio Bayona
J.A. Bayona (48 anni) 9 maggio 1975, Barcellona (Spagna) - Toro. Regista del film The Orphanage.

mercoledì 12 novembre 2008 - Incontri

L'incontro con Juan Antonio Bayona
Spagnolo, classe 1975, Juan Antonio Bayona esordisce in lungo con The Orphanage, un horror che gli è già valso sette Goya e quattro candidature agli European Awards e che in patria è stato campione di incassi, guadagnando 25 milioni di euro. Forte di un fenomeno tutto europeo che vede piccoli registi affermarsi con film di genere, Bayona ha trovato in Guillermo Del Toro un valido "tutor", un promoter che gli ha permesso di compiere il grande salto sul grande schermo. Paco Plaza, parlando di horror ispanico, ha dichiarato che l'uscita di Nameless - Entità nascosta di Jaume Balagueró significò poter pensare che anche in Spagna si potevano fare dei buoni film dell'orrore. "In Europa in generale si sta facendo il miglior cinema di genere" ha ribattuto il più giovane collega nell'incontro che si è tenuto questa mattina a Roma. "Anche in Francia ultimamente sono stati realizzati dei film notevoli. Credo che in America, per quanto la produzione sia molto più vasta, i registi siano troppo limitati, mentre in Europa si corrono molti più rischi. In fondo l'horror è trasgressione. È vero però che questa nuova ondata di registi del vecchio mondo abbia attirato l'attenzione degli studios statunitensi e sono in molti a essere sommersi di proposte dall'America. Io stesso sono stato contattato, ma ho rifiutato perché finora non mi sono arrivati script validi. Con Guillermo farò un altro film la cui storia si basa su un'epidemia di paura e odio che si sta sviluppando in America, una risposta alla paura che è stata istillata dal Governo. Ma desidero continuare a lavorare in Spagna, perché è qui che voglio fare il mio cinema". Nel frattempo sul suolo americano si sta già lavorando alla versione a stelle e strisce dello spagnolo The Orphanage, segno che da quelle parti, quanto a idee, non ce ne siano poi molte.

Influenze
J uan Antonio Barona: C'è un film in particolare che mi ha colpito e influenzato. Si tratta de Gli orrori del liceo femminile di Narciso Ibáñez Serrador, un regista uruguayano che ha diretto due sole opere cinematografiche (la seconda si intitola Ma come si può uccidere un bambino? ed è del 1976, Ndr). Io e Alejandro Amenábar, che conosco da molti anni, ne abbiamo parlato a lungo durante la lavorazione di The Orphanage, perché si tratta di un film che per narrativa e ambientazione era molto avanti per la sua epoca. Nella mia opera prima ci sono anche dei riferimenti a The Others di Amenábar ma l'idea di base me l'ha data Lo spirito dell'alveare, che parla di fantasmi in modo trasversale e la cui realizzazione per me è stata illuminante. Tra l'altro è grazie a questo film che Carlos Saura ha scelto Ana Torrent come protagonista di Cria Cuervos ed è il motivo per il quale ho fortemente voluto Geraldine Chaplin per il ruolo della medium: per creare un ponte con i film che vedevo da bambino e che mi ispiravano terrore.

La produzione di Guillermo Del Toro
J uan Antonio Barona: Io e Guillermo ci siamo conosciuti quindici anni fa. All'epoca ero un ragazzino che si fingeva giornalista per poter andare gratis ai festival di cinema fantasy. Guillermo presentava Cronos e io ebbi modo di intervistarlo. Credo fosse rimasto colpito dal mio aspetto e dalle mie domande perché quando ci siamo rivisti si ricordava perfettamente di me. In seguito mi sono iscritto a una scuola di cinema e ogni volta che dirigevo un corto o uno spot pubblicitario lo mandavo a lui in visione per renderlo partecipe del mio lavoro. Così quando gli ho detto che avrei esordito in lungo ha voluto contribuire il film, ma mai avrei pensato che lo avrebbe anche prodotto. Mi ritengo molto fortunato di aver conquistato la sua fiducia. Comunque Guillermo mi ha confidato che con The Orphanage voleva replicare l'esperienza de La spina del diavolo, che era stato prodotto da Pedro Almodóvar e lo aveva lanciato. E proprio come Pedro aveva fatto con lui, anche Guillermo mi ha dato ampio spazio e ho potuto fare il film che volevo con un budget tutto sommato ridotto. Se pensate che un film di medio budget in Spagna costa intorno ai 2 milioni e mezzo, io ne ho spesi quasi 3.

La scelta di Belen e dei tecnici
J uan Antonio Barona: Conoscevo Belen Rueda perché l'avevo vista in tv e in un corto diretto da un mio amico e poi ovviamente perché è la protagonista di Mare dentro. Volevo che ci fosse lei nel mio film perché, avendo lavorato con Amenábar, tutto coincideva. La decisione si è rivelata la più fortunata perché Belen mi ha aiutato tantissimo. Si è impegnata al 100% dando molto di più di quanto non mi sarei aspettato. Quanto ai tecnici, ho voluto circondarmi di persone - sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore e compositore - che fossero, come me, alla loro opera prima perché avevo già lavorato con loro e avevo fiducia nelle loro capacità, mi sentivo più a mio agio così. È stata una vera fortuna che la produzione me lo abbia permesso, perché in genere tendono ad affiancarti tecnici con grande esperienza per compensare il fatto che tu non ne abbia. Credo che il film non avrebbe avuto la stessa freschezza se non ci fossero stati loro con me. Invece, per quanto riguarda gli effetti speciali, avevo terminato il budget che mi avevano messo a disposizione. Poi mi sono ricordato che quando ero stato professore in una scuola di cinema c'era un alunno particolarmente brillante. Sono andato da lui e gli ho proposto di comprargli il miglior computer che desiderasse in cambio del lavoro e lui ha realizzato a titolo gratuito gli effetti speciali nella sua abitazione, dove vive con i genitori. In pratica The Orphanage è il risultato di un team con tanta voglia, illusione e speranza.

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