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Tutti i segreti digitali del nuovo James Bond

In Quantum of Solace tecnologia concreta per un uomo concreto.
di Gabriele Niola

Stavolta la tecnologia è simile a quella reale. Solo migliore
Daniel Craig (56 anni) 2 marzo 1968, Chester (Gran Bretagna) - Pesci. Interpreta James Bond nel film di Marc Forster Quantum of Solace.

venerdì 7 novembre 2008 - Making Of

Stavolta la tecnologia è simile a quella reale. Solo migliore
Non ci sono gadget nel mio film di James Bond, perchè ormai stanno nella nostra vita di tutti i giorni e non costituiscono più una novità per nessuno" quando ha detto queste cose ha mentito Marc Forster, il regista di Quantum Of Solace. I gadget ci sono (e come!) e, perfettamente in linea con la tradizione classica dei film di 007, si tratta di tecnologie quotidiane il cui utilizzo è portato alle estreme conseguenze (grazie agli effetti digitali) per le esigenze di un agente segreto.
Come molte delle cose che circondano James Bond infatti anche la tecnologia ha un'aura mitica, sempre funzionante, efficace e tempestiva ma anche totalmente sottomessa al suo volere, totalmente "impugnata" e "manovrata" dalla mano umana. Un'estensione dell'agente segreto, un prolungamento della sua abilità al pari dell'auto sportiva, altro elemento sempre presente nei film della serie.
In Quantum Of Solace possiamo ammirare un nostro possibile futuro tecnologico in impossibili telefoni cellulari, che sembrano prototipi dei più avanzati palmari, che comunicano con reti di comunicazione multidevice e multi piattaforma da sogno e schermi di tutte le fogge e dimensioni (compreso un touchscreen che somiglia al Surface messo in commercio da Microsoft).

L'internet di Quantum Of Solace arriva ovunque ma grazie agli effetti visivi
Il nuovo James Bond di Daniel Craig è tra i più concretamente violenti che si siano mai visti, un uomo che risolve le cose con metodi spicci senza disdegnare una buona dose di brutalità.
La tecnologia per lui dunque non è l'orpello curioso di cui Sean Connery si stupiva ad ogni spiegazione di Q o il sollazzo che faceva sogghignare Pierce Brosnan, nemmeno infine lo status symbol di cui faceva vanto Roger Moore. Il nuovo 007 usa la tecnologia senza sottolinearlo, senza spiegazioni e senza compiacimento.
È dotato di un telefono dalle dimensioni medie rispetto ai modelli reali ma provvisto di una fotocamera di una risoluzione ed uno zoom impressionanti e soprattutto di potenzialità di connettività a quella che si capisce essere una rete interna dei servizi segreti, che non hanno pari nel mondo reale. Tanto che si nota come le immagini sul piccolo schermetto siano frutto di elaborazioni in post produzione e non vere immagini del telefono, oggetto ad oggi incapace di produrre grafica a tale risoluzione e velocità.
Molto interessante è anche l'idea della rete interna dei servizi segreti: una internet privata dotata di una sua grafica in grado di essere visualizzata sui telefoni di Bond ma anche sui videowall negli uffici e sui televisori di casa di M con il medesimo layout (cosa molto moderna e realistica).
La cosa curiosa è che il suo funzionamento non si discosta molto da quello verso il quale sembra indirizzata anche internet, ovvero avere un software che presenta i contenuti che al suo interno contiene anche le applicazioni più disparate come la ricerca o il riconosciento facciale. In modo che tutto avvenga nella maniera più fluida possibile.

Gli effetti visivi digitali
Gadget a parte Quantum Of Solace ha la sua buona dose di effetti speciali tradizionali, dove per tradizionali si intende effetti speciali digitali ed effetti speciali "manuali".
A lavorarci infatti è Chris Corbould, che svolge questa mansione nei film di 007 fin da La spia che mi amava. Questo gli ha consentito di passare dall'era dei cavi che reggono le persone all'era dei cavi che collegano i computer portandosi appresso la voglia di lavorare concretamente sul set.
A parte alcuni ritocchi "classici" che ormai non mancano in nessuna produzione anche solo di medio budget, come vento, pioggia, neve e fumo digitali (cosa molto utile a sveltire le riprese), il compito del team di 80 persone capitanate da Corbould era di pianificare con attenzione le scene d'azione assieme al regista e agli stuntmen direttamente sul set per essere sicuro di poter avere poi un buon margine d'azione in post produzione che desse a tali scene il tocco di adrenalina in più.
Sono digitali infatti alcune delle esplosioni alla fine del film e sono sempre modificate al computer alcune immagini dell'inseguimento automobilistico iniziale in cui, per motivi di assicurazione, non poteva sempre esserci Daniel Craig alla guida.

Gli effetti visivi reali
La parte invece più "manuale" delle scene d'azione, che da sempre costituisce il segreto per la realizzazione di sequenze davvero impressionanti, si è concretizzata con esiti di qualità differenti in due punti in particolare.
La prima sequenza è quella dell'inseguimento tra motoscafi, nel quale non solo i motoscafi si devono tamponare e toccare continuamente, ma in cui soprattutto ad un certo punto uno deve compiere un salto.
"Avevamo un grosso cavo sotto l'acqua" ricorda lo stesso Corbould "che, quando il battello arriva ad un certo punto, permette di effettuare una svolta e così tirando il cavo il battello si ribalta".
Il segreto di quella scena infatti è che sott'acqua e sulle banchine in realtà c'erano molti strumenti e attrezzi per direzionare e condizionare i movimenti dei motoscafi.
L'altra grande sequenza d'azione dai risultati molto più scarsi è invece quella a bordo dell'aereo. Se infatti i momenti dentro la carlinga sono di grande effetto, grazie alla ricostruzione che è stata fatta dell'ambiente in uno studio di posa dove un sistema di pulegge la faceva ruotare in qualsiasi direzione come fosse davvero per aria, al contrario i momenti dove i protagonisti sono in aria lasciano proprio a desiderare.
Per dare l'illusione della caduta libera Daniel Craig e Olga Kuryenko si sono messi sopra una gigantesca ventola che con la sua potenza li teneva sospesi in aria spingendoli verso l'alto con la forza del vento. Dietro di loro il più classico dei blue screen da sostituire poi con lo sfondo.
Il guaio però è che l'effetto della trasparenza è pessimo a causa evidentemente di una cattiva post produzione che non è riuscita a bilanciare bene i colori dei soggetti reali con quelli degli sfondi aggiunti. Il risultato è uno stacco netto tra paesaggio e attori che snatura tutta l'immersione nella scena.

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